Di seguito, un mio articolo per la rivista Re Nudo, "trimestrale tematico per la rivoluzione dell'essere", pubblicato nel numero 12 (Primavera 2011).
Benares: nel mio romanzo Un giardino dell’Eden (Viverealtrimenti Editrice) l’ho definita “città santa e malsana”.
Sembra sia la città vivente più antica del mondo, già fiorente centro commerciale, allo sfociare del fiume Varuna nel Gange, intorno all’ottavo secolo A.C. Le prime fonti scritte la presentano nutrita di pashupata, asceti nudi coperti di cenere, legati ad una delle forme arcaiche di Shiva, il suo fondatore mitico (che la creò, al principio dei tempi, per avere terra sotto i suoi piedi).
Nell’immaginario comune è la città della morte, per le crudo-coreografiche pire funerarie in 2 suoi ghat e per quelle “spontanee”, in luoghi improvvisati, soprattutto sulla riva opposta del fiume sacro, considerata “impura”, non urbanizzata e, generalmente, temuta.
E tuttavia, Benares è la città della buona morte, di una morte “liberatrice”, “dekarmizzante”. Non a caso è la città dove gli hindu vanno in pellegrinaggio per morire per l’ultima volta, credendo di liberarsi dal ciclo di nascite-morti-rinascite.
In una sintesi semiseria, può essere tratteggiata come “una presenza ingombrante del sacro (un tempio ad ogni angolo, un linga ― pietra fallica simbolo di Shiva ― in ogni nicchia) nell’incombere del tifo petecchiale”.
Sorvoliamo, difatti, sugli standards igienici di cui può ancora fregiarsi Benares, pur a fronte di cospicui miglioramenti.
Degna di cotanta città: Smriti Singh che, a sedici anni, ne è stata Miss.
Personaggio stravagante (soprattutto in quanto donna; in India sono ancora spesso confinate in ambito domestico ma tutto sta cambiando con grande velocità), è quasi una Sofia Loren dei suoi vicoli intricati e delle sue strade polverose, punteggiate di rickshaw.
Yogini oramai di successo europeo, gestisce un centro di yoga ed ayurveda ad Assi Ghat, l’area turistica della città, dove, tra gli altri, soggiornava Tiziano Terzani.
In particolare si è specializzata in due importanti branche dell’ayurveda: Panchkarma e Shirodara.
Panchkarma significa, letteralmente, “le 5 azioni”, tutte volte a purificare lo psicosoma, eliminando le tossine che ha accumulato.
A seconda della costituzione del paziente (ovvero delle proporzioni in cui sono presenti, in essa, i tre “umori”: Vata, Pitta, Kapha) e delle problematiche da risolvere, viene privilegiata un’azione piuttosto che un’altra.
Chi dovesse, ad esempio, avere problemi di muco in eccesso (dunque uno squilibrio di Kapha, assimilato ai fluidi) nella forma di bronchiti, raffreddore, asma, sinusite, può ottenere giovamento dall’azione terapeutica di Vamana, ovvero dall’ingestione di succhi medicamentosi, latte o acqua calda e sale per indurre dolcemente il paziente a vomitare, dunque a liberarsi di cibo maldigerito e secrezioni gastriche disturbanti. Naturalmente, dopo questo trattamento o breve ciclo di trattamenti, bisogna assumere cibo leggero (porridge, riso e lenticchie, frutta o succhi di frutta) per cinque giorni.
Oltre ad eliminare, indirettamente, il muco in eccesso, Vamana Karma migliora la capacità digestiva ed è di supporto nel contenimento dello stress.
Coloro che dovessero invece avere problemi legati ad uno squilibrio di Pitta (assimilato all’elemento fuoco) ovvero, per fare alcuni esempi: acidità, itterizia, parassiti intestinali, problemi cutanei, possono trarre giovamento dal Virechana Karma, dall’assunzione, per via orale, di soluzioni purgative a base di erbe ayurvediche.
Persone con problematiche maggiormente legate all’umore Vata (assimilato all’elemento aria), che soffrono di costipazione, ventre gonfio e meteorico, sovrappeso, dolore di schiena ma anche di mialgie o disordini sessuali, possono ricorrere ad una delle due forme di Basti (o Vasti) Karma, ovvero ad un enteroclisma con una soluzione calda che può essere solo a base di erbe (Nirooha Vasti) o di erbe ed olii (Sneha Vasti).
In ultimo, esiste il Nasyam Karma che, attraverso l’introduzione di olii medicamentosi nel naso, può essere di grande aiuto nel trattamento di mal di testa, sinusite, emicrania e simili.
Merita segnalare che propedeutica e complementare ai trattamenti delle “5 azioni (o misure terapeutiche)” è la pratica del massaggio ayurvedico e può essere considerata alla stregua di originale tipo di massaggio anche la tecnica di Shirodara, una delle più popolari in ayurveda.
Questa consiste nello spargere circa 5 litri di olio caldo sulla fronte del paziente supino sul droni (tavolo in legno), da sinistra a destra e da destra a sinistra, con un ritmo lento e facendo fluire l’olio da un apposito tegame metallico, assicurato ad un sostegno.
In alternativa, il flusso di olio può essere concentrato all’altezza del terzo occhio, ovvero della ghiandola pineale per aiutare la concentrazione e liberare dallo stress.
Shirodara è considerato miracoloso nella rivitalizzazione della mente, nel trattamento dell’insonnia e della depressione e dei tanti sintomi legati ad uno stile di vita stressante.
Tutto questo e molto di più è possibile trovare nell’intimo centro di Smriti Singh, nel cuore di Benares, odoroso di erbe ed essenze e di incenso utilizzato a profusione per la puja: la cerimonia di offerta alle divinità del pantheon hindu tra cui, in questo caso, non può che primeggiare, sulla sua pelle di tigre, il benevolo e tuttavia temibile Shiva.
Smriti Singh sarà in Europa a Giugno e Luglio per alcuni di workshop di yoga e sarà anche disponibile per alcuni trattamenti ayurvedici.
Chiunque fosse interessato può utilizzare il suo diretto contatto e-mail, scrivendo in inglese (omyogasmriti@yahoo.co.in) o scrivere, in italiano, a info@viverealtrimenti.com.
Per maggiori informazioni visitare il sito www.omyogainternational.com.
Manuel Olivares www.viverealtrimenti.com.