Un breve report di Gabriele Mappa, studente di Scienze della Formazione a Bologna, volontario, in questi giorni, a Sarvodaya ed attivo in uno youth camp del movimento.
Gli youth camp sono un’attività organizzata dal Sarvodaya Shanti Scena Sansadaya.
Shanti Scena è un’attività distaccata, sia fisicamente che legalmente, dal Sarvodaya Movement, ma che allo stesso tempo ne è parte integrante. Questa unità, che ha anche il nome di Peace Brigate, è nata nel 1978 in risposta ai vari problemi che attraversavano lo Sri Lanka, primo tra tutti il sanguinoso conflitto etnico. Anche dopo il diluirsi della tensione, Shanti Scena Brigate ha continuato ad esistere ed a lavorare.
Il lavoro è incentrato sui giovani e le linee generali che muovono questa unità sono la non-violenza ( o Ahimsa ) e la risoluzione pratica dei conflitti e gli obiettivi possono essere così suddivisi:
• Promozione della pace, della cooperazione e dell’armonia di tutte le comunità in Sri Lanka attraverso lo sviluppo di attitudini e valori costruttivi;
• Migliorare lo stato di salute delle comunità rurali del Paese attraverso programmi educativi;
• Incoraggiare la protezione e il rispetto dell’ambiente;
• Promozione della risoluzione di problemi attraverso il training di risoluzione delle emergenze;
• Sviluppare le personalità dei giovani in modo che siano pronti per la loro futura posizione nella propria comunità e nella rete Sarvodaya in generale.
Per raggiungere questi obbiettivi lo staff di Shanti Scena ha una preparazione basata sulla filosofia della non-violenza, di leadership, di educazione alla salute, conservazione e sviluppo ambientale tramite conoscenze di energie alternative.
Svolgono quindi svariate attività che vanno dalla lezione sull’igiene al corso nutrizionista, dall’insegnamento di alcune tecniche agronomiche a lezioni di economia di base e micro-credito.
Un’attività molto importante sono, appunto, gli Youth Camp. Questi consistono in un incontro, della durata di tre giorni, di vari ragazzi e ragazze ( piu’ o meno un centinaio ) provenienti da diversi villaggi. La scelta dei villaggi è molto importante: si trovano sempre relativamente vicini tra loro ed hanno predominanze religiose diverse. Questo permette ai villaggi di avere vicini “ amici “ su cui contare in caso di bisogno e vi è inoltre un incontro-confronto tra i ragazzi con religioni diverse ( hindu, muslim, buddisti).
Il programma del campus è ben strutturato.
Il primo giorno vi è, nella mattinata, l’accoglienza dei ragazzi e delle varie rappresentanze (polizia, monaci buddisti o rappresentanti di altre religioni). Il pomeriggio passa tra una conferenza di presentazione e l’altra e l’intervento di importanti personalità del movimento.
Il secondo giorno iniziano le attività vere e proprie: i ragazzi vengono suddivisi in dieci gruppi misti ( ragazzi e ragazze di vari villaggi e si fanno alcuni giochi ice-break che consistono sia in giochi fisici in cui il gruppo si forma e si rinforza, sia in giochi che migliorino la conoscenza e la fiducia dei vari componenti all’interno del gruppo. Altro momento molto interessante è la presentazione. Difatti, essendo ragazzi provenienti da diversi villaggi, ma soprattutto di diverse religioni, vi è lo scoglio della lingua, in quanto alcuni parlano cingalese, la lingua nazionale, ma altri ( gli induisti soprattutto ) il tamil. Per rimuoverlo, i ragazzi vengono disposti a coppie uno di fronte all’altro e gli vengono lasciati una quindicina di minuti per presentarsi vicendevolmente, usando le poche parole che hanno in comune e sbizzarrendosi poi con disegni, sorrisi, occhiate, descrizioni mimiche delle parole…insomma trovando un linguaggio universale e impegnandosi uno a favore dell’altro per intendersi. La sessione sii chiude “ democraticamente’ con una canzone in tamil e una in cingalese. A questo punto si radunano un’altra volta tutti insieme, si compongono le file, si esegue l’alza bandiera e si canta l’inno nazionale srilankese.
Finito questo momento di ulteriore costruzione del gruppo viene aperto un piccolo dibattito sulla situazione odierna del Paese e sulle visioni future dei ragazzi: dibattito che sarà seguito da un momento artistico in cui vien richiesto di disegnare “lo Sri Lanka che vorresti tra dieci anni” ( nella successiva spiegazione dei disegni è venuto fuori uno Sri Lanka interreligioso, aperto al Mondo internazionale, economicamente fiorente, comunitario, senza frontiere linguistiche e, soprattutto, pacifico). Ultima attività della giornata: la costruzione della rete. Questo gioco consiste nel consegnare ad ogni gruppo 2-3 rotoli di filo: i ragazzi, disposti a cerchio, dovranno passarsi i gomitoli e costruire così una rete, come quella dei ragni. Costruita la rete un ragazzo o una ragazza, di solito il-la più gracilino-a viene fatto salire sulla rete e fatto saltare. Il significato di questo gioco è far capire che costruendo una rete tutti insieme, una rete solida, un grosso problema può essere risolto facilmente in virtù del supporto comunitario.
E anche il secondo giorno è finito ed il lavoro della formazione del senso comunitario è già a buon punto. Manca, tuttavia, la parte pratica: per questo il terzo giorno è dedicato al lavoro manuale. Tutti i ragazzi vengono impegnati in lavori che beneficino il villaggio ospitante: pulire le strade, eliminare le erbacce, ripulire i canali di scolo, riempire le buche nelle strade… e tutti lavorano insieme. Non vi sono attrezzi per tutti e questo è fatto perchè così si lavori a turno, diluendo la fatica.
La sera dell’ultimo giorno la si passa tutti insieme tra una canzone, un balletto o una rappresentazione teatrale.
La mattina dopo vi è un ultimo fugace incontro, giusto il tempo della consegna degli attestati di frequenza, un tè al volo e un nostalgico saluto tra amici.
Questo è quel che ho avuto modo di vivere in tre giorni di campo intensivo. Le persone che lo organizzano sono molto professionali e preparate. La sensazione che ne ho avuto è stata di un risultato tra i ragazzi molto positivo. Li ho visti difatti cambiare da una timidezza del primo giorno, ad un calore quasi esagerato dei due giorni seguenti. L’unica osservazione che ho da fare è che forse il ‘ militarismo” del componimento file, l’alza bandiere e l’inno nazionale potrebbe essere un po’ eccessivo, consapevole che, tuttavia, è comunque questione di punti di vista. Capisco, del resto, che il tutto “ faccia gruppo” e comunque parliamo di un Paese con una presenza militare ancoraggi molto sentita e presente. Nel momento lavorativo ho sentito veramente la sensazione di comunità; nessuno si è mai tirato indietro ad aiutare l’altro, ed appena si vedeva una smorfia di fatica o una goccia di sudore ognuno era pronto a mettersi in azione.
Chiunque volesse contattare Gabriele (belle ragazze in particolare; il ragazzo è momentaneamente single...) può utilizzare il seguente indirizzo e-mail gabriele.mappa@gmail.com