La Cooperativa agricola Mogliazze è una di quelle realtà comunitarie che si è venuta delineando nell’ambito di un progetto di recupero di un antico borgo, in questo caso di bassa montagna.
Il posto (una decina di case in pietra) è stato abitato fino alla seconda guerra mondiale da circa 50 persone.
In generale possiamo dire che l’immediato dopoguerra sia stato un momento di cesura particolarmente importante; il periodo della ricostruzione post-bellica ha rappresentato difatti l’occasione, per molte persone periferiche in campagna o in montagna, di migrare in posti più popolati che offrissero maggiori opportunità.
Sono stati dunque molti i borghi che, al pari di Mogliazze o altri attuali ecovillaggi come Torri Superiore e Bordo, caddero in uno stato di progressivo abbandono, fin quando i nodi della società post-industriale hanno indotto alcuni “pionieri” a viverli come rifugi ed alternative alla crescente alienazione del mondo e primi embrioni di una società utopica.
Piero Mozzi è stato uno di questi pionieri; inizia a frequentare il borgo di Mogliazze intorno alla metà degli anni ’70, come un “ritiro” per preparare gli esami di medicina.
Nel 1978 vi fonda, con la moglie Velia, una cooperativa agricola, pur avendo a disposizione una superficie minima di terra in concessione da una vecchia proprietaria, residente nella vicina Bobbio.
La coppia si trasferisce a vivere in pianta stabile nel borgo e, frammento di casa per frammento di terra, riesce ad acquistarlo tutto.
Inizialmente vive in condizioni particolarmente frugali, potendosi appena permettere la semplice sussistenza.
“Avevamo la luce elettrica perché c’era già”, mi ha detto Velia nel corso di un’intervista, “il telefono è arrivato una decina di anni dopo, non c’era l’acqua, c’era solo la fontana. Abbiamo fatto noi l’acquedotto e abbiamo anche fatto i servizi centralizzati”.
Oggi le loro condizioni di vita sono senz’altro più agiate e tuttavia, in accordo con altri che hanno aderito al progetto, non amano concedersi troppe comodità.
L’acqua calda, dunque, ancora non c’è, nemmeno la televisione e non si usano detersivi.
I piatti vengono lavati con la cenere ed i panni con il sapone di Marsiglia.
Insomma, si viaggia lungo le coordinate dell’ecologia profonda, per cui una sobrietà del vivere ed una “sana frugalità” vengono considerati valori al contempo umani, politici e spirituali.
A Mogliazze vivono attualmente 4 persone, assunte dalla cooperativa come braccianti agricoli avventizi.
Lo stipendio è uguale per tutti: 260 euro al mese e tutte le spese a carico della cooperativa (ad eccezione delle telefonate private).
A Mogliazze si coltivano e si trasformano frutta ed erbe medicinali, si produce miele e si fa un po’ di agriturismo.
Piero, che tra le mura allora cadenti di Mogliazze è riuscito a portare a termine i suoi studi, fa “il medico secondo natura”.
Lo spazio vitale è garantito dal fatto che ciascuno ha la propria camera, mentre i bagni e la cucina sono vissuti in comune.
Cooperativa Agricola Mogliazze,
29022 Bobbio (PC)
Tel. 0523936633
E-mail: mogliazze@libero.it
Sito internet: www.mogliazze.it