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giovedì 3 settembre 2009

Damanhur: alcuni dettagli di vita comunitaria.

Di seguito l'intervista a Gufo Mandragora, dell'ufficio stampa della Federazione di Comunità di Damanhur su alcuni aspetti organizzativi dell'esperienza comunitaria piemontese.

Puoi darmi alcune delucidazioni riguardo i diversi livelli di cittadinanza a Damanhur. Ho letto che esistono cittadini di livello A, di livello B, di livello C e di livello D.

Ci sono livelli di cittadinanza differenti che, da un certo punto della storia di Damanhur in poi, abbiamo iniziato ad inserire. Perché, se all’inizio le persone coinvolte nel progetto Damanhur lo erano integralmente, in un secondo momento si sono avvicinate persone che non se la sentivano di coinvolgersi allo stesso livello. Di conseguenza, abbiamo iniziato a prevedere varie possibilità. Dunque, oggi si può diventare cittadini di Damanhur decidendo che questo è l’obiettivo prioritario della propria vita, coinvolgendo tutte le proprie energie, le proprie risorse; oppure, per i motivi più disparati, abbiamo lasciato la possibilità di fare queste scelta assumendosi impegni diversi, compresa l’opportunità di non vivere in comunità,di vivere in altre parti d’Italia e del mondo pur avendo un rapporto di cittadinanza.
Cittadinanza damanhuriana per noi significa essere vincolati dalla Costituzione damanhuriana: un insieme di principi, di regole cui tutti ci atteniamo. Anche quando io mi trovo al di fuori del territorio di Damanhur, rispetto i principi della Costituzione perché fanno parte del percorso che ho scelto. Ad esempio: non fumare, non abusare di alcolici, non usare sostanze stupefacenti, il rispetto per l’ambiente, sono regole che non applico solo quando sono a Damanhur ma sono entrate a far parte della mia vita. Dunque, nel momento in cui ho scelto la cittadinanza, ho scelto di vivere così e questo stile di vita vale per chi vive qui e per chi, pur essendo collegato a Damanhur, vive negli Stati Uniti o in Giappone o dove vuoi tu.
Ogni livello di cittadinanza ha impegni diversi e possibilità diverse per cui, ad esempio, i responsabili delle comunità vengono eletti dai cittadini di livello A; da quelli, cioè, che vivono materialmente nelle comunità. Non avrebbe senso che vegano eletti da altri.

Come è organizzata la vita dei cittadini di livello A che vivono e lavorano a Damanhur?


Per la legge italiana, tutto quello che è un rapporto lavorativo deve essere regolamentato per cui noi abbiamo diverse attività che funzionano come ditte individuali o cooperative o aziende di altro tipo. Esistono poi persone, all’interno di Damanhur, che svolgono lavori di servizio, non lavori di tipo produttivo. Per esempio, chi si occupa della nostra Scuola Famigliare, non ha un lavoro che produca reddito; è una scelta nostra avere persone che svolgono questo tipo di funzione. Per cui c’è un accordo, tra di noi, che questa persone vengano sostenute dagli altri, all’interno della propria Comunità, attraverso un sistema di solidarietà che coinvolge tutta la Federazione. Lo stesso vale per gli artisti: chi ha lavorato per i templi viene sostenuto da tutti, perchè a noi tutti interessa portare avanti quell’obiettivo. Mentre tutto quello che produce reddito, ovvero beni e servizi che vengono venduti all’esterno, quello è regolamentato dalla legge italiana.

Riguardo la messa in comune dei propri beni, so che è possibile, a Damanhur, scegliere se collettivizzare ciò che si ha oppure no. Me lo confermi?


Noi tutti siamo soci di una Cooperativa, proprietaria dei beni immobili che fanno parte di Damanhur. Se io, socia, decidessi di andare via mi verrebbe restituita una quota, non la casa fisica. Questo è un sistema per tutelare la comunità dalle scelte diverse degli individui. Poi, il fatto di mettere in comune beni che abbiamo a disposizione, proprietà da altre parti d’Italia o se avessimo un’eredità eccetera, questa è una scelta che ciascuno fa anche in base all’impegno che ha deciso di avere a Damanhur. Se io ho investito tutta la mia vita per Damanhur e decido che questo è il mio obiettivo prioritario, è chiaro che se ho qualcosa a disposizione la metto qua perchè so che andrà a contribuire a realizzare un progetto a cui io tengo. Al contrario, se ho problemi di salute o figli da mantenere all’esterno di Damanhur, posso regolarmi diversamente. Ognuno si confronta con Damanhur rispetto a quella che è la sua situazione specifica. In presenza di problemi di qualunque tipo, i Re Guida — coloro che sovrintendono a tutta Damanhur ― parleranno con la persona e vedranno insieme quale è la soluzione più adatta in quel caso, in quella situazione, in base alle emergenze che ci sono a livello collettivo ed alle esigenze individuali. Chiaro che c’è sempre da trovare un equilibrio tra l’individuo e l’insieme.

Dunque, da quello che ho capito, nessuno è proprietario di beni immobili; i damanhuriani sono soci di una cooperativa e, come tali, sono intestatari di alcune quote. Per quanto riguarda la messa in comune dei beni, è una scelta del tutto individuale e si riverbera a volte sul livello di cittadinanza a volte no, varia caso per caso.

Sì, diciamo che, come regola, chi ha il livello di cittadinanza A condivide tutto quello che ha, tuttavia c’è sempre un rispetto della persona per cui, effettivamente, può variare caso per caso, in base alla specifica situazione.

Per quanto riguarda la decisionalità so che Damanhur è decentrata in 44 comunità di 20 persone ciascuna…

Sono un po’ meno, ora, le comunità hanno più o meno 20-25 persone, il numero è sempre variabile, a volte le comunità si accorpano, a volte si suddividono. Saranno 25 circa in questo momento le Comunità. Prima erano di più perchè erano meno numerose. Ultimamente la tendenza, per gestire meglio territori più vasti, è di collegare due o più gruppi, formando delle Regioni, …perchè oltre alla casa abbiamo campi, boschi da curare per cui più siamo e meglio è. Le singole comunità hanno un buon margine di autonomia ed hanno, ciascuna, un Reggente. Questi è il responsabile, il coordinatore della comunità e viene eletto dalle persone che la abitano. Dura in carica un anno circa, con una verifica dopo i primi sei mesi. Questa persona è anche incaricata di mantenere le relazioni con altri Reggenti e con i Re Guida perchè tutto funzioni secondo una direzione comune.

I reggenti che requisiti debbono avere?

Anzitutto devono avere voglia di svolgere questo incarico, che è al servizio degli altri e senz’altro impegnativo. Di solito devono avere anche una capacità di relazionarsi con gli organismi di Damanhur. Non ci sono dei requisiti fissi. Possono anche essere persone che vivono a Damanhur da non molto tempo, è importante che abbiano la predisposizione, il desiderio…non ci sono delle regole precise.

A livello decisionale che ruolo hanno?


Esprimono un parere dopo aver consultato la propria comunità, dunque sono dei portavoce. Hanno anche la facoltà di prendere decisioni “veloci”. È tutto impostato secondo questa linea: ci sono delle decisioni che possiamo permetterci di discutere ed altre che vanno prese subito per cui scatta, per tutti noi, un meccanismo di delega e di fiducia nei confronti di chi abbiamo eletto: i Reggenti ed i Re-Guida. I Re-Guida solitamente, consultano la popolazione di Damanhur ma, se c’è una decisione veloce da prendere, hanno comunque la nostra fiducia, senza il bisogno di far passare tre mesi in attesa che esprimiamo tutti il nostro parere.

I membri della comunità in che modo incidono a livello decisionale?


Le singole comunità si incontrano, in genere, una sera a settimana per affrontare i temi di quella famiglia, di quel gruppo, dalle cose più pratiche alle cose teoriche. Quando i Re-Guida vogliono sentire il parere di tutti e portare grossi temi a tutti i damanhuriani viene indetta un’assemblea generale.

Il metodo del consenso non lo utilizzate?

C’è la fiducia, la delega e la fiducia perché, per noi, votare una persona significa averne fiducia, almeno in quel momento. Poi i nostri incarichi sono tutti a verifica, non durano in eterno per cui c’è un confronto che però avviene in un secondo momento. Perché, se le decisioni sono da prendere subito, ci vuole qualcuno che si assuma le responsabilità di prenderle. Per quanto, ripeto, a posteriori ognuno abbia il diritto di fare le sue contestazioni.

Che livelli di condivisione ci sono all’interno delle diverse comunità?

Condividiamo la casa, gli spazi comuni, gli oggetti all’interno della casa, le ristrutturazioni, il territorio. Il nucleo familiare (in genere 20-25 persone) mangia, generalmente, insieme, compatibilmente con orari e tempi di lavoro, scuola eccetera.. Si condivide anche l’educazione dei figli, tutti si confrontano sui figli che vivono in quella casa, mantenendo delle linee educative comuni. Questo vuol dire lavorare sui punti di forza ed i punti deboli di questo o quel bambino o ragazzo, di modo che possa dare il meglio di sè, nel tempo. Si condividono dunque gli spazi, l’economia della casa. Sulle automobili ci siamo confrontati a lungo. C’è stato un periodo in cui Damanhur era molto più piccola e si condividevano le auto ma c’erano, appena, 3 o 4 comunità ravvicinate tra loro. Oggi abbiamo una realtà molto sparpagliata, alcuni nuclei sono a 12-20 chilometri di distanza. Questo rende indispensabile l’uso dell’automobile, non siamo neanche in pianura, per cui non è possibile spostarsi in bicicletta. Passeremmo le giornate a pedalare…
Dunque, dopo esserci confrontati a lungo anche sull’eventualità di avere mezzi di spostamento comuni, pulmini o simili, fatti due conti abbiamo visto che, con il tipo di impostazione che ci siamo dati, per ora non è possibile fare diversamente da come stiamo facendo. Comunque siamo sempre in cerca di nuove possibilità. Molti di noi usano l’eco-diesel, ma non ci sono ancora meccanismi perfetti, possono essere investimenti che poi non pagano. Comunque continuiamo a sperimentare, a cercare soluzioni adatte anche a come siamo noi: il territorio in cui abitiamo, la vita che facciamo (ognuno di noi ha un lavoro diverso, orari diversi, eccetera). Per adesso abbiamo visto che è molto meglio ognuno sia responsabile, in toto, di un mezzo di trasporto, ma disponibile a condividerlo con altri che ne abbiano necessità. In questo siamo molto fluidi, non ci sono difficoltà. Alla fine, le nostre auto sono più efficienti. Quando erano di tutti non sempre avevi un’auto che funzionava.

Vuoi dirmi qualcosa in più sui Re-Guida?


I Re-Guida sono due persone che eleggiamo ogni 6mesi. Possono essere le stesse per più mandati e sono il massimo organismo elettivo di Damanhur. Sovrintendono a tutta la vita sociale, anche alle Comunità, sono coloro che incontrano tutte le settimane i Reggenti per raccogliere informazioni, sentire pareri, prendere decisioni in merito alla direzione di Damanhur. Sono persone che, ovviamente, debbono conoscere Damanhur a sufficienza. Di solito vengono elette persone cui viene riconosciuta da tutti la capacità di condurre una realtà così complessa. È un lavoro impegnativo per cui, in quel periodo, la persona incaricata vi si dedica integralmente. Mentre un reggente di una comunità continua anche a fare il suo lavoro, il Re-Guida è impegnato full time. Nella Costituzione c’è scritto che vengono eletti da tutti gli appartenenti alla Scuola di Meditazione ovvero da tutte le persone che seguono il percorso di Damanhur integralmente, con tutti i livelli di appartenenza previsti.

È previsto anche che vengano considerati ad un buon livello di saggezza? Può essere questa una discriminante?

Si tiene conto di tanti fattori: il carattere della persona, la capacità di reggere alle pressioni. Entra poi in gioco la capacità di riconoscere, ad altri, la qualità giusta, nel momento dell’elezione. Inoltre Damanhur attraversa fasi diverse per cui vengono, di volta in volta, elette persone con caratteristiche diverse anche sulla scia della sensibilità che abbiamo sviluppato nel tempo, sentendo un po’ che momento è. Non è sempre la stessa caratteristica ad essere richiesta.

Ti chiedevo perchè pensavo alle guide della comunità di Ananda; loro hanno il concetto di dharmocrazia, per cui le guide sono persone considerate particolarmente avanti nel percorso spirituale…

Qui è un incarico più sociale che spirituale. Chiaramente debbono avere un loro spessore spirituale perchè in Damanhur la parte sociale non è scissa da quella spirituale, però, in questo caso, il compito che si troveranno ad affrontare è più sul piano sociale e pratico che non su quello spirituale di cui si occupa, invece, il “corpo di meditazione”.
Ripercorrendo la storia, vediamo che Damanhur è nata come realtà spirituale prima che come realtà pratica. I fondatori, all’inizio, si incontravano con obiettivi di ricerca spirituale. Da lì hanno deciso di fondare la comunità. Il passo successivo è stato rendersi conto che senza un rinnovamento, senza la capacità di trasformarsi, questa comunità avrebbe avuto le gambe molto corte e quindi è nato quel meccanismo che noi abbiamo chiamato “il gioco della vita” che è, se vuoi, la capacità, attraverso nuove sperimentazioni, di aprire nuovi fronti, nuove possibilità, quindi: cambiare giocando. Per cui: i nomi degli animali, tutta l’onda artistica che ad un certo punto si è inserita a Damanhur ed ha creato rinnovamento, la capacità di non rimanere fissi. Il quarto passaggio, il quarto “corpo” ― noi li chiamiamo “corpi di Damanhur”, in analogia con i diversi corpi dell’individuo: fisico ed i diversi “corpi sottili” — è quello che noi chiamiamo “tecnarcato”, che è la capacità di lavorare su di sè per integrarsi pienamente in questo meccanismo, per cui, dopo aver creato le strutture, il punto torna all’individuo che deve trovare dentro tutto questo il proprio percorso di perfezionamento. Di qui la responsabilità di vivere queste realtà dentro di sè. Queste sono le 4 caratteristiche cui ogni cittadino di Damanhur si attiene. I Re-Guida si trovano a sovrintendere soprattutto l’aspetto pratico, sociale, organizzativo che è direttamente collegato a tutti gli altri, confrontandosi con i responsabili degli altri corpi, preposti a coordinare l’aspetto spirituale (meditazione), quello del gioco della vita e quello del tecnarcato.

Inutile dire che, sullo sfondo, il riferimento carismatico, spirituale resta sempre Falco


Per adesso è così, restando fermo che su alcune cose, se lo consultiamo, ci risponde, su altre ci dice: dovete capire voi come fare, quale è il modo giusto. Nel tempo capita sempre più spesso che ci rimandi alle nostre responsabilità. Infatti, essendo il nostro un percorso di crescita, non dobbiamo avere sempre qualcuno che ci dice cosa fare.
Ecco, mi viene in mente che in Damanhur un altro aspetto importante è legato al nostro lavoro sulla salute: l’utilizzo di una medicina sempre più olistica, andando a lavorare su ognuno in modo differente, tenendo conto della complessità di ogni essere, utilizzando il più possibile qualcosa di vicino all’essere umano, aprendoci ad un modo diverso di considerare il nostro corpo, la nostra struttura fisica. Dico questo perchè Damanhur è partita da lì, dal modo migliore di rapportarsi al corpo: un tempio per l’anima. Di lì è partito il discorso della pranoterapia o pranopratica, come si chiama ora, la selfica, tutte le discipline che si sono sviluppate con questo obiettivo: vivere il collegamento tra corpo e anima nel modo più integrato.
In chiusura vorrei dirti qualcosa sui Templi. Sono il cuore della nostra spiritualità e l’espressione pratica di un lavoro collettivo, dunque anche della capacità di lavorare assieme e di ottenere risultati che, a livello individuale, non sarebbe possibile ottenere. Dunque hanno un valore simbolico e, allo stesso tempo, pratico per tutti noi. Per capire cosa è realmente Damanhur, diventa utile visitare i Templi, entrando in contatto anche energeticamente con questo spazio. Dico energeticamente perchè credo che lì , al dì là dello spazio fisico, ci sia davvero una parte di noi, avendoci lavorato con entusiasmo e con un senso di sfida. È stata una sfida per tutti e credo che questo abbia riempito quell’ambiente e possa trasmettere alle persone la stessa voglia di realizzare i propri sogni. Questo è un aspetto che noi teniamo molto a comunicare agli altri. Non perchè diventino anche loro damanhuriani, non perchè facciano le stesse cose che abbiamo fatto noi, ma perchè la capacità di sognare si risvegli in tutti gli esseri umani, di sognare e credere ai propri sogni. È, credo, la cosa più importante. Da bambini siamo tutti capaci di sognare, crescendo viviamo spesso la disillusione, il disincanto. Invece quello che noi pensiamo è che i sogni possano realizzarsi, magari insieme, con altre persone, ma non ci sono limiti, si può realizzare qualunque cosa. Non ci sono limiti se non nella nostra testa.

Sono perfettamente d’accordo e difatti soffro del disfattismo da cui siamo circondati. Se non la pensassi così non mi occuperei di comunità, venderei mutande o scarpe…


Dunque, parlare di Damanhur senza parlare dei Templi credo sia parziale.
Fra l’altro i Templi dell’Umanità sono visitabili a più livelli da tutti, proprio perchè ciascuno trovi il suo contatto. Li abbiamo chiamati “Templi dell’umanità” appunto perché, nella nostra idea, sono dedicati a tutti gli esseri umani, potendo risvegliare in ognuno delle parti diverse.