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martedì 18 gennaio 2011

L’India e l’incontro con l’Occidente. Vicende storiche, culti, racconti di viaggio, parte V.

Di nuovo in India con la quinta parte della tesi di Eleonora Luisi che sta continuando a delineare un'interessante panoramica del paese. Per la parte precedente cliccare qui!


1.14 L’indipendenza e la divisione dell’India

Nel 1945 in Inghilterra vince il partito laburista e questo determina un cambiamento nello scenario politico. Tuttavia gli inglesi non riescono a placare le divergenze tra i due maggiori partiti indiani. Il Partito del Congresso guidato da Nehru vuole creare un’India indipendente e unita, mentre la Lega Musulmana rivendica la nascita di uno stato musulmano indipendente.
Quando il tentativo inglese di conciliare le due parti in conflitto fallisce, la conseguenza è lo scoppio di una guerra civile.
Nel 1946 la Lega Musulmana provoca una strage di hindù e questo determina atti di rappresaglia nei confronti dei musulmani. A causa della gravità della situazione il governo britannico è costretto a concedere l’indipendenza.
Il nuovo Vicerè cerca di convincere le due parti a trovare un compromesso per l’unità del paese. Gandhi si oppone fin dall’inizio alla divisione del paese. La crescente violenza civile esplosa anticipa l’indipendenza indiana, che viene concessa il 15 agosto 1947.
Il problema della divisione del paese riguarda il tracciare la linea di demarcazione tra le regioni di fede musulmana e quelle di fede hindù.
Le regioni a maggioranza musulmana si trovano all’estremità opposta del paese e il Pakistan deve essere diviso in una parte occidentale e in una orientale. Questa situazione crea una forte instabilità e ci vogliono venticinque anni perché la parte est del Pakistan diventi l’odierno Bangladesh.
La città di Calcutta, nel Bengala, con la sua maggioranza hindù, dispone di un buon sistema portuale e di una fiorente industria dello iuta, viene divisa dalla parte est del Bengala a maggioranza musulmana, la nascita del nuovo confine determina la migrazione di un milione di bengalesi.
La regione dove esistono maggiori problemi è il Punjab, una delle zone più ricche del paese, dove sono presenti tre comunità separate: musulmani, sikh, hindù. I sikh hanno lottato per la formazione di uno stato indipendente, ma il confine che viene tracciato separa le due città principali Lahore e Amritsar. Nel Punjab si registrano numerose migrazioni di popolazione.
Numerosi hindù e sikh massacrano i musulmani che si dirigono a ovest, ma anche molti musulmani uccidono hindù e sikh che migrano verso est.


1.15 L’India indipendente


Il primo ministro dell’India indipendente è Nehru, che adotta una posizione politica di non allineamento, mantenendo relazioni amichevoli con l’Inghilterra e il Commonwealth e una disponibilità nei confronti dell’Unione Sovietica.
La sua apertura verso l’Unione Sovietica dipende dai conflitti con la Cina e dal sostegno che gli Stati Uniti forniscono al Pakistan. Negli anni sessanta e settanta l’India è stata protagonista di numerosi conflitti.
Nel Ladakh combatte contro la Cina e perde la sua influenza su vaste zone del territorio, dove anche oggi l’India rivendica la propria sovranità. Nel 1965 hanno inizio le guerre contro il Pakistan per il Kashmir e negli anni settanta per il Bangladesh.
Quando l’anno successivo muore Nehru al potere sale sua figlia Indhira Gandhi. A causa di una serie di disordini e di scontri interni, nel 1975 Indhira proclama la stato di emergenza e libera da ogni vincolo parlamentare si mette a lavoro per battere l’inflazione e rilanciare l’economia ed ottiene un brillante successo. Nello stesso periodo sono incarcerati gli oppositori politici e si registra un aumento della corruzione nel sistema giudiziario e la libertà di stampa subisce alcune restrizioni. Nonostante Indhira sia fiduciosa del consenso popolare perde le elezioni del 1977, che vedono vincitore il Janata People Party (JPP), fondato da un socialista gandhiano che muore dopo le elezioni. Il JPP ha vinto le elezioni, ma privo di un definito programma politico non è capace di affrontare le problematiche del paese e nelle elezioni del 1980 Indhira Gandhi torna al potere.


1.16 La continuità nel Partito del Congresso


Sono numerosi i problemi che Indhira deve affrontare una volta tornata al potere: i conflitti tra le differenti comunità, i duri scontri contro i dalit, l’aumento della corruzione della polizia e le insurrezioni scoppiate nel Punjab.
La maggioranza di questi problemi restano irrisolti quando Indhira nel 1984 viene uccisa da due guardie del corpo sikh, dopo aver deciso di inviare un esercito indiano per la liberazione del Golden Temple di Amritsar dai sikh.
Quando viene presa la decisione di irrompere nel tempio più sacro dei sikh, scoppiano numerose rivolte tra hindù e sikh. Anche alle elezione del 1984 il Partito del Congresso esce vincitore e Rajiv, il figlio di Indhira, diventa primo ministro. Non molto più tardi però il suo governo perde il consenso a causa dei numerosi fenomeni di corruzione che vedono coinvolto lo stesso Rajiv, che viene assassinato nel 1990 nel Tamil Nadu da un gruppo armato separatista dello Sri Lanka chiamato “Le Tigri di Liberazione della patria Tamil”.
Il suo successore è Narasimha Rao, che guida il Congresso alla vittoria. Nel 1992 si registra un rilancio dell’economia grazie alla decisione del ministro delle finanze di svalutare la rupia. Il mercato indiano viene aperto agli investimenti stranieri, le multinazionali sono interessate al numero crescente di professionisti e attratte dal basso costo della manodopera iniziano ad investire nel paese. Una delle più importanti è l’industria del software che anche oggi risulta una delle più sviluppate. Nel 1996 anche il governo di Rao coinvolto in una serie di scandali termina senza riuscire ad attenuare le tensioni presenti nel paese.


1.17 Il conflitto nel Kashmir


Prima dell’indipendenza la questione relativa al confine tra India e Pakistan è difficile perchè i principati amministrati dagli inglesi sono indipendenti.
Il Kashmir ha nel 1948 una maggioranza musulmana, ma è governato da un maharaja hindù . In quel periodo un esercito pakistano oltrepassa il confine con l’intenzione di annettere il Kashmir al Pakistan. L’esercito indiano riesce ad arrivare a Srinagar e impedisce l’occupazione della città, allora il Maharaja si schiera dalla parte indiana e il conflitto è inevitabile.
Nel 1948 viene indetto dal Consiglio delle Nazioni Unite un referendum riguardante il futuro del Kashmir. L’anno successivo è stabilito un cessate il fuoco e viene creata una linea di demarcazione per separare i due paesi rivali. Questa linea di demarcazione, detta linea di controllo, serve da frontiera anche se i due contendenti non la considerarono tale.
Lo stato indiano di Jammu e Kashmir comprende il Ladakh (dove si trovano musulmani e buddhisti), il Jammu (con netta maggioranza hindù), la Kashmir Valley (con notevole maggioranza musulmana); invece nella parte pakistana vivono tre milioni di persone nell’Azad Kashmir, detto anche “Kashmir libero”.
Lungo la linea di controllo sono numerose le incursioni mentre, a partire dal 1989, scoppia un conflitto nello stesso Kashmir.
Il Pakistan è accusato di sostenere i ribelli del Kashmir, mentre l’India è attaccata perché non riconosce il diritto all’autodeterminazione dei popoli del Kashmir.
Nel 1998 la situazione è ulteriormente peggiorata, quando il governo indiano guidato dal Janata Party ha fatto scoppiare nel Rajasthan test nucleari. La risposta del Pakistan è quella di iniziare esperimenti atomici. Sia l’India che il Pakistan in seguito a una serie di critiche internazionali cessano le loro sperimentazioni nucleari.
Dopo l’attacco terroristico al Parlamento indiano nel 2001, il paese ha accusato il Pakistan e ha rafforzato ulteriormente le misure difensive. Le scarse capacità del presidente pakistano Pervez Musharraf di controllare i fondamentalismi islamici, lasciano una certa incertezza sul futuro del Kashmir. Durante il 2004 le relazioni tra i due paesi sembrano essere migliorate: l’India decide di ritirare parte delle proprie truppe, il Pakistan di adottare una politica meno dura.
Nell’ottobre 2005 la parte indiana del Kashmir è stata colpita da un potente terremoto che ha causato centinaia di vittime. Nel novembre dello stesso anno è stata riaperta la frontiera con il Pakistan per consentire l’arrivo di aiuti umanitari alla popolazione locale.