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domenica 19 dicembre 2010

L’India e l’incontro con l’Occidente. Vicende storiche, culti, racconti di viaggio, parte II

Riprendiamo, oggi, con la tesi di Eleonora Luisi, utilissima per il nostro blog-magazine (per leggere la prima parte, cliccare qui).

L’ India e la sua storia

1.1 Le origini

L’India è un paese che nel corso della sua storia ha visto succedersi importanti civiltà e frequenti invasioni e questo ha contribuito a creare una nazione eterogenea .
Il subcontinente indiano è il paese più popoloso al mondo dopo la Cina, secondo un censimento del 2001 la popolazione indiana è aumentata del 21,34 % rispetto al decennio precedente. Lo sviluppo demografico risale al secondo dopoguerra, quando a causa di numerose campagne sanitarie viene diminuita notevolmente la mortalità e aumenta la durata media della vita.
La maggior parte della popolazione attuale risulta colpita da povertà e denutrizione, soprattutto la mortalità infantile resta ancora oggi molto alta, con punte massime nel Tamil Nadu.
In India esiste una grande varietà di razze che provengono da due gruppi principali: i Dravida e gli Ari . I primi sono individui bassi di pelle scura, i secondi sono alti con i capelli chiari e il naso diritto. In passato si pensava che la civiltà indiana fosse nata con l’invasione degli Ari, ma oggi sappiamo grazie a ritrovamenti di rovine nella valle dell’Indo, che popoli di razza dravida avevano creato una sviluppata civiltà nel bacino dell’Indo.


1.2 La civiltà della valle dell’Indo


Nell’antichità la valle dell’Indo è popolata da tribù nomadi che si dedicano a coltivare la terra e all’allevamento di animali domestici: è soltanto circa nel 2500 a.C. che si sviluppa una cultura urbana e nasce la civiltà di Harappa con le sue città più importanti: Mohenjodaro e Harappa. Queste ultime sono costruite secondo un piano regolatore, dispongono di un buon sistema di fognature, ampie strade, grandi terme. La gente si veste prevalentemente in cotone e usa vasellame di terracotta. Questi popoli non presentano una evoluta organizzazione militare, al riguardo non sono state ritrovate armi da difesa. Queste civiltà risultano statiche, non sono stati riscontrati dei cambiamenti rilevanti. Intorno alla metà del III millennio a.C. questa regione intrattiene rapporti commerciali con la Mesopotamia e vengono create statue in bronzo, terracotta, argilla. Da questi ritrovamenti è stata supposta che già nella cultura di Harappa esistesse il culto della dea Madre, (identificata nella dea Kali), e di una divinità maschile con tre volti (Shiva), che poi verranno in seguito assimilate dall’Induismo. La fine della civiltà di Harappa risale circa al II millennio a.C., molti storici ritengono che la sua scomparsa sia collegata o a un’inondazione o alle scarse piogge che determinano una paralisi nell’agricoltura.
Nonostante queste posizioni la teoria più accreditata sulla caduta di questa civiltà è quella che ritiene che sia stata provocata da un’invasione degli Arii. Nel 1500 a.C. le tribù ariane penetrano nell’India nord-occidentale, ma nonostante la loro superiorità bellica sono ostacolati dai popoli che difendono i loro territori, soltanto più tardi riescono a stabilire il controllo sull’India settentrionale e questo fatto causa la fuga delle popolazioni locali, i dravidi, verso sud.
A questo periodo di transizione, che coincide all’incirca al 1500-1200 a.C., risalgono i testi sacri dei Veda e inoltre si sviluppa anche il sistema delle caste . Molte tribù indiane, che si sono stabilite intorno al VII sec. nella pianura del Gange, creano 16 regni principali che poi sono accorpati in quattro stati, fra questi la dinastia di Nanda nel 364 a.C. acquista il potere su gran parte del Nord. Due grandi invasioni in questo periodo travolgono l’India: l’invasione persiana di re Dario, che riesce a conquistare il Punjab e il Sindh, poi nel 326 a.C Alessandro Magno arriva nella valle dell’Indo, ma deve rinunciare alla sua impresa e ritornare in Grecia a causa dell’ostilità delle sue truppe. In questo periodo intorno al 500 a.C. nascono anche le due maggiori religioni indiane : il buddhismo e il giainismo che sono contrarie al sistema delle caste.


1.3 Le caste


La staticità della società indiana è caratterizzata dal sistema delle caste. Un individuo che vive una vita onesta, seguendo l’insegnamento del proprio dharma (dovere morale), ha la possibilità di migliorare la sua condizione rinascendo in una casta superiore.
La società Indo-ariana è divisa in quattro ordini (varna) a seconda del colore della pelle : i brahmani (sacerdoti), kshatriya (guerrieri), vaishya (mercanti) e i shudra (braccianti). Le caste a loro volta sono divise in gruppi o comunità detti jati. Al di sotto delle quattro caste principali troviamo i dalit (intoccabili), che compiono i lavori più umili: fino a metà dell’Ottocento non possono toccare i brahmani o attingere l’acqua dai pozzi comuni per timore di contaminazione.
È soltanto grazie alle lotte di Gandhi, che li definisce “creature di Dio”, e con l’approvazione della legge di abolizione dell’intoccabilità nel 1955 che vengono integrati con il resto della popolazione.
Il termine “pariah” (intoccabile) proviene da un gruppo di dalit del Tamil. Sono state numerose in passato le conversioni a un’altra religione come il buddhismo da parte di molti dalit per cercare di migliorare la loro condizione. La divisione in caste di solito segue la gradazione del colore della pelle: più questa è chiara più le caste sono alte.
La costituzione indiana proibisce le discriminazioni nei confronti dei paria proclamando l’uguaglianza dei cittadini e viene riservato il 27% dei posti dell’impiego statale e accesso agli studi superiori per i ceti più deboli. Sono state numerose le opposizioni soprattutto da parte dei ceti più elevati, mentre la divisione nelle quattro categorie è rimasta molto radicata nella mentalità indiana, sopratutto nelle zone rurali dove predomina il villaggio indiano.


1.4 Il villaggio indiano

Il villaggio è caratterizzato dalla divisione in vari settori abitati da una casta differente, questo per eliminare il pericolo di conflitti. Non abbiamo testimonianze del suo aspetto per esempio ai tempi di Asoka, perché viene costruito con legno e fango che con il tempo si deteriorarono, ma nonostante ciò esso è rimasto immutato fino all’arrivo degli Inglesi.
Prima del colonialismo, il villaggio viene governato da un consiglio degli anziani chiamato Panchayat, che si occupa di compiti amministrativi, la tutela della giustizia e degli interessi comuni. Le caste superiori detengono il potere e concedono le terre da coltivare agli appartenenti la comunità, mentre le caste inferiori devono aderire alla volontà delle caste superiori e mantenere l’ordine all’interno della propria casta.
Il villaggio è un organismo autosufficiente fino all’arrivo degli Inglesi, nel quale si svolgono attività agricole, artigianali; la comunità è economicamente autosufficiente al di sopra di essa vi è lo Stato, che ha il compito di dedicarsi a lavori di utilità generale.


1.5 Gli imperi dell’India : i Maurya e l’imperatore Ashoka


Chandragupta Maurya può essere considerato il fondatore del primo impero indiano.
Nel 321 a.C. sale al potere sconfiggendo la dinastia dei Nanda ed estende la sua influenza fino alla valle dell’Indo e in seguito su tutta l’India del Nord .
I Maurya riescono a mantenere il loro dominio grazie a un efficiente apparato amministrativo, il governo locale è strutturato su diversi livelli e il sistema sociale è basato sulla divisione in caste. Il sovrano detiene un potere assoluto ed è considerato un dio, alle cui dipendenze ha un esercito e una polizia segreta. Il più importante imperatore Maurya è Asoka, che conquista i territori che oggi corrispondono all’Afghanistan e Pakistan e regna dal 273 al 232 a.C. A causa degli orrori prodotti dalle sue guerre di conquista, l’imperatore ha una crisi di coscienza e decide di ispirare la sua vita agli insegnamenti del buddhismo, diventa un sostenitore della non–violenza o ahimsa e fa scolpire sulla roccia numerosi editti che si ispirano a questi principi.
Sotto il regno di Asoka il buddhismo conosce una notevole espansione, nel 262 a.C viene dichiarata religione di stato e a testimonianza di questo periodo buddhista restano ancora oggi segni visibili a Sarnath, sobborgo vicino a Benares, nel quale il Buddha pronuncia il suo primo sermone, a Sanchi dove si trovano diversi stupa. Inoltre invia missioni buddhiste all’estero e nello Sri Lanka dove ancora oggi viene venerato.
Il vessillo di Asoka, costituito da quattro leoni seduti schiena contro schiena in cima a un abaco decorato con un fregio sul quale è stato scritto “la verità sola trionfa”, che sormonta molte colonne, è diventato il sigillo di stato dell’India di oggi.
L’ultimo imperatore Maurya viene ucciso nel 185 a.C. dal comandante delle sue truppe e nessuno riesce a mantenere l’unità dell’impero che si disgrega. Si seguono degli imperi che non riescono a eguagliare la dinastia dei Maurya neppure i Kushana, una popolazione di razza turco-mongola che crea un impero che si estende dal Turkestan cinese fino all’India settentrionale.
I kushana raggiungono il massimo della loro potenza tra il 120 e il 160 d.C e hanno esteso le rotte commerciali fra la Cina e l’Impero Romano, adottano i costumi locali e la religione buddhista. Il loro impero crolla sotto l’invasione dei Sasanidi, una dinastia che regna in Persia nel III sec. d.C.


1.6 L’età d’oro dei Gupta


Il fondatore della dinastia dei Gupta si chiama Chandragupta e grazie al suo matrimonio con la figlia del capo di una potente tribù del Nord riesce ad ottenere l’appoggio dei Lichhhavi, un popolo guerriero con l’aiuto del quale ha inizio la creazione di un vasto impero .
Le caratteristiche dell’Impero dei Gupta sono la centralizzazione e la presenza di un apparato burocratico; lo Stato promuove la coltivazione privata della terra con un sistema delle tasse meno gravoso rispetto ai Maurya.
Questo determina l’espansione dei villaggi agricoli autosufficienti e il declino del commercio: l’impero è incentrato sull’economia del villaggio. Sotto i Gupta il buddhismo perde la sua influenza, mentre l’Induismo conosce un periodo di diffusione e diviene la religione predominante. In questa epoca si sviluppano le arti, la poesia e la letteratura. Numerose sono anche le rivoluzioni in campo medico, come l’introduzione dell’uso del bisturi; in astronomia si iniziano i calcoli per la misurazione del diametro terreste; in campo economico l’economia del baratto è sostituita da quella monetaria. L’Impero Gupta cade all’inizio del VI sec. sotto l’invasione degli Unni. In seguito l’India viene divisa in numerosi regni indipendenti.