Donne con la valigia è un blog-magazine di grande successo, segnalatissimo dentro e fuori la rete. Il post che segue è di Gaia Champa, una "ragazza con la valigia in India". Sono suoi appunti di viaggio e lavoro nel sud del paese. Gaia Champa vive a Goa dove sta diventando una fotografa professionista presso Shoba, fondatrice del centro di fotografia Mother India School. Gaia Champa:
India, 11-14 dicembre 2008, luna piena
Partiamo da Goa per Saundatti, nel Karnataka, per un reportage sulla dea Yellamma. Siamo quattro donne di Motherindia school. Shobha, direttrice e fotografa, io Champa, la sua assistente, Deva, fa riprese video, Anu è la nostra astrologa consigliera. Sette ore di macchina per incontrare la dea Yellamma. Attraversiamo piccoli villaggi, campagne, i colori sono di terra e acqua, i bambini lavano i bufali al fiume, le scimmie aspettano i turisti alla cascata, piccole bambine luminose pascolano le pecorelle del villaggio. Piantagioni di riso, palme e alberi secolari.
E’ il tempo della raccolta dei pomodori. Ci fermiamo lungo la strada, una donna china sul terreno lentamente li divide, la luce del sole brilla tutto intorno e il suo sari si scioglie tra colori.
I pellegrini sono in marcia da giorni, allegre fanciulle alla guida di lunghe carovane, pentole, legna per il fuoco da ardere, vecchi, bambini, caprette, muli, bufali dalle grandi corna colorate di giallo, in onore della dea Yellamma, annunciano il loro arrivo.
Ci lasciamo immergere nell’India più antica, si parla solo il karnata, il dialetto del luogo. E’ un sogno!
Ci troviamo nel piccolo villaggetto di Saundatti. Siamo spinte con forza dai pellegrini dentro una delle quattro porte del grande tempio, ci trascinano nel vortice continuo e circolare, una sottilissima polvere di tamarindo color ocra ricopre tutti noi e ci benedice. C’è chi urla, chi si rotola a terra, chi invoca, posseduto dallo spirito della dea Yellamma, vibrando forte come casse di risonanza della terra che coltivano.
Il simbolo della dea Yellamma è scolpito in ogni luogo, due serpenti s’incrociano, il maschile e il femminile. Donne, devadasi, eunuchi, ballerine, ex prostitute, fachiri, contadini e pellegrini, vecchie sciamane, solcate da rughe profonde ricoperte di polvere di tamarindo, con forza ed energia muovono intorno a loro, tra la gente, lo scettro della purificazione, una folta chioma di capelli neri legati ad un piccolo bastone argentato. Tutto è molto forte,come il peperoncino del cibo che mangiamo. Un piatto grande con riso, lenticchie, e tante salse speziate, il tali. Shivani è l’albergo che ci ospita, l’unico per europei decente di Saundatti. Al nostro arrivo mancava tutto, acqua calda, luce, lenzuola, carta igienica e asciugamani, e le chiamano “camere de lux”.
La celebrazione continua. Il ritmo delle percussioni è forte, travolgente. Una donna balla tra tanti tamburi. Il suo sari è bianco, ha una lunga treccia e ai piedi scalzi porta cavigliere con sonagli. In verità non è una donna, è un eunuco che balla sotto la luna piena.
(testo: Gaia Champa - Credits photo: Shobha)