TRANSUMANZA

QUESTO BLOG E' IN VIA DI SUPERAMENTO. NE STIAMO TRASFERENDO I POST MIGLIORI SUL SITO DI VIVEREALTRIMENTI, DOVE SEGUIRANNO GLI AGGIORNAMENTI E DOVE TROVATE ANCHE IL CATALOGO DELLA NOSTRA EDITRICE. BUONA NAVIGAZIONE!

domenica 28 agosto 2011

LUNA NUOVA -- domenica 28 agosto -- da Ajahn Munindo

Come un pesce trascinato via
dalla sua casa sott’acqua
e scagliato sulla terraferma
si dibatte
così freme il cuore
quando viene rapito
dalla corrente di Mara.

Dhammapada strofa 34

Probabilmente, possiamo riconoscerci tutti in questa immagine.
Descrive come ci sentiamo quando tentiamo di lasciar andare le nostre
abitudini. La corrente di Mara è la forza della distrazione e senza
riguardo per quanto duramente proviamo con la pratica, la nostra
dipendenza alla distrazione sembra far sempre ritorno, certe volte in
modi sottili, altre volte grossolani. Più la nostra risoluzione a
lasciar andare è intensa e più gli impedimenti appaiono convincenti.
Non si tratta necessariamente di qualcosa che non va per il verso
giusto, è un fatto naturale. Siamo tutti nella stessa situazione e può
essere d’aiuto ricordare che abbiamo bisogno del reciproco sostegno in
questo impegnativo viaggio.

Con Metta
Bhikkhu Munindo

(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)

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sabato 27 agosto 2011

Le proposte di Viverealtrimenti per il manifesto proposto dal CONACREIS

Ho il piacere di condividere con i lettori di Viverealtrimenti alcune riflessioni che ho postato sul forum del CONACREIS per contribuire alla realizzazione di un manifesto di spiritualità laica, libera e consapevole.
Il contributo:

Dopo aver letto i precedenti contributi, sono ben felice di darne uno mio per un manifesto di spiritualità laica, libera e consapevole, persuaso che ogni genere di movimento ed istanza trasformatrice necessiti di coordinate teoriche se non "precise" almeno "sufficientemente delineate".
Veniamo dunque ad analizzare alcune parole chiave:


Globalizzazione


La globalizzazione rappresenta il nostro presente ed il nostro futuro e credo debba dunque divenire l'imprescindibile cornice di riferimento entro cui sviluppare ipotesi e prassi di trasformazione sociale. Ovvio che esista una globalizzazione "buona" ed una deteriore e che si debba lavorare ad implementare l'una arginando gli effetti negativi dell'altra ma, per dirla con uno slogan, "le contraddizioni e le problematiche della globalizzazione debbono essere risolte nella globalizzazione stessa!".


Intercultura


Una delle sfide più belle della globalizzazione è il dialogo interculturale. Un dialogo che non sia, necessariamente, un "minuetto" e non tema di rappresentare un momento di "incontro/scontro". Le differenze, difatti, ci sono e sono profonde e sono uno dei motivi per cui vale la pena accettare la sfida.
Un serio [senza mai perdere "la tenerezza" ed il senso dell'umorismo] e profondo dialogo interculturale può essere una grande occasione di crescita collettiva. La città ecologica di Auroville, nel sud dell'India, una delle realtà più importanti del GEN (Global Ecovillage Network), lo testimonia bene.
Credo dunque un elemento essenziale di un prossimo futuro possa essere il viaggio e, entrando più nello specifico, la promozione di scambi tra diverse comunità intenzionali ed ecovillaggi nel mondo, per favorire un dialogo al contempo interculturale ed intercomunitario.


Società plurale


La società plurale, punto d'arrivo del miglior pensiero liberale, non può che essere, a sua volta, conseguenza della globalizzazione. La reazione è spesso quella di ripiegarsi su se stessi, sulla propria specificità e l'aumento di consensi alla destra radicale in Europa o, addirittura, i recenti fatti tragici della Norvegia, sono esemplificativi in questo senso.
Una "chiusura difensiva etnica" credo possa essere considerata una sorta di "malattia infantile" del Villaggio Globale.
Credo, allo stesso tempo, sia giusto lavorare ad una sempre più equilibrata società plurale [molto può aiutare una conoscenza più approfondita dell'altro, of course], plurale anche negli stili di vita oltre che multietnica e per questo credo che un fenomeno, intrinsecamente eterodosso, come le comunità intenzionali e gli ecovillaggi, debba essere esplicitamente incoraggiato ed implementato.


Una sobria prosperita'


Credo sia il movimento delle comunità intenzionali e degli ecovillaggi, sia una moderna spiritualità laica, libera e consapevole debbano essere improntati ad una cultura del benessere, di una "sobria prosperità". Credo dunque sia bene implementare "business dal volto umano" (realtà come la cooperativa Inner Life di Ananda sono un buon esempio in questo senso).
Credo anche che le comunità intenzionali e gli ecovillaggi debbano offrire concrete ed appetibili opportunità lavorative a coloro che sognano di lasciare la città ed un lavoro alienante. In parte questo è già una realtà e credo si debba continuare a camminare, in maniera decisa, in questa direzione.


Tradizione


Vivendo in Oriente da diversi anni, ho imparato ad apprezzare il concetto di tradizione, di cui l'Occidente e', invece, maggiormente "orfano".
La tradizione (da tradere: consegnare, trasmettere dei "contenuti") ha il grande vantaggio di una solidità millenaria pur con tutte le sue crepe e contraddizioni. Credo la tradizione debba essere un elemento con cui imparare a confrontarsi, senza necessariamente abbracciarla in maniera acritica. Credo piuttosto sia utile come bussola, nel momento in cui indica una direzione avendo chiara la quale si può anche decidere di procedere in direzioni diverse.
Credo dunque una ricerca spirituale moderna possa trarre giovamento da un approfondimento di diverse tradizioni religiose e, non meno importanti, filosofiche: dall'induismo, al cristianesimo, dal buddismo all'Islam passando per quelle che possono sembrare espressioni di "un'antitradizione" - l'illuminismo e la secolarizzazione - che tuttavia possono essere considerate, oggi, alla stregua di più giovani espressioni tradizionali.
Trovo che la New age abbia avuto un ruolo positivo nella "sprovincializzazione del sacro", nell'additare tante, diverse espressioni dello stesso, pur presentandole in maniera superficiale. Finita la vulgata New age credo sia giunto il momento dell'approfondimento, dello studio dei profondi patrimoni culturali i cui innumerevoli epigoni, consapevoli o meno, si stanno oggi iniziando a confrontare, in maniera "più ravvicinata" nell'agorà della globalizzazione.
Non è ovviamente necessario approfondire tutte le espressioni della tradizione [per quanto una conoscenza generale, "a maglie larghe",sia auspicabile), non ce ne sarebbe il tempo materiale. Ciascuno può approfondire quella o quelle che sente piu' vicino, facendone un proprio parametro di riferimento.
Per dirla ancora con uno slogan: "oggi, un'attitudine spirituale [termine a cui preferisco quello di crescita integrale] non deve essere necessariamente reinventata quanto, semplicemente, riscoperta!".

Epilogo

Quanto presentato in questo documento è, ovviamente, appena una bozza, materiale grezzo da utilizzare in un crescente "sforzo teorico" collettivo per tentare qualche passo evolutivo come singoli, comunità e, un po' iperbolicamente, umanità.
Tutto il meglio

Manuel Olivares

www.viverealtrimenti.com
www.viverealtrimenti.blogspot.com

venerdì 26 agosto 2011

Manifesto per la spiritualità laica, libera e consapevole.

Conacreis vuole proporre a soci e amici un "Manifesto per la spiritualità laica, libera e consapevole".
Il documento è in fase di elaborazione e tutti possono contribuire con idee, considerazioni e proposte.
Si tratta di uno strumento che vogliamo utilizzare per definire insieme finalità, obiettivi e caratteristiche di un'identità culturale che può essere condivisa da associazioni grandi e piccole, movimenti spirituali, ecovillaggi e pensatori laici.
A partire da questo confronto vorremmo dare il via ad un "movimento culturale e spirituale" rivolto ad una società italiana ed europea in continua e rapida evoluzione.
L'importante ricchezza di valori etici e di libero pensiero, espressione d'esperienze antiche e nuove, può essere utile riferimento di vita per chi è alla ricerca di un "mondo migliore".
Il tuo contributo per noi sarà importante.
Nel Forum puoi trovare i primi elaborati inviati da alcuni membri del Consiglio Direttivo del Conacreis. Sono pubblicati in ordine di arrivo e mi auguro siano stimolo ad una riflessione che porti apertura e condivisione.

martedì 23 agosto 2011

Ecovillaggio Campanara - 9, 10, 11 settembre 2011 - Incontro promosso dalle Rete Italiana Villaggi Ecologici

Campo di formazione e confronto tra ecovillaggi e progetti nascenti, presso l'ecovillaggio Campanara.

Guideranno l'incontro gli ecovillaggisti di diverse comunità italiane, che metteranno a disposizione le proprie competenze per aiutare i futuri ecovillaggisti a sciogliere le aggrovigliate questioni del vivere in comunità.

Per motivi organizzativi bisogna prenotarsi per l'evento entro il 4 settembre contattando Giulia 334.3631537, Silvia 3357104642 o via mail a juliehelene@libero.it

È necessario portare la propria tenda, il sacco a pelo, le stoviglie (piatto, posate e bicchiere) e la torcia.

L’accoglienza partirà dalla mattina dell’9 settembre (ma per chi volesse può arrivare anche l’8 sera comunicando questo al momento della prenotazione).

Programma di massima:

Venerdì 9 settembre: mattinata dedicata all’accoglienza e sistemazione dei nuovi arrivati15: cerchio di presentazione, definizione dei problemi e dei bisogni dei nuovi progetti. Confronto tra ecovillaggi e progetti nascenti. 17: workshop “vivere nell'ecovillaggio in pratica”; 19-20 cena 21:00 presentazione progetto Campanara. A seguire video proiezione il pianeta verde

Sabato 10: 7-8 attività psico-fisica (yoga, tai chi, meditazione, ecc.)8-9 colazione9:30 workshop proposti dagli ecovillaggi. 13-14 pranzo 15-16 sportello degli ecovillaggi e progetti, mostra, mercatino 16 Workshop, discussione sulla risoluzione dei problemi giuridico normativi. 19-20 cena 21 jam session

Domenica 11: 7-8 attività psico-fisica (yoga, tai chi, meditazione, ecc.) 8-9 colazione9:30 cerchio delle emozioni e delle idee, workshop su pratica di comunicazione non violenta e sulla risoluzione dei conflitti 13-14 pranzo 15 feedback e saluti

Info sui contributi ed altro: juliehelene@libero.it

martedì 16 agosto 2011

LUNA PIENA -- domenica 14 agosto -- da Ajahn Munindo

E’ difficile da educare la mente attiva
capricciosa e vagabonda:
padroneggiarla è essenziale
perché porta gioia e benessere.

Dhammapada strofa 35
Se praticate correttamente sarà difficile. Non c’è bisogno di
giudicarsi male solo perché si lotta. Succede a chiunque sia
consapevole. Ricordate, sono le nostre abitudini che rendono le cose
difficili, non la realtà, non il Dhamma. Dunque, noi decidiamo
regolarmente di allineare tutti gli aspetti della nostra vita con il
Dhamma. Ricordate anche che più è ferma la nostra risoluzione, più la
pratica è difficile, dunque la modestia nelle ambizioni può essere una
buona cosa.

Con Metta

Bhikkhu Munindo

(Ringraziamenti a Giorgio per la traduzione)

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Santacittarama
Monastero Buddhista
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martedì 9 agosto 2011

A colloquio con l'antropologo Gabriele Mina.

Di seguito un colloquio avuto con l'antropologo Gabriele Mina, curatore del saggio Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari in Italia, in uscita a novembre per Elèuthera. Nel saggio comparirà un estratto della seguente conversazione, incentrata sul rapporto fra “costruttori babelici” (artisti autodidatti, “ispirati al bordo della strada”) e “costruttori comunitari”.


Esistono delle espressioni “artistiche” nelle comunità e negli ecovillaggi, oppure attività simili (ceramica, artigianato, vestiti, etc.) sono funzionali all’uso interno e alle partecipazioni ai piccoli mercati? Esiste qualcosa di paragonabile alla “autocostruzione artistica” o necessariamente prevalgono architetture e forme povere e funzionali alla comunità? Verrebbe da pensare che simili forme siano più presenti in contesti urbani (come Christania o i luoghi occupati dagli squatters) piuttosto che in realtà di campagna, o sbaglio?

Io credo, innanzitutto, che l’idea stessa di vivere in una comunita’ o in un ecovillaggio riveli un “approccio artistico” alla vita. Fatta questa premessa, indubbiamente esistono espressioni artistiche di vario ordine e grado nelle comunita’ intenzionali e negli ecovillaggi. Dalle forme piu’ semplici di arte, funzionali all’uso interno ed ai piccoli mercati (penso alla cesteria degli elfi, alle ceramiche raku di comunita’ come La Citta’ della Luce, alle saponette artigianali di Torri Superiore, eccetera) fino all’autocostruzione artistica vera e propria. In questo senso, l’esempio piu’ calzante e’ quello di Damanhur e dei Templi dell’Umanita’, di cui torneremo a parlare.
Pensando ad espressioni artistiche nelle comunita’ e negli ecovillaggi che mi hanno colpito, ritrovo l’ecovillaggio di Campanara la cui chiesa, sconsacrata, e’ stata affrescata con motivi religiosi sincretici, i quadri, spesso a carattere metafisico, di Oberto Airaudi, fondatore di Damanhur o alcuni spettacoli teatrali di strada degli Elfi; meravigliosi!. Sono solo tre esempi cui si potrebbero aggiungere, in maniera “eterodossa”, gli splendidi orti sinergici che si trovano in diverse realta’ comunitarie, prima fra tutte quella di Basilico, nel Mugello. Credo davvero possano essere considerati, a loro volta, una forma d’arte.
Da un punto di vista specificamente architettonico, credo meriti segnalare la struttura del Villaggio Verde, in Piemonte, concepita dall’architetto Giorgio Grati, le cui idee hanno preso forma nel progetto, parzialmente realizzato, di un insediamento circolare attorno ad un laghetto centrale. Da un punto di vista storico, un teorico comunitario che ispiro’ la creazione di particolari citta’-giardino fu l’utopista francese Charles Fourier che credo meriti un focus a parte. Qui basti citare che alcuni suoi principi architettonici sono stati ripresi dal celebre Le Corbusier ed in molti progetti contemporanei di co-housing.
Al riguardo credo meriti menzione anche il comune di Campomaggiore (in provincia di Potenza), presentato come “il paese dell’utopia sociale” perche’ progettato e realizzato, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, in linea con principi fourieristi ed oweniani (l’inglese Robert Owen fu un altro importantissimo teorico comunitario ottocentesco).
Non mancano, del resto, nell’eterogeneo mondo comunitario, forme povere e funzionali alla comunita’ ma non so quanto si possa pensare che forme di autocostruzione artistica siano piu’ presenti in contesti urbani, come Christiania o luoghi occupati dagli squatters. Sicuramente Christiania ha dato prova di una grande creativita’ in vari ambiti: architettonico (con case costruite anche sugli alberi), teatrale, musicale (e’ riuscita ad ospitare, nei suoi eventi, musicisti di indiscusso successo internazionale come Bob Dylan).
Per trovare un equivalente “rurale” bisogna considerare comunita’ con una consistenza numerica di membri che possa reggere il confronto. Mi viene dunque in mente ancora una volta Damanhur che, oltre che nel caso dei Templi dell’Umanita’, ha dato prova di una gran creativita’ ed autocostruzione artistica nelle proprie abitazioni. In particolare ho descritto dettagliatamente, in un articolo, un edificio damanhuriano — Aval — che, considerato all’altezza dei migliori parametri di sostenibilita’ (e, per questo, e’ stato progettato in maniera artistica oltre che architettonica), e’ stato premiato con una bandiera verde dalla FEE (Foundation For Environmental Education), nell’ambito del programma di educazione ambientale “Green Home”. Per saperne di piu’ potete leggere l’articolo sul mio blog viverealtrimenti.blogspot.com cercando il post, del 29 giugno 2008, Ecosostenibilita’ premiata a Damanhur.

Gli autodidatti babelici spesso sono visti con sospetto, talora con ostilità: bollati come eccentrici o “scemi del villaggio”, vengono sentiti estranei dalla comunità che non comprende il senso di imprese decennali, dedicate alla costruzione di monumenti eccentrici ed effimeri, senza ritorni economici. Considerazioni analoghe si possono fare per molti comunardi e zappatori, circondati dalla diffidenza (penso alla storia di Ovada, agli elfi appenninici). Eppure entrambi sono radicati nella cultura: molti villaggi nascono ridando vita a borghi abbandonati, riallacciano dei legami con mondi agricoli e pastorali, ritrovano saperi. Sembrano ai margini della cultura, periferici, quasi extra-terrestri, mentre in realtà sono profondamente radicati alla storia di un territorio. È una prospettiva che ti convince?

Mi convince senz’altro; la storia del mondo comunitario e’ ricca di episodi di diffidenza ed ostilita’ che, per quel che ne so io, nella maggiorparte dei casi si sono risolti, a livello locale, felicemente (meno quando la controparte sono state le istituzioni; questo argomento e, in genere, episodi in cui comunita’ intenzionali ed ecovillaggi hanno subito attacchi molto pesanti da istituzioni o media importanti, meriterebbe un’intervista a parte).
I comunitari, difatti, sono spesso le “anime contadine” di cui canta Fabrizio de Andre’ in Anime salve e finiscono per trovare forme di dialogo efficaci con gli autoctoni, pur a fronte di diversita’ culturali profonde. Potremmo dire, con uno slogan, che la terra li unisca. E’ verissimo che i comunitari (i casi di Damanhur e degli Elfi sono particolarmente emblematici al riguardo) ridanno vita a borghi abbandonati, riallacciando legami con mondi agricoli e pastorali dimenticati (potremmo dire “in via di estinzione”), ritrovando saperi e radicandosi nella storia di un territorio di cui diventano, in vario modo, i nuovi protagonisti. Gli Elfi sono ormai particolarmente amati, nelle aree interne della Toscana dove sono insediati, perche’, profondamente ecologisti, tengono in ordine i boschi scongiurando pericoli di incendi e, in generale, tengono vivo un ecosistema che altrimenti richiederebbe interventi governativi perche’ del tutto de-antropizzato. A questo va aggiunto che hanno un ruolo di rilievo anche a livello sociale, contribuendo al recupero di tossicodipendenti, emarginati, persone che possono trovare nei loro villaggi una condizione alternativa alla detenzione ma qui si rischia gia’ di divagare...
In merito al rapporto di Damanhur con il proprio territorio, cito dal mio ultimo libro Comuni, comunita’, ecovillaggi: «il grande dinamismo dell’esperienza comunitaria, il suo incremento demografico, la sua valorizzazione di antichi mestieri e della produzione artistica stanno portando benessere e vitalita’ nell’area circostante, i cui indici di depressione ed invecchiamento, a quanto scrive il sociologo Luigi Berzano, sono alti ed allarmanti». Quanto abbiamo detto per Damanhur e per gli Elfi accade, naturalmente, in piccolo, anche nel caso di esperienze comunitarie “minori”, credo sia una dinamica intrinseca ad ogni esperienza comunitaria, o quasi.

I Templi dell’Umanità di Damanhur sono, ovviamente, un elemento centrale del dialogo. Alcuni siti internazionali della cosiddetta “outsider art” li segnalano, al fianco dei giardini di sculture e le case eccentriche che io documento. Io sono incerto: possiamo definirla un’opera collettiva di autodidatti? È da intendersi come una straordinaria idea architettonica di Airaudi o di poche persone, che si sono poi affidate a delle competenze (paragonabile dunque a certe belle architetture degli ashram nostrani)? Oppure questa creazione di Damanhur, a tuo giudizio, ha caratteristiche antropologicamente differenti – al di là della bellezza e della singolare collocazione – rispetto agli spazi sacri costruiti dalle comunità religiose?

In certa misura, per quel che ne so io, possiamo intenderla come un’opera collettiva di autodidatti. Non mi risulta i damanhuriani si siano avvalsi troppo di professionisti, soprattutto all’inizio. Sicuramente tra di loro ci sara’ stato qualcuno con competenze precise ma la dimensione collettiva dell’esperienza ha avuto senz’altro un ruolo non trascurabile. Hanno tutti scavato e tutti hanno dato il loro contributo creativo e continuano a darlo, nel momento in cui l’opera dei Templi dell’Umanita’ e’ in divenire, non e’ “statica”.
A fronte di questo, e’ chiaro che esista anche un nucleo damanhuriano piu’ ristretto che si relaziona con i Templi in qualita’ di staff.
In breve, credo che a Damanhur, rispetto agli spazi costruiti dalle comunita’ religiose (bisognerebbe poi vedere quali), abbia avuto un ruolo maggiormente incisivo il carattere comunitario. Del resto, nel momento in cui si parla di Damanhur, come scrive il sociologo americano Bill Metcalf, esperto di comunita’ intenzionali ed ecovillaggi a livello internazionale, si parla di una tra le comunita’ piu’ avanzate del mondo.

mercoledì 3 agosto 2011

Incontro RIVE 28-31 luglio 2011.

Ho il piacere di condividere con i lettori di vivere altrimenti il video segnalato in basso e realizzato nel corso dell'ultimo incontro della RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici) presso l'ecovillaggio nascente del Vignale, nell'alto Lazio.
A giudicare dalle immagini (vivere altrimenti era nuovamente in India, in quei giorni), credo francamente ci sia bisogno di altro per un efficace movimento comunitario che possa rappresentare un'attendibile alternativa esistenziale per un numero consistente di persone. La tarda fricchedelia che emerge dalle immagini credo che difficilmente possa essere vincente. Anyway: ai posteri l'ardua sentenza.

Il video