TRANSUMANZA

QUESTO BLOG E' IN VIA DI SUPERAMENTO. NE STIAMO TRASFERENDO I POST MIGLIORI SUL SITO DI VIVEREALTRIMENTI, DOVE SEGUIRANNO GLI AGGIORNAMENTI E DOVE TROVATE ANCHE IL CATALOGO DELLA NOSTRA EDITRICE. BUONA NAVIGAZIONE!

mercoledì 30 marzo 2011

Sviluppare le capacità relazionali.

Sabato 9 e domenica 10 Aprile 2011

Quante volte non ci siamo sentiti compresi o abbiamo fatto fatica a comprendere l’altro? Forse ci siamo anche accorti che il modo di comunicare appreso nel corso della nostro vita non sempre ci aiuta a capirci meglio! Infatti, spesso si tratta di modalità automatiche che ci servono più come difesa che per un espressione piena di noi stessi.
Per creare relazioni veri e profondi forse abbiamo bisogno di sviluppare altre risorse e capacità di comunicare, come l’ascolto empatico, l’espressione autentica di sentimenti e bisogni, l’apprezzamento dell’altro, la consapevolezza e l’affermazione di sé.
Nel workshop sperimenteremo in prima persona questi strumenti, nella consapevolezza di noi stessi, con i giochi di ruolo, nella meditazione nel movimento e nel contatto con l’altro. L’attività di gruppo si basa sulle tecniche della “Comunicazione Ecologica” del Prof. Jerome Liss, integrate da metodi di attivazione corporea e attività provenienti dal Voice Dialogue, l’Analisi Transazionale, la Psicosintesi.
La facilitatrice, Eva Lotz, è laureata in Pedagogia Sociale (in Germania), Counselor e Formatrice Relazionale e Facilitatrice Accreditata in Comunicazione Ecologica.

Orari e costo
Iniziamo sabato mattina alle 9:30 pranziamo insieme alle 13 per riprendere alle 15:30 fino alle 19 poi si cena e riprendiamo alle 20:30 fino alle 22:30, di domenica iniziamo sempre alle 9.30 e pranziamo alle 13, e quì finisce il seminario.
Il costo è di 50€ compreso di vitto e alloggio, accettiamo anche lo scambio (cibo o altro che potete
offrire) il numero massimo di partecipanti è di 20 persone, l'alloggio è in casa con stanze da
condividere con più persone. Per saperne di più chiamateci pure o scriveteci una mail. Portate vestiti caldi siamo a 700m di altitudine è può fare ancora freddo, la casa è scaldata a legna.
Per chi vuole può arrivare anche venerdì sera, logicamente senza spese aggiunte.

L'incontro si terrà a Gerfalco nella sede dell'associazione Rays, nel comune di Montieri (GR) tra
Follonica e Siena.

Associazione Rays e La Ruota delle Arti
per informazioni e contatti:
tel. 334/79.83.903 Rays
tel. 339/81.45.367 La Ruota delle Arti
Sito www.associazionerays.org

lunedì 28 marzo 2011

Russia: un villaggio biodegradabile.

Mi sembra più che opportuno citare il seguente articolo dal mensile, romano, di informazione ecologica La Foglia.

Kovcheg, a soli 170 chilometri da Mosca, è un villaggio interamente all'insegna del rispetto dell'ambiente con case biodegradabili dove gli abitanti si nutrono dei prodotti dei loro orti biologici e bevono l'acqua del ruscello.
Nel villaggio sono presenti spazi comuni finanziati dalla vendita di prodotti artigianali, dall'organizzazione di seminari educativi sull'apicoltura, sulle costruzioni ecologiche e dalla produzione di documentari. Periodicamente si tiene un'assemblea dove gli abitanti dell'ecovillaggio prendono decisioni rispetto alle necessità della vita comunitaria.

Per maggiori informazioni visitare il sito dell'ecovillaggio, in lingua inglese.

venerdì 25 marzo 2011

L’India e l’incontro con l’Occidente. Vicende storiche, culti, racconti di viaggio, parte IX.

Torniamo nuovamente sulla tesi di Elonora Luisi. Oggi verra' considerata la dimensione ritualistica indiana. Per accedere alle sezioni precedenti, cliccare qui!

I riti della vita (samskara)
Nella vita di ogni hindù gli atti rituali costituiscono una componente fondamentale della loro religiosità e sono chiamati “samskara”, che possiamo affermare corrispondano ai nostri “sacramenti”.
Nell’antichità, a partire dal periodo vedico sono elencate alcune decina di samskara, ma più recentemente i vari manuali sui rituali ritengono che i principali siano sedici .
I samskara hanno in comune alcune componenti rituali come per esempio la scelta di un giorno propizio secondo gli astri, il compimento delle oblazioni nel fuoco domestico. È necessario un bagno rituale prima dell’inizio del rito, la delimitazione di uno spazio con linee colorate e purificato con lo sterco di vacca sul quale vengono poste due brocche d’acqua e altri oggetti. Nell’area sacra è seduto il sacrificante, con la moglie alla destra e non lontano siedono i brahmani.
I primi due samskara riguardano l’embrione, mentre il terzo la madre.
Il primo samskara detto garbhadhana, che significa “concepimento”, di solito viene eseguito una sola volta o dopo il ciclo mestruale della donna, nel periodo fertile, fino alla nascita del primo figlio.
Consiste nel pronunciare una serie di mantra sacri con lo scopo di un buon fine del rapporto coniugale e del concepimento e nella pratica di libagioni al fuoco domestico. Fin dall’antichità in tutta l’India è stata attribuita molta importanza alla prole maschile, in quanto avrebbe continuato i riti in onore degli avi.
Il secondo samskara detto pumsavana, che significa “che fa nascere un maschio”, viene celebrato nel terzo mese di gravidanza, quando la Luna è in congiunzione con una costellazione maschile.
La madre deve digiunare e compiere un abluzione, poi bere un liquido a base di cagliata o una spremuta di germogli assunta tramite la narice destra.
Il terzo samskara prenatale chiamato mantonnayana, ossia “partizione dei capelli della madre”, è una festa in onore del dio Soma, durante la quale il marito traccia una nuova ripartizione dei capelli della moglie.
Altri sei samskara riguardano l’infanzia a partire dal concepimento.
Un mese prima della nascita hanno inizio i riti: viene scelta una stanza per la partoriente e si cercano attenzioni per cacciare gli spiriti maligni. Dopo il parto, prima del taglio del cordone ombelicale, il padre prende il figlio e lo porta davanti al fuoco sacrificale e dopo aver pronunciato apposite formule versa sul bimbo burro fuso e siero di latte; recita nell’orecchio destro del neonato la parola “vak”, che vuol dire “parola”, con lo scopo di creare intelligenza.
Infine il bambino lecca un fluido di burro fuso, latte e miele e gli è imposto il nome che nessuno deve sapere, poi viene condotto dalla madre, che lo mette al suo seno.
Quando il neonato compie il decimo o dodicesimo giorni di vita avviene la cerimonia per l’imposizione del nome, che può essere scelto in base al sesso e alla casta. Di solito è il padre che pronuncia il nome nell’orecchio destro del piccolo dopo aver ottenuto l’approvazione dei brahmani.
Altri due samskara di minore importanza vengono svolti quando il neonato compie quattro e sei mesi di vita. Nel terzo anno viene invece compiuto un importante samskara che è quello del taglio dei capelli, nel quale viene rasata tutta la testa a eccezione di una piccola ciocca che rappresenta la lunga vita.
La “foratura delle orecchie” è l’ultimo samskara compiuto durante l’infanzia.
La cerimonia dell’inizio dell’apprendimento viene eseguita al quinto anno di vita e consiste nella prima istruzione ricevuta. Per questo evento i mesi più propizi sono fra novembre e dicembre e fra maggio-giugno, perché negli altri periodi secondo la mitologia Visnu dorme.
La prima lezione che l’alunno riceve dal maestro è lo studio dell’alfabeto.
L’upanayana è uno dei più antichi e importanti samskara, che risale al periodo indo-iranico e consiste nel condurre il fanciullo al maestro per l’insegnamento dei Veda. Si ritiene che questa cerimonia sia riservata solo ai maschi delle prime tre caste, nel Codice di Manu viene indicata l’età per la cerimonia che deve essere otto anni per i brahamani, undici per i ksatriya e dodici per i vaisya. In passato è il padre che si occupa dell’educazione religiosa dl figlio, poi con il passare del tempo ha assunto un ruolo centrale la figura del maestro e la serie di cerimonie che accompagnano l’iniziazione. I brahmani devono cominciare l’iniziazione nella primavera, gli ksatriya in estate e i vaisya in autunno.
Nei Purana viene descritta la cerimonia che ha luogo sotto un baldacchino preceduta da riti in favore del dio Ganesh e altre divinità. Il ragazzo deve trascorrere la notte in silenzio e dopo aver mangiato insieme alla madre, si reca sotto in baldacchino dove è stato preparato il fuoco sacro.
I brahamani rasano il ragazzo eccetto una piccola ciocca di capelli sul capo e poi avviene la purificazione tramite dei bagni rituali. Una volta terminato il bagno, il giovane riceve delle vesti per coprire le parti intime, di solito di cotone bianco, attorno alla vita gli viene legato un triplice cordoncino che è diventato il simbolo dei tre Veda. In seguito il maestro compie le oblazioni al fuoco sacro. La cerimonia continua con la recitazione di mantra, poi il maestro riempie in segno di purificazione le mani dell’allievo con acqua. L’iniziato deve rivolgere lo sguardo verso il Sole e compiere un movimento rotatorio su se stesso portando la mano sul cuore e dopo che è salito con il piede destro sopra una pietra del fuoco sacro, deve stringere la mano del maestro che in seguito gli lega il cordoncino sacro dalla spalla sinistra al fianco destro, simbolo del suo nuovo status di “rigenerato”. Oggi soltanto i brahmani portano il cordoncino sacro.
Il maestro insegna al discepolo una preghiera vedica che deve essere ripetuta, infine il ragazzo riceve un bastone come simbolo della condizione di studente religioso che si assicura il cibo con la questua. La cerimonia si conclude con le offerte al fuoco sacro da parte del giovane.
Il Vedarambha, che è la successiva samksara dopo la upanayana, consiste nello studio dei Veda.
Durante la cerimonia, che per la casta dei brahmani si compie quando il ragazzo ha sedici anni, avviene la rasatura della barba e si rinnova il voto di castità che dura per tutto il periodo degli studi.
Il samskara del matrimonio detto vivaha è uno dei più importanti. Per sposarsi bisogna appartenere alla stessa casta, ma è anche consentito che l’uomo sposi una donna di casta inferiore, solo in seguito grazie a una normativa britannica è stato possibile per le donne sposare un marito di casta inferiore. A seconda delle epoche l’età per il matrimonio è variata: nel medioevo viene considerato indispensabile per le donne ed è stata notevolmente abbassata l’età, una bambina di otto nove anni di casta brahmana può già sposarsi; soltanto nel 1938 è stata stabilita a quattordici anni l’età minima per le ragazze di contrarre matrimonio. I genitori degli sposi di solito combinano il matrimonio in base a svariati criteri, tra cui l’importanza attribuita all’astrologia ha assunto anche oggi un ruolo importante.
Vengono fissate otto forme di matrimonio secondo la trattistica sul dharma, ma solo i primi quattro sono conformi alla casta dei brahmana e prevedono che la tutela sulla fanciulla passi dal padre al futuro marito.
Nella prima forma di matrimonio il padre concede in dono la figlia a un uomo colto che conosce i Veda; nella seconda forma la fanciulla viene donata a un sacerdote che compie un sacrificio e la ragazza rappresenta il compenso per il sacrificio stesso; nella terza forma il padre dona la figlia ancora a un sacerdote che offre al padre due bovini; nella quarta forma la figlia viene donata dal padre a una persona rispettabile con la quale può compiere i doveri religiosi; la quinta forma prevede che la figlia sia data allo sposo dopo il pagamento di denaro ai familiari; la sesta forma è quella in cui il matrimonio avviene con il consenso di entrambi gli sposi; la settima forma è quella in cui, dopo l’uccisione dei parenti, uno spasimante rapisce con la forza la fanciulla; l’ottava forma matrimoniale consiste nello sposare con l’inganno una fanciulla mentre dorme.
Nella nostra epoca sono rimasti in uso soltanto la prima e la quinta forma di matrimonio.
Oggi esiste la consuetudine da parte del padre della sposa di dover versare una somma di denaro come dote al marito e questo fatto ha creato diversi problemi nell’India moderna.
La cerimonia matrimoniale è molto complessa seguita da numerosi rituali e può durare diversi giorni. Lo sposo invia al padre dei messaggeri per chiedere in sposa la fanciulla. Se il padre acconsente si fissa la data della celebrazione delle nozze, che di solito avviene un giorno di Luna crescente. Prima che si svolga il matrimonio viene compiuto un rito che consiste nel prendere della terra per far crescere dei germogli dentro un cesto di bambù , che serviranno come decorazioni e come buon auspicio. All’aperto verrà eretto un baldacchino al di sotto del quale verrà preparato il fuoco sacro per le oblazioni, mentre il padre dopo le abluzioni indosserà abiti nuovi e pronuncerà formule augurali. Fra i preparativi per il matrimonio deve rientrare anche il rito in onore del dio Ganesa.
Il giorno dello sposalizio gli sposi dopo il bagno rituale devono recitare dei versi vedici e altre preghiere. Il sacerdote pronuncia la benedizione, mentre lo sposo adorno di fiori si reca a casa della sposa, dove viene fatto sedere, gli vengono lavati i piedi, gli viene offerta acqua, un liquido a base di miele e una vacca. I due ragazzi vengono unti dal padre della giovane poi escono all’aperto sotto il baldacchino dove sono separati da un velo che verrà rimosso in seguito per permettere di vedersi.
Il dono della ragazza allo sposo da parte del padre di lei rappresenta il punto centrale della cerimonia, durante la quale viene pronunciato un inno a Kama. La ragazza indossa al polso un cordoncino per proteggerla dalle impurità. Dopo che è pronunciata la formula che sancisce la loro unione, lo sposo prende la mano della sposa e annuncia che lo scopo principale della loro unione è la procreazione. I due compiono in senso orario un giro intorno al fuoco sacro, poi un oblazione con grani fritti e burro. Con il “rito dei sette passi”, che consiste nel compimento di sette passi a nord del fuoco sacro, gli sposi sono considerati marito e moglie. Dopo che il capo della sposa è stato cosparso di acqua, lo sposo le tocca il cuore e pronuncia un mantra con lo scopo di un’unione duratura, infine la scriminatura della sposa viene colorata di rosso. Dopo la recitazione di preghiere la sposa guarda verso il Sole, oppure se è notte lo sposo alza il dito verso la stella polare per confermare la sua decisione. Al termine della cerimonia l’officiante riceve in dono una vacca come ricompensa. Quando la cerimonia è finita gli sposi si recano a casa dello sposo, che dovrà attizzare il fuoco sacro simbolo della vita e della continuità nel matrimonio.
L’inizio della vita coniugale prevede un rito al fuoco sacro che consiste nel gettare otto offerte dentro il fuoco e portare doni a numerose divinità hindù.
L’ultimo dei samskara chiamato antyesti è quello che prevede l’insieme dei riti funebri .
Nella religione indiana la forma più comune di rito funebre sembra sia stata fin dall’antichità la cremazione, ci risulta che la sepoltura venisse praticata in passato solo per le persone ritenute sante o per i bambini. Anche il rito funebre come i precedenti viene accompagnato dalla recitazione di mantra vedici tratti dal Rg-Veda, con l’eccezione se il defunto sia una donna o un sudra. Con il tempo è declinata l’usanza di donare offerte al fuoco quando muore un parente, ma un rituale ancora oggi in uso prevede che venga versata una goccia d’acqua santa, per esempio quella del Gange, nella bocca del moribondo insieme ad alcune foglie di un basilico sacro chiamato tulsi. Il corpo del defunto viene sdraiato sopra una barella e intanto si offre in dono una vacca al brahamano, perché esiste la credenza che l’animale aiuti il morto ad attraversare il fiume per raggiungere l’oltretomba.
La barella con il defunto che indossa un abito nuovo e ghirlande di fiori, viene accompagnato dal figlio maschio e dai parenti che intonano canti in onore di dio al luogo della cremazione.
Un volta arrivati viene costruita la pira, intanto che il corpo del defunto viene lavato e spruzzato con burro fuso e poi adagiato sulla pira, mentre i parenti recitano preghiere e mantra e offrono cibo.
Poi avviene la cremazione che è ritenuta un offerta al fuoco capace di accompagnare il morto fino al cielo. Il fuoco viene acceso dal figlio maschio primogenito, che continua la recitazione di preghiere, invece i parenti compiono un’ abluzione e un’offerta all’acqua e gettano chicchi di riso bollito per gli uccelli, secondo la credenza che i morti avrebbero assunto le sembianze di uccelli.
Il lutto dei familiari dura da dieci giorni fino a un mese, questo varia a seconda del sesso, dell’età e della casta del defunto. Finito questo periodo si raccolgono le ceneri, che vengono conservate in un’urna oppure seppellite sotto terra, anche se oggi si preferisce disperderle in un fiume sacro.
Inoltre si devono compiere delle offerte che consistono in pallottole di riso, che secondo la tradizione serviranno al defunto nell’oltretomba, per la durata di dodici giorni dopo che è avvenuto il rito funebre. Il rito si conclude con l’offerta di cibo ai bramani, che durerà per un anno, il tempo che servirà al parente per raggiungere il regno dei morti o regno di Yama.
Un altro rito connesso a quello funebre è quello che si compie il dodicesimo giorno dopo la cremazione ed è legato agli antenati, in quanto si ritiene che serva a unire lo spirito del morto con quello degli antenati. Questo rituale viene compiuto per entrambi i genitori o i per i bisnonni, sono escluse le donne e i samnyasin. Esiste la credenza che i doni portati ai brahmani saranno di aiuto ai propri morti. Infatti durante la cerimonia vengono offerte ai brahmani acqua, riso cotto, miele, sesamo, cereali e altri doni. Si pensa che grazie a queste offerte il defunto si congiunga con gli antenati. Una caratteristica del rito funebre è la pratica della sati, dove le vedove di immolano sulla pira ardente insieme al marito. Numerosi sono state le normative che hanno dichiarato questa pratica illegale, ma ancora oggi soprattutto nelle zone rurali questa usanza è ancora praticata.

I cinque grandi sacrifici
Questi rituali sono stati celebrati fin dall’epoca vedica in relazione alla necessità di rimuovere il peccato che un individuo involontariamente ha commesso uccidendo piccoli esseri viventi con l’uso del fuoco, della scopa, della macina, del mortaio, della brocca.
Nella tradizione brahamanica si ritiene che nell’arco della sua vita l’individuo debba rimediare a cinque debiti tramite dei riti sacrificali.
Il primo debito è quello che deriva dalla rivelazione dei Veda e viene pagato con lo studio a memoria di tutti i testi sacri e nella cosiddetta japa, ossia la preghiera recitata fra sé. Questo rituale di solito viene praticato soltanto da gente colta come i brahmani .
Il secondo debito è quello nei confronti degli dei al quale si pone rimedio gettando schegge di legno unte di burro nel fuoco, con il passare del tempo questo sacrificio è stato sostituito con quello della deva-puja o culto individuale, durante la quale il fedele davanti alle immagini divine compie delle cerimonie con offerte di fiori, incensi, acqua.
Con la nascita di un figlio maschio si paga il debito nei confronti degli antenati, perché il maschio continuerà la stirpe degli antenati. Il sacrificio verso gli antenati è costituito da una serie di offerte che assicureranno benessere alla loro permanenza nell’aldilà, per esempio con piccole libagioni d’acqua o porzioni di cibo cotto.
Per il debito nei confronti di tutti gli esseri viventi si deve offrire riso cotto purificato con l’acqua e gettato al suolo.
Il quinto sacrificio è quello agli uomini e questo debito si annulla con l’ospitalità dei nostri simili. Di solito l’ospite preferito è di casta elevata, verrà accolto all’ingresso di casa, gli verrà offerta dell’acqua per lavarsi i piedi, una sedia, una lampada, cibo e un letto per riposare e quando partirà sarà accompagnato sulla strada.
Una forma semplificata dell’insieme di questi rituali prevede per il primo sacrificio un bastoncino di combustibile come dono al fuoco, per il secondo sacrificio gettare acqua per gli avi, per il terzo sacrificio offrire una palla di riso, per il quarto sacrificio offrire cibo ai brahmani, per l’ultimo sacrificio basta memorizzare un verso dei Veda.

I riti quotidiani
I rituali religiosi vengono svolti nell’arco di tutta la giornata, che inizia ad essere suddivisa fin dall’epoca dei Rg-Veda in alba, mattino, mezzogiorno, pomeriggio e sera. Il calendario hindù riveste un ruolo di rilievo in quanto per la pratica del rituale religioso è fondamentale scegliere un tempo propizio. Il calendario hindù è un calendario lunare che si basa sulla data lunare, sul giorno della settimana, sull’asterismo, sulla congiunzione astronomica e sulla divisione astrologica del giorno.
Il devoto hindù si deve alzare prima dell’alba e il suo primo compito è la riflessione sul dharma e sui Veda, poi lavarsi il viso pronunciando una preghiera.
Dopo aver compiuto i bisogni fisiologici, si procede alla pulizia, che deve avvenire con la mano sinistra, utilizzando terra o sabbia e poi acqua.
Per quanto riguarda l’igiene personale bisogna lavarsi i piedi e le mani e sciacquarsi dodici volte la bocca con l’acqua e in caso di una sua assenza si può toccare l’orecchio destro: questo gesto ha assunto un valore di purificazione.
La procedura seguente riguarda la pulizia dei denti, che deve avvenire con un ramoscello di pianta che viene utilizzato come fosse uno spazzolino, ad eccezione dei giorni in cui questo atto è proibito dai testi sacri. In seguito si devono compiere le abluzioni che consentono il compimento dei riti come l’oblazione al fuoco o la ripetizione di formule sacre. Sono previste due abluzioni, una all’alba e l’altra a mezzogiorno per i brahmani e tre per gli asceti. Le abluzioni devono essere compiute con acqua fredda, la migliore è quella del fiume, ma può essere usata anche l’acqua di un tempio, di un lago o quella che viene da un pozzo.
Durante il bagno avviene la recitazione di mantra e preghiere e si deve indossare solo una veste che copre le parti intime. Durante l’immersione si deve assumere la posizione eretta e si deve eseguire l’offerta dell’acqua: con le palme verso l’alto di uniscono le mani e si raccoglie l’acqua e la si getta nella corrente. Una volta terminata l’abluzione, il devoto indossa una veste nuova e pulita e si deve tracciare sulla fronte con pasta di sandalo il segno della sua appartenenza religiosa.
Il rito successivo è quello della recitazione della preghiera mormorata o japa, che si può eseguire anche con un rosario e può essere recitata a voce alta, a voce bassa, in silenzio o mentalmente.
Con il passare degli anni i mantra vedici sono stati abbandonati e sono state adottare preghiere tratte dai Purana e dai Tantra, oppure i fedeli hanno iniziato a
ripetere dei mantra in onore delle divinità: il più famoso è quello in onore del dio Shiva “ Om namah sivaya” , che tradotto significa “in onore al dio Shiva”.
L’oblazione al fuoco è uno dei rituali più antichi e si deve compiere due volte al giorno: all’alba e alla sera. Secondo l’antica tradizione i brahamana devono accendere i tre fuochi sacri e compiere un offerta con burro fuso, ma questa usanza nell’India moderna è quasi del tutto scomparsa. Nelle case comuni il fuoco sacro si trova nei pressi del fuoco domestico e in caso di matrimonio gli sposi devono conservare il fuoco sacro della cerimonia nuziale in un recipiente, per poi collocarlo nella loro casa. Tutti questi riti sono distribuiti nella prima parte della giornata, mentre la seconda parte deve essere dedicata allo studio dei Veda, alla raccolta di oggetti per il culto della divinità e per cercare l’erba sacra. La terza parte è dedicata al lavoro per il mantenimento della famiglia e termina intorno al mezzogiorno, quando si deve compiere un’altra abluzione e poi è previsto il culto devozionale del proprio dio che è detto deva-puja.

martedì 22 marzo 2011

Seminari di Raja Yoga con Smriti Singh GIUGNO 2011.

Torna per un Workshop sul Raja Yoga, secondo il piano di studi dell’Accademia A.S.Y.E. (Accademia per lo Studio dello Yoga e dell’Etica), Smriti Singh, la direttrice della OM International Yoga Health Society di Varanasi (India), con cui il Centro Yoga Le Nuvole si è gemellato da giugno 2010.

Quest’anno vi è un doppio appuntamento:

DOMENICA 5 GIUGNO
MODENA
Ore 10.00/18.00
Workshop teorico/pratico presso Ass. Cult. I Senzanome
per lo sviluppo della coscienza,
Pink House, Via Vignolese, 1070
Programma di Modena:
ore 10.00/13.00 corso pratico di Raja Yoga con Smriti Singh
ore 13.00/14.00 pranzo vegetariano
ore 14.30 presentazione libri Viverealtrimenti
con Manuel Olivares
ore 15.00/17.00 corso teorico sul Raja Yoga
e meditazione con Adele Caprio
ore 17.00 Cerimonia del fuoco con Smriti Singh
Costo dell’intera giornata : 80€ (pranzo compreso), 70€ per chi si iscrive entro il 25 maggio.
Info: Manuela 338 633 32 18 , si raccomanda di portare abiti comodi, un telo e un cuscino
Scadenza iscrizioni 31 maggio 2011 - info e prenotazioni: associazionesenzanome@gmail.com
SABATO 11 e DOMENICA 12 GIUGNO
CIVITA CASTELLANA

Per gli studenti di A.S.Y.E. alla fine del corso verrà dato un attestato del Coni/Csen; il seminario riconosce 6 crediti formativi a coloro che seguono il nostro programma di studi.
Il workshop avrà luogo presso l’ Associazione Culturale
Le Nuvole e sarà così articolato:
Sabato 11 Giugno dalle 16.00 alle 19.00
Domenica 12 Giugno dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00.
Costi: 40€ per chi partecipa solo sabato, 70 € per la sola domenica e 100 € per l'intero week-end.
Le iscrizioni scadono martedì 6 Giugno 2011.
Per info e prenotazioni: 329 7968490
yoga@lenuvoledicivita.it

sabato 19 marzo 2011

LUNA PIENA -- sabato 19 marzo -- da Ajahn Munindo.

Qualunque impurità viene
mondata
nella mente di chi
sempre veglia,
giorno e notte educandosi
e dedicando tutta la sua vita
alla liberazione.

Dhammapada strofa 226

Se abbiamo fiducia nel sentiero e nella direzione in cui viaggiamo,
non perderemo tempo in inutili vagabondaggi. Perciò gli Insegnamenti
ci incoraggiano a essere vigili. Tuttavia l’energia e la devozione
verso la pratica spirituale non sono sufficienti. La nostra vita ha
bisogno di essere diretta verso la giusta meta, sperimentando
personalmente lo stato di perfetta libertà dalla sofferenza. Mentre
percorriamo il sentiero, possiamo verificare se l’avanzamento e la
direzione sono corretti osservando gli inquinanti della mente.
Avidità, malevolenza, pigrizia, ansia, esitazione, stanno diminuendo o
aumentando? Arriviamo a conoscere la realtà degli inquinanti non
appena appaiono. E nello stesso modo, impareremo a vederli scomparire,
qui e ora.

Con Metta

Bhikkhu Munindo

(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Santacittarama
Monastero Buddhista
02030 Frasso Sabino (RI) Italy

Tel: (+39) 0765 872 186 (7:30-10:30, 7:30-8:30 durante il ritiro)
Fax: (+39) 06 233 238 629

sangha@santacittarama.org
(alternativa): santa_news@libero.it

www.forestsangha.org (portal to wider community of monasteries)
www.fsnewsletter.org (newsletter in English)

martedì 15 marzo 2011

Nel cuore della Lucania una piccola storia preziosa: di grano, ospitalità e sogni

Ho il piacere di condividere un bellissimo articolo su una "storia di un'altra vita".
L'articolo e' apparso su Altra Economia n. 73 del giugno 2006 con il titol
o Agricoltura di ritorno e condiviso su Facebook da Vittorio Veg Kurtszjo.
Buona lettura!
Una migrazione a rovescio. Dalle pianure bergamasche alle colline della Lucania. Per una nuova vita. Piena di guai e di sogni. Per seminare grani antichi e allevare cavalli. È che se ripenso alla nostra passeggiata-chiacchierata fra le querce di Serra del Carpine mi viene da sorridere.

Sono qui a Cancellara, paese di 1.500 abitanti, nel cuore della Lucania, meno di 20 chilometri da Potenza, e, con un ex-geometra, migrante di ritorno dalla bergamasca, ostinatamente comunista, parlo di un celebre e quasi dimenticato tipo di grano duro che si chiama “senatore Cappelli”. Ricordate le foto in bianco e nero di Benito Mussolini che, a torso nudo, miete fasci di grano più alti di lui? Bene, le spighe Cappelli, selezionate nelle campagne di Foggia attorno al 1915, sono state le protagoniste indiscusse delle “battaglie del grano” degli anni del fascismo.
E Raffaele Cappelli, senatore abruzzese, è stato uno dei padri della riforma agraria dei primi del ‘900. Aggiungete a questo dialogo quasi irreale, la bellezza del paesaggio: colline a perdita d’occhio, Lucania verdissima, pascoli e campi che ondeggiano, a 800 metri di quota, in valli improvvise, reticoli contorti di strade poderali tagliano le campagne. È una geografia quasi irlandese. Con in più le case di Cancellara aggrovigliate attorno a un campanile e alla mole di un castello abbandonato.
Mariano Ianniello, 60 anni, barba brizzolata, occhi sorridenti, carattere tumultuoso, è l’ex-geometra: il suo sguardo indaga sui campi seminati a grano e la sua mano indica macchie differenti di verde: “Ecco, vedi laggiù dove le piantine sono già alte? Guarda il colore: è verde scuro. È la prova che il grano è stato fertilizzato con il nitrato, con la chimica”.
Già, in fondo sono venuto fino a questo paese per parlare con chi, lasciata, anni fa, la pianura Padana, vuole vivere di grano e agricoltura nel profondo Sud d’Italia.
Andiamo con ordine. Questa è una storia lunga, lenta e bella. Mariano è nato a Cancellara. Nel 1946. Ma a 4 anni segue già il padre, medico condotto, fra le nebbie di Mornico sul Serio, piana padana a un passo dalle Prealpi bergamasche. Gabriella Pizzarello, 56 anni, sua moglie, è anche lei una migrante: a 5 anni è costretta a lasciare la sua Istria. Anche lei arriva nella bergamasca. Mariano e Gabriella si conoscono, quarant’anni fa, sui pulmann della scuola. Lui diventerà geometra, lei insegnante. Testimone delle loro nozze è un vecchio comandante partigiano. I figli si chiameranno Emiliano ed Anita. Forte è l’impegno politico: lui fa il segretario del Pci, lei dei Giovani Comunisti. Fanno entrambi i consiglieri comunali. Per 4 anni, dal 1986 al 1990, si trovano a gestire la Casa del Popolo di Romano Lombardo. Mariano ha un perfetto accento bergamasco, ma non dimentica Cancellara: appena ci sono giorni liberi, lui e Gabriella scendono al paese.
La famiglia Ianniello ha una storia qui: in altri tempi, hanno sfidato l’arroganza dei Borboni, hanno terre, 140 ettari dove due mezzadri seminano grano e foraggi. Ci sono piccole mandrie di bovini.
Una zia di Mariano guida la vecchia azienda agricola.
Incroci del destino: la zia muore nel 1990 e il Nord leghista non piace più tanto a Mariano e Gabriella. Hanno lasciato la Casa del Popolo. Al paese, al Sud, c’è una bella e antica casa dal portale in pietra, ci sono quelle colline, c’è la terra. E allora ecco che un geometra e un’insegnante, digiuni di agricoltura, con due figli ancora piccoli, saltano su una vecchia Renault 4 bianca e fanno un viaggio di 1.500 chilometri fino a Cancellara. Non è più una vacanza: è un trasloco, una migrazione a rovescio.
“In paese ci guardavano come matti -ricorda Mariano-. Dovevamo esserlo se avevano lasciato il Nord per tornare al paese”.
“I primi anni sono stati una festa -dice Gabriella-, ci sentivamo esploratori di nuovi territori. Abbiamo cercato di imparare a fare i contadini e di capire un mondo. Ci interessavano il grano, le vacche, la terra”. Mariano crea una cooperativa con i mezzadri della sua azienda. Ma, davvero, non è stato facile: la produzione di grano crolla, cominciano i conflitti con un parente che avanza pretese sui terreni, ci sono tensioni, litigi, minacce. Una brutta notte, 8 anni fa, qualcuno ruba le vacche di Mariano e Gabriella. È un segnale fin troppo chiaro: “Andatevene da qui, se non volete fare una brutta fine”.
“Da queste parti il furto del bestiame vuol dire condannare chi lo subisce alla fame. Vuol dire morte -mi racconta Gabriella mentre cucina la pasta fatta con il suo grano-. Ecco, credo che proprio allora decidemmo davvero di rimanere qui. Capimmo che questa era la nostra terra, qui volevamo creare qualcosa che avesse un senso”.

Storia lenta e preziosa
Fare il contadino non è mai facile. Non ci sono solo le annate storte e le malattie che ti mandano a rotoli un raccolto. Ci sono burocrazie, impigli di ogni genere, guai con i soldi che non sono mai abbastanza. E un mercato povero: il prezzo del grano si è dimezzato in pochi anni. I contadini sono l’anello debole della catena del cibo: il loro lavoro è sottopagato, malconosciuto. “Volevamo fare produzioni biologiche”, dice Mariano. Che si mette a cercare vecchi semi ormai dimenticati. È così che un comunista si imbatte nel grano “senatore Cappelli”, un tempo diffuso in Lucania. E lui prova a seminarlo nuovamente: ottima pianta, indenne da mutazioni genetiche. Con un difetto: cresce altissimo e le piogge di tarda primavera possono “stenderlo” senza rimedio. Ci vuole un certo coraggio a seminare questo grano.
Mariano sta cercando anche di andare oltre: semina Saragolla, grano di origine egizia approdato in Abruzzo 1.600 anni fa. Un grano duro, vitreo, color dell’ambra, quasi del tutto scomparso dall’Italia. “E pensare che è di grande digeribilità e ottimo per chi soffre di intolleranze”, spiega Gabriella.
Ma è impresa dai nervi saldi trovare chi trasforma questi prodotti con le regole dell’agricoltura biologica: per macinare il farro bisogna andare fino a Teramo (400 chilometri), più semplice lavorare il grano duro (c’è un mulino a Potenza), mentre per le paste integrali e aromatizzate è necessario salire fino alle campagne romane. C’è poi un mercato da creare: a chi vendere la pasta di Cancellara, terra lontanissima? Gabriella scopre, su internet, la rete dei Gruppi d’acquisto. Si imbatte nel leggendario Gas brianzolo delle Perle ai Porci (hanno sede all’Arci di Arcore). Scopre i Gasp di Luca e Lino. Intesse una rete di piccoli baratti: ragazzi scendono dalla Brianza e, in cambio dell’ospitalità, mettono a punto (con lentezza) il sito internet dell’azienda (http://www.bioagrisalute.it/ - a proposito: ora si chiama BioAgriSalute ed è intestata ad Emiliano, il figlio di Mariano e Gabriella).
Le piccole ferie del commercio equo e del biologico sono microsuccessi per l’azienda di Cancellara.
Un tecnico forestale fa il piano di taglio del bosco in cambio di un chilo di pane a settimana per un anno.

Economia dello scambio
Economia di amicizie, belle e sfrontate. Ci si vive? Con 200 quintali di grano e 50 di farro? “Sì, con molta fatica -dice Gabriella-. Io ho una pensione, ci sono i contributi europei, ma abbiamo bisogno di certezze e di continuità. Per questo vorremmo creare un centro agrituristico”.

Il paradiso non esiste
Nemmeno a Cancellara. Mariano e Gabriella vogliono trasformare i loro prodotti. “Non c’è reddito sufficiente a vendere semplicemente il grano e le spese di trasformazione azzerano i nostri bilanci”, avverte Mariano. Per questo vogliono creare piccoli laboratori per lavorare il grano, la frutta, gli ortaggi.
Vogliono restaurare vecchi cascinali per fare ospitalità. Sognano, chissà perché, un campo di tiro con l’arco e storie di cavalli (hanno una piccola mandria di aveglinesi dalla bella criniera bionda). Progetto grande: ci vuole quasi un milione di euro. Sono testardi, Mariano e Gabriella: convincono, con anni di fatiche e ritardi, “Sviluppo Italia”, agenzia nazionale per lo sviluppo delle piccole imprese, a finanziare il sogno. Ma non trovano i prestiti di Banca Etica per avviare i lavori (ed è una grande delusione). Altre banche locali sembrano più disponibili.
In un anno e mezzo Mariano e Gabriella sperano che la vecchia azienda di famiglia abbia un nuovo volto e una nuova economia.
Non so. Auguri grandi a Mariano e Gabriella. Fortunati saranno quelli che saranno loro ospiti nella vecchia casa che guarda in faccia l’antico castello di Cancellara (ci sono camere e buona cucina per chi voglia venire qualche giorno da queste parti). Accoglienza allegra e felice. Palazzo facile da trovare: vi sventola sopra una bandiera della pace (a fianco della targa stradale dedicata a Vittorio Emanuele III). Mariano, ostinato e infaticabile, mi guida, a notte, per il groviglio di vicoli del paese.
Si perde anche lui, non trova la casa che voleva farmi vedere. Ma davvero si può sognare un altro mondo a Cancellara? Il grano è già alto nei campi, la cavalla sta per partorire, i puledri seguono come cuccioli le loro madri.
Ci sono momenti perfetti in questa terra. C’è spazio per i sogni.

Lucania biologica
Le leggi sui finanziamenti pubblici agricoli in Lucania hanno un principio-cardine: priorità di ogni risorsa al biologico. A scorrere le statistiche lucane c’è di che stupirsi: 5 mila e 370 aziende agricole biologiche, oltre il 30% della superficie agricola certificato a biologico. Contributi decisivi per chi semina cereali, per chi cura olivi e produce ortaggi. 160 euro a ettaro per il grano, 500/600 euro per gli oliveti. “Non nego che vi sia chi si è convertito al biologico, solo per ottenere finanziamenti pubblici -riconosce Giuseppe D’Agrosa, del dipartimento agricoltura della Regione-, ma in oltre 15 anni di leggi sul biologico, credo che l’agricoltura abbia ritrovato una sua grande importanza in Lucania. I giovani ci credono, creano aziende, rimangono al paese”.
Il problema rimane il mercato. Troppo piccola la Lucania (600mila abitanti) per poter soddisfare l’offerta agricola. Troppo impegnativa la commercializzazione verso il Nord.

Come arrivare, anche in treno
Il titolare dell’azienda è Emiliano Ianniello, figlio di Mariano e Gabriella. La sede è nella loro casa al centro del paese: via Vittorio Emanuele III, 3 a Cancellara, 20 chilometri da Potenza. Tel. 0971.942005. Cell. 347.363764.
E-mail: falconero1979@yahoo.it / gabrirello@yahoo.it / papacharlie1@libero.it
Come arrivare. In auto: uscita di Sicignano dall’autostrada Salerno-Reggio Calabria, poi si percorre la Basentana fino a Potenza Est. Quindi seguire le indicazioni per Cancellara, uscita di Foggia dall’autostrada Adriatica. Poi superstrada per Potenza fino all’uscita di Pietragalla. Si prosegue oltre questo paese fino a incontrare il bivio per Cancellara. L’azienda organizza transfert dalle stazioni ferroviarie di Potenza e dall’aeroporto di Bari.

giovedì 10 marzo 2011

Viverealtrimenti al Green Social Festival 2011.

Il rientro dall'India è stato faticoso ed il jet leg si sta facendoi sentire ma siamo pronti. Con la fidata collaboratrice Diana Passatutto Viverealtrimenti è in procinto di mettersi in viaggio per Modena. Saremo ospiti a casa di amici sulle splendide colline modenesi e domani, già nel primo pomeriggio, raggiungeremo Bologna ed il Green Social Festival 2011.
Verranno esposti alcuni contenuti del libro Comuni, comunità, ecovillaggi Venerdì 11 alle ore 19.00 nella yurta in Piazza Re Enzo per le comunità che costruiscono il futuro.
Vi aspettiamo numerosi.

sabato 5 marzo 2011

Visita alla proprietà del Progetto Ecovillaggio-Cohousing "Le Greti".

Ho il piacere di condividere una mail ricevuta dal Progetto Ecovillaggio-Cohousing "Le Greti", sperando di suscitare il vostro interesse.

Carissimi,
DOMENICA 06 MARZO si svolgerà ad Arezzo una riunione del primo gruppo di e-coabitanti del progetto "Ecovillaggio Subbiano".
La riunione terminerà alle ore 16.30.
Si valutava di offrire la possibilità a chi lo desiderasse di visitare la proprietà e di fornire così anche maggiori informazioni e dettagli emersi nell'ultimo incontro. Lunedì mattina avremo inoltre appuntamento con il proprietario per il seguito della trattativa di acquisto.
A questo punto, la settimana prossima, saremo pronti ad elaborare un "documento di partecipazione" con costi, dettagli e possibilità per aprire la seconda fase di progettazione partecipata che aprirà scenari davvero interessanti nell'elaborazione di un Piano Attuativo sull'intera area.
Per chi volesse visitare l'area l'appuntamento è quindi per
DOMENICA 06 MARZO alle ore 16.30 davanti alla sede di LEGAMBIENTE ad Arezzo in Via Roma, 18 (è un portone sotto un grande porticato).
Si raccomanda la massima puntualità.
Per chi avesse problemi a trovare il posto o desidera ricevere maggiori informazioni
può inviare una mail a questo indirizzo o, il giorno stesso un SMS al numero 3934516052 (non telefonate perchè durante la riunione il telefono sarà silenzioso.
Con l'augurio di trascorrere un sereno week-end,
vi porgiamo un carissimo saluto.

Progetto Ecovillaggio-Cohousing "Le Greti"
Subbiano (Arezzo)
sito web: http://ecovillaggiosubbiano.blogspot.com
Per informazioni scrivere a:
progettosubbiano@gmail.com

LUNA NUOVA -- venerdì 4 marzo -- da Ajahn Munindo

Non far del male agli esseri viventi
che come noi cercano appagamento
significa far felici noi stessi.

Dhammapada strofa 132

Talvolta quello che facciamo porta alla felicità. Altre volte, quello
che non facciamo porta alla felicità. Qui il Buddha dice che dovremmo
essere consapevoli che lo sforzo di non far del male agli esseri
viventi porta felicità non solo a chi vive libero da paura e
sofferenza ma anche a noi. In un mondo in cui il nostro valore è
spesso misurato in termini di produttività possiamo restare
intrappolati nella sensazione di dover sempre fare qualcosa per
migliorare le cose. Certe volte, il contenimento è la cosa più
importante.

Con Metta

Bhikkhu Munindo

(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)

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Santacittarama
Monastero Buddhista
02030 Frasso Sabino (RI) Italy

Tel: (+39) 0765 872 186 (7:30-10:30, 7:30-8:30 durante il ritiro)
Fax: (+39) 06 233 238 629

sangha@santacittarama.org
(alternativa): santa_news@libero.it


www.santacittarama.org
www.forestsangha.org (portal to wider community of monasteries)
www.fsnewsletter.org (newsletter in English)
www.dhammatalks.org.uk (audio files)
www.allisburning.org (images)

venerdì 4 marzo 2011

L’India e l’incontro con l’Occidente. Vicende storiche, culti, racconti di viaggio, parte VIII.

Torniamo oggi a considerare la tesi di laurea di Eleonora Luisi peruna visione, pur molto generale, della storia e della cultura dell'India.
Per avere accesso alle sezioni precedenti, cliccare qui!

La Trimurti dell’Induismo: Brahma, Vishnu e Shiva

Brahma: l’Essere immenso
La terza tendenza orbitante detta rajas si manifesta in Brahma definito l’Essere immenso.
Brahma rappresenta il coordinamento degli opposti ed è la causa di tutto ciò che esiste.
Dalla tendenza orbitante rajas ha origine lo spazio e il tempo . L’Essere immenso nasce dall’equilibrio delle forze, rappresenta ogni esistenza e la natura di ogni movimento.
Viene considerato il creatore, la causa che ha generato il mondo intero ed è concepito come un embrione d’oro dal quale nasce l’universo. È raffigurato con quattro teste, dopo che la quinta viene ridotta in cenere dal terzo occhio di Shiva. È di colore rosso o rosa e è chiamato il dio dalle “quattro teste”, “dai quattro volti” e “dalle otto orecchie”. Nelle sue quattro braccia tiene i quattro Veda, mentre nelle altre vari accessori come uno scettro, mestoli sacrificali, un arco, un rosario, una brocca. Brahma è raffigurato come un uomo giovane con la barba, il cui veicolo è il cigno che simboleggia il sapere; per questo motivo viene chiamato “cavaliere del cigno” e spesso è rappresentato quando esce dall’ombelico di Vishnu che dorme. La sua dimora è l’Universo chiamato anche “foresta immensa”.
Il dio vive cento anni, poi una volta che ha creato il mondo, questo non cambia per un giorno di Brahma che dura 216000000 anni. Quando Brahma si sveglia dal sonno della notte inizia un nuova creazione e questo ciclo viene ripetuto fino a raggiungimento del centesimo anno. Le quattro età del mondo sono chiamate Yuga e si dividono in Krita yuga, Treta Yuga , Dvapara Yuga e Kali Yuga.
Un giorno di Brahma è costituito da mille cicli dei quattro Yuga. Brahma vive cento anni, quando muore si assorbe negli elementi con gli altri dei.
In generale questa divinità non riceve un culto dato che costituisce il principio della creazione.
Le sue immagini vengono rappresentate in molti templi, tra cui il più importante di tutta l’India è il tempio di Pushkar, che si trova nel Rajasthan.

Vishnu l’Immanente
Sattva è la tendenza coesiva e centripeta che costituisce nella trinità induista Vishnu, che rappresenta tutto quello che tende verso una centro e crea luce, mentre Shiva è il principio centrifugo che rappresenta la dispersione e l’oscurità.
Vishnu si trova in tutte le cose in quanto coesione interiore e vince ogni forza distruttrice, perché è la potenza e la causa interna su cui ogni cosa si fonda. È considerato il simbolo su cui si basa la vita interna è il principio della continuità, mentre Shiva simboleggia la distruzione. Il dio è identificato con lo stato di sogno, dove i mondi sono dei modelli che devono ancora essere realizzati.
Nelle Upanisad e nei Purana troviamo la spiegazione della sua figura. La sua immagine lo ritrae disteso sull’oceano causale, mentre dorme e si appoggia sul serpente Residuo, altre volte è raffigurato in piedi con tutte le sue qualità e simboleggia il sovrano assoluto della tendenza coesiva sattva. Le sue caratteristiche e i suoi principali ornamenti sono :

“Le quattro braccia: indicano il dominio in ogni direzione e sono il simbolo del potere assoluto. Rappresentano gli stadi della vita dell’uomo e i fini della vita come il piacere, il successo, la perfezione e la liberazione; quattro è anche il numero dei Veda. Vishnu stringe in ogni mano la conchiglia, il disco, l’arco e il loto.”

“ la conchiglia: rappresenta l’esistenza individuale.”

“Il disco: è la mente e la potenza che crea e distrugge l’universo.”

“Il loto: simboleggia l’universo, è il fiore che sboccia nell’ oceano delle cause.”

“L’arco: è l’aspetto distruttore dell’esistenza individuale associata alla tendenza disintegrante.”

“Le frecce e la faretra: sono i poteri dei sensi che determinano il campo d’azione dell’intelletto.”

“La mazza: viene identificata con la dea Kali, che è la potenza della conoscenza che distrugge tutto quello che le si oppone.”

“Il gioiello-tesoro dell’oceano”: è collocato sul petto di Vishnu è nato dalle acque che circondano la terra.”

“La ciocca di peli Cara alla Fortuna: rappresenta la natura fondamentale e si trova sul seno destro di Vishnu.”

“La ghirlanda della foresta: è situata intorno al collo di Vishnu e è considerata il potere dell’illusione, Maya.”

“Gli orecchini: sono a forma di mostri marini e rappresentano la conoscenza intellettuale e la percezione.”

“I braccialetti: sono i tre scopi della vita: la perfezione, il successo, il piacere.”

“La corona: è la realtà inconoscibile.”

“Il velo giallo: viene indossato da Vishnu e dalle sue incarnazioni intorno alle anche, rappresenta i testi sacri dei Veda.”

“La cordicella sacra: composta da tra fili che rappresentano la sillaba sacra AUM si trova sul petto.”

“Il carro: è il simbolo della mente e del suo potere d’azione.”

“Il colore scuro: Vishnu è sempre nero o blu notte, di solito lo scuro è il colore dell’etere, la sostanza dell’universo spaziale. Nero è il colore della tendenza disintegrante tamas che è rappresentata da Shiva, mentre il colore della coesione sattva è bianco come Vishnu. Nelle rappresentazioni Vishnu è nero e Shiva è bianco perché le due tendenze sono una l’anima dell’altra.”

“Lo scacciamosche: è la legge del dharma è il soffio vitale che viene prodotto al momento della manifestazione.”

“Il ventaglio: è il sacrificio rituale, il ventaglio è usato per attizzare il fuoco.”

“Il vessillo: la gloria del Sole e della Luna è il suo vessillo”

“Il parasole: è il simbolo del mondo senza ostacoli, il paradiso dove non esiste paura.”

“La spada e il fodero: la spada che è tenuta in mano è il simbolo della conoscenza pura, mentre il fodero rappresenta il non-sapere.”

“L’uccello verbo-alato Garuda: quando Vishnu si sveglia cavalca l’uccello Garuda, metà uomo e metà avvoltoio.”

“Il serpente Residuo: quando Vishnu dorme è disteso sopra il serpente Residuo.”

Shiva: Il signore del sonno
La tendenza verso la disintegrazione tamas è rappresentata da Shiva, la potenza della distruzione da cui tutto scaturisce e tutto ha fine. La parola Shiva ha origine dalla radice “shin” che significa sonno, per questo motivo viene chiamato il signore del sonno.
La sua rappresentazione avviene tramite dei diagrammi geometrici detti yantra, un mantra e una figura antropomorfa.
Il suo emblema è il linga o fallo e la sua manifestazione si esprime quando il linga viene inserito nella yoni, l’organo femminile.
Nelle rappresentazioni ha tre occhi, un crescente di luna sulla fronte, e dalla corona fatta dai capelli arruffati scorre il Gange. Ha il corpo cosparso di cenere e indossa numerosi bracciali e attorno al collo ha una collana di perle e serpenti. Indossa una pelle di tigre, nelle mani tiene il tridente e la scure; è seduto sopra un toro bianco che simboleggia il suo veicolo e seduta vicino c’è la sua compagna Uma. La sua immagine antropomorfa può essere così descritta:

“Il colore bianco: il suo colore è bianco come la canfora. Shiva incarna la tendenza centrifuga tamas fatta di oscurità e dovrebbe essere di colore scuro, ma siccome l’oscurità è avvolta dalla luce e la luce è circondata dalle tenebre, Vishnu è nero all’esterno perché è fatto di luce, mentre Shiva che è fatto di oscurità è nero.”

“I tre occhi: rappresentano il sole, la luna e il fuoco e hanno la capacità di vedere il presente, il passato e il futuro. L’occhio frontale è quello della percezione trascendentale ed è chiamato occhio di fuoco, perché quando è aperto brucia tutto ciò che vede. Il dio Kama è ridotto in cenere dal terzo occhio di Shiva e con lo stesso sguardo durante la distruzione dell’ universo tutte le divinità vengono distrutte.”

“Il crescente di luna: si trova sulla fronte di Shiva e è il simbolo della coppa di soma, il liquido sacrificale. È situato vicino al terzo occhio e simboleggia il potere di procreare e distruggere.”

“Il Gange: il fiume sacro scorre dalla corona di capelli arruffati e purifica ogni cosa, è il simbolo della purezza rituale. Portando il Gange sulla testa Shiva ha ottenuto tutti i mezzi di liberazione.”

“I capelli arruffati: la crocchia di capelli intricati è chiamata jata e rappresenta il dio del vento Vayu, che è la forma del soma il liquido delle oblazioni.”

“La pelle di tigre: simboleggia il potere della natura, la tigre è il veicolo dell’Energia Shakti. Secondo la leggenda Shiva si trova nella foresta nelle sembianze di un mendicante nudo, siccome le spose dei saggi si innamorano di lui, questi ultimi fanno uscire una tigre da una fossa per ucciderlo, ma Shiva uccide la tigre e con le pelli crea una veste.”

“Le quattro braccia: rappresentano la padronanza su tutti gli elementi e indicano il dominio universale”

“Il tridente: è il simbolo dei tre guna le tendenze della Natura che rappresentano le funzioni di creazione, conservazione e distruzione.”

“La lancia, Pashupata: è chiamata anche “bastone del bovaro”, con essa vengono uccisi i demoni e l’universo. Shiva regala la sua lancia ad Arjuna dopo aver combattuto insieme.”

“La scure: è regalata a Parashurama per distruggere la casta guerriera e dei principi.”

“L’arco: assomiglia all’arcobaleno ed è fatto da un serpente velenoso, l’arco ha il compito di aiutare gli dei.”

“La mazza Khatvanga: Khatvanga è una mazza che ha all’estremità la testa di un morto.”

“Il serpente: è arrotolato al collo di Shiva, che può bere il veleno per liberare il mondo. In cosmologia rappresenta i cicli del tempo, ma in particolare è l’energia addormentata detta Kundalini, che viene stimolata attraverso diverse tecniche dello yoga.”

“Il laccio: ha il compito di legare i colpevoli.”

“La collana di teschi: dopo la distruzione l’universo è soltanto un ammasso di ceneri, per questo Shiva è raffigurato ricoperto di cenere e con al collo la collana di teschi che sono i cicli senza fine delle epoche.”

“Le ceneri: secondo la leggenda Shiva con lo sguardo del suo terzo occhio, riduce in cenere l’universo e tutti gli dei e poi si sparge sul corpo le ceneri, per questo motivo i devoti di Shiva si cospargono il corpo con la cenere del fuoco rituale.”

“Il damaru, il tamburo a forma di clessidra: il linga e la yoni sono rappresentati da un triangolo di fuoco con la punta verso l’alto e da un triangolo d’acqua con la punta verso il basso. Quando i triangoli si penetrano formano un poligono stellato che rappresenta la manifestazione, mentre se si separano si ha la dissoluzione dell’universo. Il bindu è il punto in cui le punte sono in contatto ed è il punto dove inizia la manifestazione. Il damaru ha la forma a clessidra e scandisce i ritmi del cosmo.”

“Il toro: simboleggia il veicolo di Shiva è bianco, con la corporatura robusta e gli occhi neri. È rappresentato seduto vicino a Shiva. Di solito i fedeli prima di entrare nel tempio toccano i testicoli del toro da cui ha origine la vita.”

“Il leone: quando Shiva sale sopra il toro si appoggia sopra un leone dal grasso ventre, che è il simbolo dell’avidità per il cibo. La golosità è la strada che conduce alla smodatezza.”

“Kashi: è la città della luce chiamata anche Benares o Varanasi, la luminosa città di Shiva. Secondo la leggenda Kashi sarebbe la città più antica del mondo fondata da un re in una foresta ricoperta da erba sacra chiamata kasha. Quindi Kashi è il luogo dove nasce l’erba sacra. Secondo l’etimologia il significato di “kash” sarebbe brillare, quindi Kashi è la città della luce. La città della luce è anche la città del sapere, infatti kashi è il nome che è attribuito alla testa, sede del sapere, dove si trova il loto dai mille petali. La città è situata nel punto in cui i tre canali del corpo sottile si uniscono e formano il tridente di Shiva. La città di Benares è il luogo dove si incrociano i tre Gange. In India si trovano cinque luoghi sacri a Shiva: a Kashi dove si venera il linga d’acqua, a Kanci il linga di terra, a Chidambara il linga d’etere, a Kalahasti il linga d’aria e a Tiruvannamalai il linga di fuoco.”

“Il linga o fallo: Il linga rappresenta la sorgente della vita ed è l’emblema di Shiva, l’Uomo supremo. Esso rappresenta l’Universo. Quando gli induisti venerano il linga riconoscono una forma eterna e divina che si manifesta nel microcosmo. Il fallo è definito come “la divinità che supera le dieci dita.”

“La yoni: è il simbolo dell’Energia universale rappresentata dall’organo femminile che circonda il linga. Il fallo è il simbolo dell’Uomo cosmico è l’emblema maschile, mentre il simbolo dell’Energia che è la Natura è la yoni, l’organo femminile. Il suo simbolo è un triangolo composto dalle tre caratteristiche della Natura: l’orbitazione che crea, la concentrazione che illumina, la dispersione che ottenebra. Secondo la creazione Shiva dona il seme, Vishnu lo riceve e la yoni Brahma è lo sperma che li unisce.”

La Bhagavagita: “ Il canto del beato”
All’interno della Mahabharata è inserita la Bhagavadgita, un poema epico composto da diciotto canti per un totale di settecento versi. La Gita narra l’inizio della battaglia fra le due stirpi dei Kaurava e dei Pandava . La narrazione è composta da un dialogo riferito a una terza persona nell’ambito di un altro dialogo. Nell’introduzione Sanjaya, auriga del re Dhrtarastra, racconta a quest’ultimo i preparativi per la battaglia e riferisce il dialogo avvenuto tra Arjuna, l’“Arciere”, della famiglia dei Pandava e il dio Krsna. Arjuna si sente sconfortato perchè si trova a combattere contro i suoi parenti e preso dal dubbio è indeciso se in nome della legge del Dharma uccidere gli avversari oppure rinunciare ad ogni azione. Ecco le parole di Arjuna rivolte a Krsna :

“Quando io vedo o Krsna, la mia stessa gente schierata e ansiosa di battaglia, le mie membra sono prese da sgomento, la bocca si fa arida, e il mio corpo trema, mentre sul mio capo si rizzano i capelli.”

Il dialogo tra l’eroe e Krsna apre la discussione sulle problematiche dell’esistenza dell’uomo e la risposta del dio prevede un’esaltazione dell’azione prescritta dalla legge del Dharma.
Il testo attribuisce una notevole importanza allo yoga come disciplina che unisce sia i sensi che il pensiero. Nel poema la parola “yoga” perde il suo significato tecnico e assume il sinonimo di “bhakti”, la religiosità devozionale che ha il compito di condurre l’uomo alla liberazione.
Nella Gita viene espressa l’adorazione del fedele nei confronti del dio e la benevolenza di Krsna verso il fedele. Al termine del poema Arjuna decide di seguire l’insegnamento di Krsna e inizia a combattere; la battaglia termina con la sconfitta e la morte dei Kurava e con la vittoria d Arjuna e dei Pandava.