Un breve resoconto di un soggiorno ad Auroville — la “città nella giungla”, nel sud dell’India, ispirata agli insegnamenti di Sri Aurobindo e de La Mère — dopo circa tre anni di assenza. I progressi ed alcune, riscontrate, “lacune”.
Il ritorno ad Auroville, a marzo di quest’anno, mi ha, in principio, sorpreso positivamente. Uno dei suoi problemi “storici” era un iniziale spaesamento, tanto che, scriveva Mimmo Tringale su AAM Terranuova nel maggio 2003, “punto d’orientamento insostituibile [era] il Matrimandir (letteralmente Tempio della Madre), la grande cupola rivestita di dischi dorati, cuore […] urbanistico […] [e] spirituale [della città]”.
Oggi è invece possibile muoversi abbastanza facilmente, in virtù di una cartellonistica che qualche aurovilliano considera antiestetica ma che personalmente ho trovato utile e pertinente.
Un altro problema, ricordo, era la totale assenza di illuminazione delle strade. Questo, unito al fatto che i motorini che affittano non hanno fanali affidabili, poteva essere causa di pericoli. Oggi, almeno le strade principali, sono illuminate con lampioni ad energia solare (letteralmente solar street lights). Mi ha, inoltre, ancora entusiasmato la biblioteca aurovilliana, con migliaia di testi scientifici, di saggistica e letteratura in 8 lingue diverse ed il piccolo ma confortevole cinema. Mi ha infine fatto piacere ritrovare alcune vecchie conoscenze ed amicizie tra cui Luigi Zanzi, aurovilliano da quasi 30 anni ed attivissimo in diversi progetti della città, con cui avevo avuto splendidi colloqui nel corso del mio precedente soggiorno, preziosi per presentare Auroville sul mio Comuni, comunità, ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo.
La “fioritura” del Matrimandir
Sulla terrazza della sua bella casa, nella comunità di Transformation (la città è decentrata in diverse comunità), quasi integralmente ricoperta di rampicanti ubertosi, abbiamo avuto modo, con Luigi, di riannodare le fila dei nostri precedenti incontri.
“Cosa e’ cambiato, da tre anni a questa parte, ad Auroville?”, gli chiedo.
“Il cambiamento più importante”, mi risponde, “è interiore e nel modus pensandi collettivo che si è creato ed è dovuto anche ad un cambiamento esteriore dato dall’aver finito il Matrimandir: un’energia particolare che ci unifica e ci avvicina all’essenza del progetto dando quella certezza che nulla è impossibile. Il Matrimandir ha avuto moltissime impossibilità tecniche, umane, finanziarie e tuttavia si è fatto ed oggi è un esempio concreto della partecipazione della grande famiglia di Auroville”.
Il Matrimandir ha richiesto oltre trent’anni di fatiche ma è un capolavoro di architettura post-moderna, realizzato con materiali nobili: marmo ed oro. Ha forma sferica, ricorda una gigantesca palla da golf e, nel punto più alto, offre la “camera interiore” dove è possibile sedere da “entronauti”, sondando i recessi della propria coscienza, quasi carezzati dalla luce morbida ed un po’ soffusa irradiata dal globo di cristallo puro più grande del mondo, al centro dell’ambiente.
Il lago ed i giardini
“Concretamente in 3 anni e’ cambiato anche il ritmo di sviluppo”, continua a dirmi Luigi. “Si e’ sentito che e’ finita l’anima e bisogna costruire il corpo, la città vera e propria, quella che negli intenti de La Mère avrebbe dovuto arrivare presto a contare 50000 abitanti mentre oggi siamo appena 2000. Come costruirla su basi sostenibili e dando vita ad uno sviluppo urbano a misura d’uomo? Negli ultimi anni sono arrivati aiuti sia da donatori privati sia dal governo indiano e questo ha permesso di mettere in moto un processo di costruzione di case di cui abbiamo molto bisogno e permette anche l’inizio timido ma deciso delle infrastrutture. Comincia anche il primo test di un lago artificiale, intorno al Matrimandir (che si trovera’ su di un’isola ovale). Questo non sarà solo un lago decorativo ma dovrà procurare l’acqua per l’intera città. E’ dunque anche una sfida ecologica perchè in genere non si mette un lago al centro della città per poi berne l’acqua, quindi vuol dire che deve essere studiato in un modo ecologico perfetto e la città tutt’intorno deve essere pulita e molto cosciente nell’uso delle energie rinnovabili. Abbiamo già esempi di raccolta di acqua dai tetti che poi, attraverso un processo di filtro, viene bevuta al ristorante”.
Sulla futura isola ovale si sta anche lavorando alla realizzazione di dodici giardini. Al momento gli aurovilliani si stanno focalizzando sui primi tre, per i quali hanno scelto i nomi di “coscienza”, “esistenza” e “beatitudine”; i tre concetti del termine sanscrito satcitananda: lo stato di coscienza più elevato e la base, mi diceva Luigi, “su cui appoggia tutta la creazione, tutto il divenire”.
Le infrastrutture ed i progressi in ambito ecologico
Al di fuori della futura isola ovale ci sono lavori in corso sulla “spina dorsale della città” ovvero la dimensione infrastrutturale. Il progetto è di rendere la città percorribile in buona parte al coperto, cercando di realizzare l’antico concetto di Bologna ed i suoi 60 chilometri di portici.
“Connessioni interne ed anche aeree”, necessarie dato il clima torrido e, tre mesi all’anno, monsonico.
Sul fronte ecologico (merita segnalare che Auroville era già la migliore avanguardia, in India, tre anni fa) si iniziano a veder circolare, accanto alle usuali motociclette, alcune biciclette e macchine elettriche. Ad esser fortunati si può anche incrociare una delle due golf car solari, con pannelli montati sul tetto. E’ inoltre operativo il laboratorio EV Future che trasforma motorini e moto convenzionali in apparecchi elettrici e si stanno aspettando bus elettrici, prodotti a Bangalore, per il servizio di navetta con la vicina Pondhicherry (ci vorrano uno o due anni). Sono infine state installate diverse pompe solari per l’approviggionamento di acqua e, a circa 400 chilometri di distanza, in una zona meglio servita dal vento, è stato attivato un mulino eolico la cui energia viene poi utilizzata dalla città.
Le realizzazioni di un’economia fraterna
Ancora nel nostro precedente colloquio, Luigi mi aveva parlato del tentativo di giungere ad un’economia fraterna in cui il ruolo del denaro venga, in diversi modi, ridimensionato. Tre anni fa era in cantiere il New Pour Tous, un emporio dove ciascuno aurovilliano avrebbe potuto prendere quanto desiderava pagando un fisso mensile. I lavori sono giunti a termine e l’emporio “fraterno” è oggi una realtà.
“Funziona bene”, mi dice Luigi, “sul criterio della fiducia che nessuno se ne approfitti. Abbiamo anche un’altra realtà di questo genere: Nandini, per gli abiti o prodotti per la casa. Abbiamo fatto in modo che ci fosse una grandissima individualizzazione (con persone di 40 diverse nazionalità, residenti ad Auroville, non possiamo pretendere che la donna tamil vesta come una coreana)”.
Non poteva mancare, poi, un Free Store, dove ciascuno può mettere e prendere quello che crede; un po’ come ad Haight Ashbury, il quartiere hippy di s. Francisco, a cavallo della storica Summer of love.
Se progressi sono stati fatti sul fronte dell’economia fraterna, non ne mancano sul fronte dell’economia individuale. Ad Auroville non esistono attività autonomamente remunerative; qualunque lavoro facciano gli aurovilliani lo fanno per la città, ricevendo come compenso una maintenance (un piccolo salario per le spese personali) e l’accesso a diversi servizi educativi (per i bambini), culturali, medici ecc…
La maintenance, 3 anni fa, era quasi unanimemente considerata bassa: 3500 rupie (stando al cambio attuale intorno ai 50 euro). Oggi la maintenance è di 6000 rupie dunque è stata quasi raddoppiata. Sicuramente un ottimo segno per quanto, probabilmente, dovrà essere aumentata ancora.
Le lacune da colmare
Malgrado i progressi presentati Auroville rimane ancora — a parere di molti, tra i quali chi scrive — ad uno stadio pionieristico. Questo contribuisce a renderla un posto affascinante, al punto che alcuni aurovilliani non vorrebbero nuovi sviluppi. I disagi, tuttavia, si fanno sentire. Le strade sono quasi tutte sterrate, con buche ed avvallamenti e quando piove muoversi, soprattutto in moticletta (ancora il mezzo di gran lunga più utilizzato), diventa disagevole e pericoloso. I motorini che affittano (l’attività è soprattutto in mano ai tamil) sono, come scrissi sul mio testo, “attrezzi da galera”. Mi è personalmente successo di dover guidare al buio, una sera, perché non funzionavano più i fanali e non sono stato il solo a trovarsi in questa situazione. I freni, molto spesso, sono lentissimi, le ruote spaventosamente usurate. “È un peccato cadere su queste stupidaggini”, dicevo in tutta franchezza a Luigi, “stupidaggini che possono trasformarsi in tragedie e che, quando tutto manca, vi portano un buon danno di immagine!”.
Molte case e guest-houses, inoltre, non hanno vetri alle finestre ma solo grate per non fare entrare gli insetti. I livelli di umidità sono altissimi ed oltre al fisico ne risentono apparecchi sensibili come, ad esempio, i laptop computer. Il mio, ad Auroville, “si è preso una vacanza” e lo stesso succede, regolarmente, a molte altre persone.
Ancora pionieri, dunque, i nostri aurovilliani ma senz’altro protesi verso un futuro sostenibile.