Ho già parzialmente presentato, in un paio di post (riportati a fondo pagina) il network comunitario di Sarvodaya, in Sri Lanka, con cui sto collaborando da oltre un mese.
Credo sia dunque giunto il momento di una presentazione più approfondita:
Sarvodaya Shramadana (dal sanscrito “fare dono dei propri sforzi per il risveglio di tutti”) è la più grande organizzazione di base in Sri Lanka; un grande movimento iniziato nel villaggio di Kanatholuwa, alla fine degli anni ‘50 e cresciuto in maniera esponenziale. Oggi, difatti, sono oltre 15000 i villaggi coinvolti nel suo network.
A Kanatholuwa venne organizzato dal Dott. A.T. Ariyaratne — docente in una scuola di Colombo e fondatore di Sarvodaya — un campo di lavoro con studenti ed insegnanti della stessa scuola, uno shramadana camp, utilizzando la modalità “ricreativa” del campeggio. Vennero approntate le basilari infrastrutture, venne portato soccorso medico e, soprattutto, vennero stimolati gli abitanti a comprendere che avevano un proprio potere di auto-organizzazione indipendente dal governo centrale, tendenzialmente latitante, allora, nelle aree rurali.
Nei successivi nove anni, il “programma formativo” sperimentato a Kanatholuwa si estese in centinaia di altri villaggi, acquisendo le fattezze di un vero e proprio movimento per lo sviluppo “dal basso”, con l’obiettivo di una radicale, non violenta trasformazione sociale.
Sul calare degli anni ’70 Sarvodaya, con il sostegno di organizzazioni partner nei paesi più ricchi, raggiunse quasi tutte le aree del paese, finanche alcune tra le più remote.
I metodi dell’organizzazione, i programmi per l’autosufficienza e di partecipazione comunitaria e l’approccio olistico divennero oggetto di interesse non solo per coloro che ne beneficiavano direttamente ma anche per i volontari ed i supporters.
Migliaia di giovani donne e uomini hanno imparato a motivare ed organizzare le persone nei loro villaggi per soddisfare i bisogni umani fondamentali, dall’approvvigionamento di acqua potabile ed energia elettrica alla realizzazione di abitazioni semplici e funzionali, dalla basilare assistenza sanitaria all’organizzazione delle fondamentali strutture di comunicazione (identificabili, sino ad un recente passato, con essenziali servizi postali, poi con il telefono e, oggi, con la possibilità di accedere ad Internet; a questo riguardo merita menzionare che Bill Gates ha fatto dono di 500 computers a Sarvodaya), dall’istruzione di base alla garanzia di poter soddisfare i più importanti bisogni di ordine culturale e spirituale (sono state, ad esempio, approntate in diversi villaggi coinvolti nel network, piccole biblioteche e non è stata trascurata la realizzazione di luoghi di culto, in particolare templi buddisti).
Durante i suoi primi trent’anni di vita Sarvodaya, facendo inizialmente affidamento solo sulle proprie forze, è diventata una delle più importanti organizzazioni di base in Asia e nel mondo.
Nel tempo ha dovuto affrontare anche momenti difficili, ad esempio all’inizio degli anni ‘90, quando è stata fatta oggetto di ostilità da parte del governo, subendo forme di violenza politica.
Negli ultimi anni Sarvodaya si è impegnata in operazioni di soccorso nelle aree settentrionali del paese, dilaniate dal conflitto etnico oltre a continuare a realizzare progetti di sviluppo, dal basso, nelle realtà rurali. In particolare ha focalizzato i suoi sforzi sullo sviluppo tecnologico (in un’ottica, nella misura del possibile, di eco-sostenibilità), sull’assistenza a bambini “a rischio” (oggi si prende cura di più di 1000 orfani e gestisce 4335 asili con circa 98000 “piccoli utenti”), ragazze-madri, anziani e disabili e sul rafforzamento del potere politico dal basso.
L’organizzazione è attualmente distribuita in 345 unità divisionali, 34 uffici distrettuali e 10 istituti specializzati in trainings per lo sviluppo. Coinvolge oltre 100000 giovani come “costruttori di pace” attraverso Shantisena (sua diretta emanazione) e, attraverso SEEDS (Sarvodaya Economical Enterprise Development Services), rappresenta la più importante esperienza di micro-credito nel paese, con un portafoglio di prestiti per oltre 1 milione di dollari. Il capitale totale di Sarvodaya supera, oggi, i 5 milioni di dollari, con 1500 dipendenti a tempo pieno. Considerando i numerosissimi volontari, possiamo parlare di circa 200000 persone impegnate nell’organizzazione, tante quanto quelle del settore delle piantagioni in Sri Lanka.
Sarvodaya, operativa da quasi 50 anni, si è sviluppata attorno ad un sistema coerente di principi filosofici ripresi dal buddismo e dal pensiero di Gandhi e del suo principale discepolo, Vinoba Bhave (1895-1982). Centrale la sua concezione del villaggio — ovvero della “comunità tradizionale” — come luogo di “autogoverno”, in onore al termine vedico, usato da Gandhi e Vinoba, Swaraj. Questo può essere tradotto con “autolimitazione” e, come accennato, “autogoverno”, «da ottenersi», scriveva Gandhi, «educando le masse al senso delle loro capacità di regolare e controllare il potere» .
Nella filosofia di Sarvodaya, come emerge chiaramente dalla sua storia, è dunque a partire dal villaggio, dalla comunità tradizionale — tendenzialmente autosufficiente ed ecosostenibile — che si debbono realizzare equilibrati principi di sviluppo. In virtù di questo, Sarvodaya non può non rappresentare una delle più importanti realtà del GEN (Global Ecovillage Network), in cui è attiva da anni anche con un proprio, importante Living and Learning Centre.
Il fondatore e leader carismatico dell’organizzazione, il Dottor A.T. Ariyaratne, i cui contributi teorici sono stati riconosciuti a livello internazionale, continua ad esserne alla guida, per quanto il lavoro quotidiano sia nelle mani di una nuova generazione, che possa garantire una più moderna modalità di gestione.
Con la drastica riduzione di finanziamenti esterni, dirottati oggi da grandi organismi internazionali e dalle più importanti Organizzazioni Non Governative verso paesi considerati più bisognosi (Tanzania, Nigeria, Bangladesh) sta avendo inizio una nuova fase per Sarvodaya, in cui l’autosufficienza economica debba essere, in vari modi, implementata. Parafrasando il sociologo Ronald Inglehart, l’organizzazione sta passando da una fase di soddisfazione di bisogni immediatamente materiali ad una di bisogni post-materialisti, in cui debba migliorare la qualità dei suoi servizi e delle sue pubbliche relazioni a livello internazionale (si sta, ad esempio, sviluppando una sua branca legata all’ecoturismo ed a sempre nuovi e meglio organizzati shramadana camps come opportunità di vacanze-lavoro) e sia capace, con i prodotti genuini, talora biologici (caratteristica, quest’ultima, che va senz’altro potenziata), dei suoi innumerevoli villaggi, di cavalcare agevolmente la tigre del mercato.
International Division-Sarvodaya Headquarters
98, Rawathawatte Road, Moratuwa, Sri Lanka.
Tel +94112655419
E mail sarvishva@itmin.net
Web site www.sarvodaya.org
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A chi legge l'inglesse segnalo, infine, il blog Sarvodaya Shramadana, creato da me e, naturalmente, gemellato con questo blog e con il sito, bilingue, viverealtrimenti.com