Dalla Tailandia torniamo, con questo post in Italia, in un'Italia che ha deciso di vivere altrimenti. Quanto segue e' stato scritto su richiesta della redazione di LUMEN Magazine, il periodico bimestrale della Libera Universita' di Medicina Naturale . Questa si trova a San Pietro in Cerro (PC) ed e' un'oasi comunitaria dove si fa ricerca e pratica per una conoscenza dell'identita' individuale ed una crescita integrale che abbiano come esito il raggiungimento di un 'stato di salute naturale". Ho fatto conto che i lettori poco o nulla sapessero delle comunita' intenzionali e degli ecovillaggi, cercando di offrire una panoramica generale.
Il sociologo tedesco Ferdinand Tönnies pubblico’, nel 1887, il testo Comunita’ e societa’ in cui teorizzava che la complessificazione del sistema sociale, l’affermazione della citta’ sulla campagna, stavano portando una diffusa e preoccupante perdita del senso di comunita’.
Che dire oggi, ad oltre un secolo di distanza? Catastrofismi a parte che, probabilmente, Tönnies tutti i torti non li aveva. Lo dimostra la crescente domanda di comunita’, molto spesso di pari passo con la crescente domanda di natura. Entrambe per coltivare la speranza di superare quel misterioso senso di alienazione interiore, dell’essere stati espropriati di qualcosa che ci apparteneva nel profondo. All’aumentare del desiderio, dell’intenzione di vivere in comunita’ corrisponde, naturalmente, il diffondersi e rafforzarsi delle cosiddette comunita’ intenzionali.
Cosa e’ una comunita’ intenzionale
E’ un gruppo di persone piu’ o meno coinvolte in uno stesso percorso esistenziale, “spirituale”, politico che hanno maturato l’intenzione di condividere, a diversi livelli, spazi (in citta’ ma, il piu’ delle volte, in campagna), beni di vario genere e denaro.
Esistono comunita’ intenzionali, in cui predomina l’elemento comunitario, dove non viene riconosciuto quasi nessun tipo di proprietà privata e dunque terreni, beni mobili ed immobili e gli stessi salari individuali appartengono al gruppo. Altre, di matrice maggiormente individualista, in cui proprietà privata e proprietà collettiva svolgono funzioni diverse e complementari.
Le comunita’ intenzionali possono coinvolgere poche unita’, poche decine o poche centinaia di persone. Quando si raggiungono le diverse centinaia o le migliaia, e’ piu’ opportuno parlare di federazioni di comunita’. E’ il caso, ad esempio, della famosa citta’ sostenibile’ Auroville, nell’India del sud, che arriva ad avere quasi duemila abitanti ma e’ poi organizzata in diverse, piu’ piccole, comunita’ o della Federazione di Comunita’ di Damanhur, in Piemonte. In questo modo la “dimensione a misura d’uomo” e’ sempre garantita, dando la possibilita’ di recuperare quel senso di comunita’ la cui perdita, nella disumana societa’, preoccupava tanto Tönnies.
Cos’e’ un ecovillaggio
E’ una comunita’ intenzionale eco-sostenibile, in grado cioe’ di soddisfare i bisogni dei propri membri migliorando, nello stesso tempo, le prospettive per le generazioni future. Idealmente dovrebbe essere un insediamento tendenzialmente autosufficiente dal punto di vista alimentare. I membri dovrebbero essere in grado di coltivare con i criteri della permacultura e dell’agricoltura biologica ed eventualmente di allevare alcuni animali in maniera il piu’ possibile naturale. In un ecovillaggio si dovrebbe costruire con materiali locali, naturali e non tossici (argilla, legno, pietre, paglia ecc…), salvaguardando l’ambiente anche attraverso il cosiddetto recupero del selvatico ed utilizzare sistemi di energia integrati e rinnovabili. Si dovrebbe valorizzare l’ecologia “della persona”, ragion per cui la meditazione, le tecniche di rilassamento, le terapie alternative e diverse forme di creativita’ dovrebbero avere una “cittadinanza onoraria”. Il sistema decisionale dovrebbe essere “compiutamente democratico”, dando modo a tutti i membri di risolvere i propri conflitti e dividersi i compiti stabilendo insieme un, piu’ o meno formalizzato, sistema di regole.
A quest’ultimo riguardo credo meriti accennare che molte realtà comunitarie utilizzano il metodo del consenso, giungendo a prendere una determinata decisione nel momento in cui, dopo un attento lavoro di mediazione, e’ veramente condivisa da tutti i membri.
In un ecovillaggio, infine, si dovrebbe privilegiare un tipo di economia sostenibile, in cui il denaro circoli in un ambito il piu’ possibile locale, evitando gli sprechi della grande distribuzione.
Comunita’ intenzionali ed ecovillaggi in Italia
Il nostro paese ospita un congruo numero di esperienze comunitarie, rientrando grossomodo nella media europea.
Al momento possiamo considerare una trentina di realta’, buona parte delle quali confederate nella RIVE -Rete Italiana Villaggi Ecologici- ed ubicate soprattutto nel centro-nord. Hanno diversi principi ispiratori e diversi livelli di radicalita’. Di seguito riportero’ tre esperienze comunitarie “paradigmatiche” per poi presentarne, rapidamente, qualcun'altra.
La Confederazione dei Villaggi Elfici
E’ questa la prima realtà comunitaria che ho incontrato, alla fine degli anni ’90. La Confederazione dei Villaggi Elfici riunisce diverse esperienze comunitarie sull’appennino tosco-emiliano, in provincia di Pistoia. Gli stabili in cui si sono insediati i comunitari sono di antichi borghi abbandonati o vecchi casali autonomi. In molti casi sono stati ribattezzati con nomi fantasiosi (ad esempio Gran Burrone, nome di tolkieniana memoria, conferito al primo borgo che hanno ri-abitato, tra boschi di castagno, a partire dal 1980).
Gli elfi sono oltre duecento persone (tra le quali si contano circa 60 bambini). Vivono una vita rustica, quasi selvatica, riducendo al minimo l’utilizzo di tecnologie, producendo la maggior parte del proprio cibo in autonomia, avendo un’economia interna che si avvale principalmente dello scambio e del dono ed educando e scolarizzando i propri bambini, nella misura del possibile, nell’ambito dei loro stessi villaggi. La loro esperienza comunitaria, in cui non esistono capi ma una singolare forma di democrazia diretta, e’ senz’altro sostenibile, dunque le comunita’ della confederazione possono essere qualificate come ecovillaggi (piuttosto ruspanti, direi).
La Comune di Bagnaia
“La Comune di Bagnaia [nella splendida Montagnola Senese] nasce nel 1979, con l’idea di sperimentare nel quotidiano la condivisione delle risorse umane ed economiche”. Al momento vi risiedono stabilmente una ventina di persone che si riuniscono una volta a settimana utilizzando il metodo del consenso. Ciascuno di essi decide se lavorare all’interno della comune (che ha una propria cooperativa agricola) o all’esterno ed ha diritto ad una camera. Gli altri spazi sono collettivi, come lo sono tutti i beni mobili ed immobili ed i salari (ad eccezione di una quota individuale a titolo di “fondo personale”).
La Cooperativa La Comune di Bagnaia dispone di 30 ettari di terreno coltivato, in maniera biologica, a olivi, vigneto, cereali, orto e foraggi. Vengono anche allevati diversi animali ed e’ dunque garantita una quasi integrale autosufficienza alimentare.
Ogni membro e’ partecipe della vita domestica ed e’ dunque impegnato, a turno, nella preparazione dei pasti comuni e nelle pulizie. Viene anche condivisa l’educazione dei figli cui, pero’, viene fatta frequentare la scuola pubblica.
I membri di Bagnaia ritengono di avere i requisiti perche’ la loro realta’ sia definita un ecovillaggio ma preferiscono considerarsi una comune.
La Federazione di Comunita’ di Damanhur
Il sociologo Bill Metcalf, corrispondente internazionale della rivista Communities Magazine e presidente dell’International Communities Association, scrive che Damanhur e’ oggi una delle comunita’ piu’ interessanti del mondo e che puo’ ispirare lo sviluppo di altre comunita’ intenzionali.
Nella Federazione vivono circa 600 membri -distribuiti in 44 nuclei comunitari- molti dei quali impegnati nelle oltre 60 attivita’ economiche e di servizio.
“La maggior parte sono cooperative, riunite in un consorzio, che garantisce con il suo marchio la qualità dei loro prodotti, realizzati seguendo principi etici ed ecologici. Le attività damanhuriane spaziano in molti settori: laboratori d’arte -lavorazione del vetro, mosaico, pittura, scultura, restauro-, ristorazione ed agriturismo, informatica, editoria, ricerca terapeutica, bio-architettura e bio-edilizia”.
L’agricoltura e l’allevamento vengono praticati su circa 80 ettari di terreno, seguendo criteri rigorosamente biologici e copre circa il 50% del fabbisogno alimentare dei damanhuriani.
Tutti i prodotti in vendita nei negozi damanhuriani vengono controllati dal laboratorio d’analisi interno per scongiurare la presenza di OGM.
Damanhur e’ molto impegnata sul fronte del conseguimento dell’autosufficienza energetica (la Federazione ha il primato italiano per le dimensioni dell’impiantistica fotovoltaica) e nell’ambito della bio-edilizia.
A quest’ultimo riguardo credo meriti segnalare che uno dei suoi edifici-nuclei abitativi, considerato all’altezza dei migliori parametri di sostenibilita’, e’ stato premiato con una bandiera verde dalla FEE (Foundation For Environmental Education), nell’ambito del programma di educazione ambientale Green Home (vedere il post Ecosostenibilita’ premiata a Damanhur).
Oggi Damanhur si definisce un’eco-società: una federazione di comunità ed ecovillaggi con una propria struttura sociale e politica in continua evoluzione.
Altre esperienze comunitarie in Italia
A fronte di questi tre “modelli” esistono, come accennato, molte altre esperienze comunitarie nel nostro paese. Purtroppo non c’e’ lo spazio per menzionarle tutte pur potendo fornire diversi riferimenti di approfondimento.
In chiusura credo meriti segnalare rapidamente l’ecovillaggio di Torri Superiore, un piccolo borgo coeso ed arroccato a pochi chilometri da Ventimiglia che ha ospitato, per tre anni, l’ufficio europeo della rete internazionale degli ecovillaggi -il GEN (Global Ecovillage Network)- e la comunita’ Il Forteto, con oltre 100 membri, una cooperativa agricola che fattura circa 15 milioni di euro l’anno ed una fondazione particolarmente impegnata sui temi dell’affido e della scuola.
Grande merito dei membri del Forteto e’ l’essere riusciti “ad alchemizzare in una sapiente osmosi un sano spirito imprenditoriale con i migliori principi del vivere comunitario”: probabilmente la formula ideale, in un caleidoscopio di applicazioni, per le comunita’ di domani.
Per approfondire
Manuel Olivares, Comuni, comunita’ ed ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo, Malatempora/AAM Terranuova, Roma, 2007.
In vendita sul mio sito viverealtrimenti.com dove e' anche possibile trovare la presentazione (e la segnalazione di diversi riferimenti su internet) di molte comunita' intenzionali ed ecovillaggi italiani ed esteri.