Si chiama Aval, e’ un edificio- “nucleo abitativo” della Federazione di comunita’ di Damanhur e ricade sotto la giurisdizione del comune di Cuceglio (To). Considerato all’altezza dei migliori parametri di sostenibilita’, e’ stato premiato con una bandiera verde dalla FEE (Foundation For Environmental Education), nell’ambito del programma di educazione ambientale “Green Home”.
La Federazione di comunita’ di Damanhur rappresenta una delle piu’ importanti esperienze comunitarie del GEN (Global Ecovillage Network) e della RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici). In virtu’ di questo, l’ecologia non puo’ non essere una sua “pietra angolare”. Se parlare di ecologia, oggi, e’ consuetudine diffusa, praticarla lo e’ sicuramente meno, non foss’altro per alcuni costi iniziali. Fare seriamente ecologia richiede dunque solidita’ e, nella misura in cui i costi vengono ammortizzati nel giro di pochi anni, lungimiranza.
A Damanhur, esperienza ultratrentennale, mi sembra siano presenti entrambe le qualita’ ed una delle cartine di tornasole puo’ essere il primato italiano, della Federazione, per le dimensioni dell’impiantistica fotovoltaica.
Il nucleo abitativo Aval
In linea generale, i damanhuriani sono organizzati in nuclei familiari, ciascuno dei quali composto da una ventina di persone che gestiscono una o piu’ case comuni. Nel nucleo Aval vivono 16 persone: 5 coppie e 6 singles ed una diciassettesima dovrebbe giungere, concedendomi una virata fiabesca, a cavallo di una cicogna.
Ogni coppia ha una propria stanza e, nella misura del possibile, anche ogni single.
L’edificio ha una superficie lorda di circa 800 metri quadri e puo’ ospitare sino a 25 persone. La costruzione e’ stata realizzata a tempo di record: in otto mesi una tra le case piu’ sostenibili d’Italia e’ subentrata ad un vigneto. Le persone che hanno aderito al progetto ed ora abitano Aval sono tutte piuttosto giovani (l’eta’ media e’ 34 anni). In genere condividono “il rito” del pasto serale, dato che durante il giorno sono, tendenzialmente, impegnate dentro e fuori la Federazione.
La casa viene volutamente mantenuta “aperta verso l’esterno”. Il salone centrale ha la parete posteriore, con vista su una casa vicina, interamente “finestrata”. Inoltre, ai margini del giardino, non sono state messe, come spesso accade nelle abitazioni convenzionali, “siepi divisorie”. Tutto questo, mi diceva Corvo, uno degli abitanti del nucleo, per creare un respiro ed una comunicazione anche visuale. I rapporti con il vicinato, del resto, sono ottimi e questa qualita’, mi diceva sempre Corvo, si estende praticamente all’intero comune ed alle stesse istituzioni, pur in presenza di un’importante ma non discriminante differenza: l’appartenenza o meno alla Federazione di Damanhur.
Due chiacchiere illuminanti con Corvo
Corvo e’ un importante ed appassionato riferimento per gli aspetti tecnici della costruzione. Oltre ad essere un buon tecnico e’ anche un artista, un orafo per la precisione e lavora in collaborazione con l’oreficeria damanhuriana.
“Questa casa”, mi dice nel corso di un’intervista, “assieme alla vicina fattoria Prima Stalla (una vecchia struttura rurale totalmente trasformata dai damanhuriani e dove si praticano agricoltura ed allevamento biologici) ha ottenuto il premio FEE perche’ e’ stata pensata e costruita per essere ad impatto ambientale molto basso, sia per quanto riguarda la costruzione, realizzata con materiali il meno possibile di sintesi, sia per le modalita’ adottate per valorizzare al massimo il consumo energetico, evitando qualunque spreco”.
Fatta questa premessa, Corvo si sofferma su aspetti che potrebbero sfuggire ad un occhio poco attento, in primis di natura estetico-geometrica: “questa casa e’ a semicerchio. La semicircolarita’, oltre ad avere una funzione estetica, e’ da ricondursi ad uno studio legato alle forme. Essendo un’abitazione che deve ospitare una famiglia, dunque un’energia mista maschile e femminile, deve riunire i due aspetti. Le forme maschili sono in genere molto squadrate, come si puo’ dedurre dall’osservazione, ad esempio, di una caserma. Essendo questa una casa per una famiglia, associa forme semicircolari a forme squadrate, ad esempio quelle del salone centrale. Bilanciando i due aspetti, abbiamo creato una sorta di coppa rivolta verso sud, di modo che la luce solare ed il calore possano essere acquisiti pienamente dall’edificio, il cui tetto stiamo finendo di ricoprire con pannelli fotovoltaici”.
Le stanze sono state sapientemente collocate nelle due aree-sud della casa -che si dipartono dal salone centrale costituendone come due ali- e si dispongono lungo un corridoio esposto a nord, al lato piu’ freddo, che le preserva fungendo da “intercapedine protettiva”.
“Si e’ cercato di creare una struttura che riuscisse a far convivere l’aspetto comunitario con quello privato”, sottolinea Corvo, “per cui le stanze che si trovano sulle due ali hanno una loro privacy, garantita anche dalla curvilineita’ del corridoio, che non consente facilmente, ad esempio, a chi si trova nel salone centrale di vedere chi entra e chi esce dalle diverse porte. La riservatezza, tuttavia, viene bilanciata dalla caratteristica strutturale dell’edificio per cui, per accedere agli spazi personali, si e’ comunque costretti ad attraversare lo spazio comune…per evitare tendenze solipsistiche”.
Alcuni dati da “scheda tecnica”
Stando ad una relazione illustrativa dei damanhuriani, la struttura e’ stata realizzata con blocchi in laterizio microporizzato tramite l’aggiunta di farina di legno, per garantire isolamento, traspirazione ed inerzia termica.
Circoscrivendo l’utilizzo del cemento alle sole fondamenta, sono state impiegate malte confezionate con calci naturali e, per l’intelaiatura del tetto, pannelli di legno lamellare. Per aumentare l'isolamento termico, tanto sulle pareti esterne quanto sul soffitto e' stato applicato un cappotto in pannelli di fibre di legno. I serramenti (finestre e porte-finestre) sono realizzati, a loro volta, in legno lamellare di forte spessore mentre le porzioni trasparenti hanno vetri di ultima generazione, dotati di camera riempita di gas argon e coating magnetronico basso-emissivo.
Il riscaldamento ed il raffrescamento sono affidati a pannelli radianti a pavimento e a parete che massimizzano il comfort abitativo con il minimo dispendio energetico. Le acque piovane vengono accumulate in due serbatoi interrati ed utilizzate per gli sciacquoni dei wc e laddove non sia necessaria acqua potabile.
La produzione dei fluidi caldi o freddi per la climatizzazione invernale ed estiva è affidata a due pompe di calore a metano che scambiano energia con acqua di profondita', di cui si utilizza la temperatura. I fluidi caldi e freddi sono accumulati in due serbatoi da 2000 litri ciascuno. Il rendimento della climatizzazione estiva risente positivamente della presenza di una piscina riscaldata che consente di mantenere sufficientemente bassa la temperatura dei fluidi caldi.
La produzione di calore è integrata da pannelli solari termici disposti sul fronte in terra armata e collegati al serbatoio di accumulo dell’acqua calda sanitaria da 2000 litri che può scambiare energia con l’accumulo del fluido caldo in entrambe le direzioni.
Particolarmente efficace, al punto da essere stato premiato da un finanziamento europeo, il sistema di ricambio dell’aria. Questa viene veicolata da un pozzo nel giardino. A seconda della stagione, si scalda o si raffredda nei 15 metri che percorre a circa un metro e mezzo di profondita’, nella terra, per arrivare nell’edificio (il sottosuolo, alle nostre latitudini, ha una temperatura, costante, di 12-13 gradi). Giunta nella centrale tecnica, ha modo di scambiare termicamente con l’aria in uscita (di circa 19 gradi, gli stessi degli ambienti interni dell’edificio). Immessa nell’ambiente, da bocchettoni alti sulle pareti, e’ quasi alla temperatura ideale. Necessita di appena qualche “ritocco”, di un paio di gradi aggiuntivi in inverno, dalle fonti energetiche rinnovabili. In questo modo non e’ necessario aprire spesso le finestre (il ricambio d’aria, con il sistema illustrato, avviene 8 volte in un’ora), evitando cospicue perdite di calore.
Per la produzione di energia elettrica è stato installato un impianto da 20 kWp ed è in programma una ampliamento per portare la potenza installata a 60 kWp, sfruttando interamente la superficie del tetto del nuovo fabbricato. A fronte di tutto questo ed altri dettagli tecnici su cui ho deciso di sorvolare, quali sono i costi? Quelli iniziali sono stati senz’altro piuttosto elevati ma oggi, per la gestione dell’edificio, sono inferiori di circa diecimila euro annui rispetto a quelli di una stessa struttura realizzata in maniera convenzionale. In cinque anni i costi iniziali dovrebbero dunque essere ammortati, poi si potra’ solo andare in attivo.