In apertura di settimana una bella comunicazione di servizio: sono molto contento di annunciare che i contenuti del sito www.manuelolivares.it (che spero molti lettori di questo blog abbiano visitato) sono stati trasferiti su viverealtrimenti.com, concepito in maniera da essere più gestibile e versatile. Il nuovo sito e’ stato realizzato utilizzando il free open source content management system Joomla (www.joomla.org) e credo sia stata una soluzione conveniente che posso consigliare a tutti coloro che abbiano una simile esigenza.
In pratica, ho comperato un pacchetto di un anno sul web hosting siteground (www.siteground.com), inclusivo del nome del dominio, di 750 GB di spazio web e 7500 GB di traffico per una somma del tutto ragionevole: 90 dollari. Ho dunque potuto realizzare il sito seguendo una procedura standard descritta in un manuale scaricabile on-line e potendo contare sull’aiuto di Prisco (che non posso, qui, non ringraziare), programmatore nomade cui ho accennato nella presentazione di questo blog e vicino di stanza in una tranquilla guest-house di Chiang Mai, in Tailandia. Ne e’ uscito un prodotto virtuale asciutto e razionale che puo’ essere arricchito e migliorato in virtu’ di un’intrinseca versatilita’.
Come accennato, i contenuti sono gli stessi di www.manuelolivares.it ovvero: resoconti fotografici e testuali di viaggi in Oriente, la presentazione di quasi tutte le comunita’ intenzionali e gli ecovillaggi in Italia e di alcune realta’ comunitarie in Europa e nel mondo, una “piccola biblioteca virtuale” ed il servizio di e-commerce per i libri recensiti.
Il sito viverealtrimenti.com e’ naturalmente gemellato con questo blog, rappresentandone anche una sorta di database.
Entrambi, facilmente ed autonomamente aggiornabili, sono aperti ai contributi di chi volesse raccontare “storie di un’altra vita”, di “nomadismo”, “storie d’Oriente” o di vita in comunita’ intenzionali ed ecovillaggi per arricchire la costellazione del VivereAltrimenti.
Vi invito naturalmente a visitare il sito ed a comprare e regalare qualche libro (considerato anche che siamo sotto Natale) per alimentare una cultura di una vita diversa.
Di seguito la presentazione di alcuni testi della piccola biblioteca virtuale:
Vegetariani come, dove, perche’ di Manuel Olivares (pag 128, euro 7)
Ogni chilogrammo di carne bovina è prodotto a spese di una foresta bruciata, di un territorio eroso, di un campo isterilito, di un fiume disseccato, del rilascio nell’atmosfera di milioni di tonnellate di anidride carbonica, monossido d’azoto e metano.
(Jeremy Rifkin)
Sono profondamente convinto che un tendenziale vegetarismo (dunque rigorosamente laico e moderato) abbia una scottante attualità e che, giocoforza, saremo costretti in breve tempo a riconsiderare seriamente ogni nostro abuso di carne.
Tentare di astenersi il più possibile dal cibarsi di “cadaveri”, oggi, non è più solo da mandrilli salutisti o da animalisti che considerino il fatto stesso di mangiare carne, pesce e derivati un crimine. È anche sempre più tipico di persone che si sforzino di avere un comportamento responsabile.
(Manuel Olivares)
E’ il mio primo lavoro pubblicato; la storia di un viaggio in un mondo di cui tutti sanno qualcosa ma pochissimi sanno abbastanza. Una rapida panoramica storica della cultura vegetariana -da Pitagora a Tolstoj, da Gandhi a Capitini- ed un’analisi laica dei pro e dei contro (e delle implicazioni politiche, economiche e sociali) di una scelta alimentare che presenta diversi livelli di radicalità. Colpi di zoom su vegani, crudisti, fruttariani, fino ai liquidariani, che si nutrono di solo “prana liquido”.
In questo libro mi cimento per la prima volta con un “saggio autobiografico”, in cui accanto ai dati ed alle nozioni tipiche di ogni saggio lascio spazio a racconti ed aneddoti che mi coinvolgono in prima persona…ad esempio di un’esperienza di digiuno riconducibile alla tradizione essena assieme ad un eremita protocristiano.
Un libro fresco e tuttavia puntuale, in fondo al quale viene tratteggiata una mappa dei più importanti ristoranti vegetariani in Italia.
Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia di Manuel Olivares (pag. 140, euro 9)
Chi non ha mai sentito parlare di qualche gruppo, piccolo o grande, di persone che sceglie di vivere in un posto appartato, secondo regole proprie e al di fuori degli schemi consueti?Quasi nessuno, credo. L’esigenza di aggregarsi sul criterio dell’affinità, collettivizzando i propri averi o più semplicemente investendo in un progetto di vita comune, per quanto minoritaria è molto antica ed oggi sta affascinando un numero crescente di persone.
Ha dato vita a quel genere di comunità (chiamate spesso anche comuni) di cui si vuole parlare in questo libro; uno degli habitat prediletti per “aspiranti rivoluzionari”, “apprendisti mistici” e “poeti del quotidiano”.
(Manuel Olivares)
Qui potete trovare frammenti di storia di chi sceglie di viverealtrimenti, in piccoli gruppi che ricerchino uno stile di vita quieto e naturale. Un excursus che dalle prime comunità essene arriva ai moderni ecovillaggi tentando di non trascurare nessuno: anarchici, socialisti utopisti, nipoti radicali della riforma protestante e poi gli hippies, gli ecologisti profondi, quelli che parlano con gli angeli o con gli UFO o riforestano aree semidesertiche, progettano città futuribili o si accontentano di vivere tra i boschi nutrendosi di frutti spontanei e fiori di sambuco, di farina di castagne e di latte delle proprie capre.
Una mappatura della dimensione comunitaria in Italia: le realtà confederate nella RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici), quelle che gravitano attorno al CIR (Corrispondenze e Informazioni Rurali; giornale autoprodotto in stoica economia), quelle religiose o del tutto autonome ed un saggio autobiografico.
La dimostrazione che viverealtrimenti è possibile (alcuni lettori di questo testo ci stanno concretamente provando) e le soluzioni sono, in pratica, infinite.
Comuni, comunità, ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo di Manuel Olivares (pag 180, euro 12)
Gli ecovillaggi e le comunità intenzionali sono un fenomeno ancora piuttosto marginale e tuttavia […] stanno uscendo ogni giorno di più dalla marginalità.
Portare questi piccoli-grandi mondi futuribili -avamposti di collaudo di una scienza della sostenibilità e della non-violenza- fuori della penombra è compito di ciascuno di noi e spero davvero che questo libro, con i suoi inevitabili limiti, possa dare un contributo in questo senso.
(Manuel Olivares)
Sulla carta nasce come seconda edizione di Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia ma, all’atto pratico, acquisisce una personalità autonoma. Riduco significativamente la trattazione storico-filosofica e valorizzo maggiormente gli aspetti guidistici ed autobiografici. Il testo si delinea dunque, contemporaneamente, come una mappatura ragionata della dimensione comunitaria nazionale ed internazionale ed un diario di viaggio.
Rispetto al testo precedente, il focus si è dunque allargato dalle realtà italiane (che restano comunque il soggetto maggiormente trattato) a quelle europee ed alle principali mondiali.
Chiunque fosse interessato alle comunità intenzionali ed agli ecovillaggi nel mondo può trovare qui i fondamentali riferimenti utili.
C’è chi ha identificato in questo libro “uno dei primi accessori da mettere nello zaino (o nel più moderno e meno “alternativo” trolley) al momento di mettersi in viaggio”.
Io l’ho definito “una mappa per animi inquieti e per un tesoro proibito. Una chiave rubata per disertare le multiformi galere del mondo”.
Nomadi e viaggiatori in fuga dall’Occidente di Massimo d'Anjuna. (pag 128 colore Euro 13)
Tutti hanno bisogno di una ricerca che giustifichi l’esistenza.
(B. Chatwin)
Non c’e’ niente di piu’ nobile che affrontare inconvenienti come serpenti e la polvere solo per amore della liberta’.
(J. Kerouac)
La parola d’ordine dei ’60 fu: allargare l’area della coscienza. Mentre le citta’ si gasavano, qualcuno fuggiva in campagna, altri scoprivano la via dell’Oriente. Era la fuga da un Occidente che offriva il suo stile di vita obbligato: produzione-consumo.
(Massimo di Anjuna)
…e la fuga non si e’ arrestata. Sta continuando e si potrebbe intensificare. Con un’interessante caratteristica: potrebbe essere sempre meno una fuga! Piuttosto vivere il mondo a tutto tondo, in groppa alla globalizzazione, con una coscienza sempre piu’ espansa.
Nomadi e viaggiatori di Massimo di Anjuna e’, in primo luogo, un bel testo di storia, vissuta in prima persona ed in prima linea. Questo protagonismo traspare da tutto, non ultimo il linguaggio che l’autore stesso definisce “naif”, e “di strada”.
Discreto materiale di repertorio. Buone, a volte ottime le citazioni. Sorvolando su alcune derive tossicofile, credo sia questo un libro particolarmente utile a chi non voglia svendere la propria vita per sopravvivere. E’ una buona mappa ragionata di tante, diverse oasi di “vita altra” nei 5 continenti. Vita ecologista, anticonsumista, estatica, tribale. Naturalmente non esaurisce le possibilita’ di “vivere altrimenti”. Quelle, si sa, sono infinite…
Hippies di Matteo Guarnaccia. (pag 140 colore euro 13)
Il ritorno al caos e’ indispensabile per ogni nuova creazione, l’orgia collettiva e’ un tornare al caos originario, in uno stato indifferenziato, l’orgia scatena la confusione, la totalita’ prima della creazione della notte cosmica. (…) Vorrei contrastare le voci secondo cui le pratiche sessuali e orgiastiche degli hippies sarebbero state parte di un processo di liberazione sessuale che coinvolgeva il mondo intero. Nel caso degli hippies si e’ trattato di qualcosa che si potrebbe definire come nudita’ paradisiaca e come unione sessuale rituale. Essi hanno riscoperto il profondo senso religioso della vita. Dopo questa esperienza si sono liberati di ogni genere di pregiudizi: religiosi, filosofici, sociali. Sono liberi. Hanno riscoperto la dimensione della sacralita’ cosmica.
(Mircea Eliade)
Siamo ancora alle prese con pagine di storia (con incursioni mirate nella sociologia) della cultura alternativa, di una delle tante sfaccettature del “vivere altrimenti”.
Hippies e’ un testo puntuale e tuttavia leggero (sappiamo quanto un certo rigore accademico o “pseudotale” rischi di diventare palloso) oltre che prezioso, considerata la scarsa letteratura di qualita’ sull’argomento.
La stagione della “nuova Boemia”, della “fiammata neopagana” merita senz’altro di essere approfondita, non foss’altro per la natura nettamente post-moderna, avendo rappresentato, tra le altre cose, una sintesi eretica dell’incontro tra Oriente ed Occidente, oggi sempre piu’ di attualita’. Potremmo anche dire sia stata l’espressione dei primordi di una globalizzazione culturale ed utopica. Caotica ma, forse, “sostanzialmente buona”.
Underground Italiana di Matteo Guarnaccia. (pag 100 colore Euro 13)
Protagoniste di questo libro sono la psichedelia e la controcultura hippie italiane. E’ la storia di un folle esperimento artistico e sociale […] un’avventura che si dipana tra esperienze erotiche, psichedeliche e mistiche, tra viaggi e fughe da casa, comuni e poesia, pacifismo e controinformazione, musica, nudismo [… ] riverberi di un fugace maelstrom creativo che si e’ imprevedibilmente sviluppato nel nostro paese tra il ’64 ed il ’73, in contemporanea con altre regioni del globo.
(Matteo Guarnaccia)
Potremmo anche definirlo un testo sulla “malattia della liberta’”. Underground Italiana e’ una bella raccolta di testimonianze: parlano, in prima persona, con il proprio linguaggio fuor di convenzioni ed eufemismi, i protagonisti di un movimento del tutto spontaneo. Sotterraneo perche’ non cercava la visibilita’ a tutti i costi (e in un secondo momento per necessita’, per sfuggire ad una persecuzione con momenti particolarmente feroci) e che, tuttavia, non si puo’ dire sia passato inosservato. Un movimento-non movimento di cui in realta’ si sa poco, di cui la massa ha raccolto appena qualche flash: i capelli lunghi, il sacco a pelo, il viaggio in India, le comuni. In realta’ e’ stato un fenomeno con una sua fascinosa organicita’, una sorta di risveglio (o infatuazione) di una parte di una generazione che ha mollato gli ormeggi del controllo ordinario, della dimensione cartesiano-razionalista. I sociologi hanno abbondantemente speculato (anche molto a proposito), ricavando spiegazioni nel periodo storico, nell’esplosione di benessere dopo il secondo conflitto mondiale, nell’identificazioni dei cosiddetti valori post-materialisti eccetera eccetera.
Personalmente credo valga la pena di soffermarsi sull’immagine, ripresa dal libro, di giovani che si sono lasciati alle spalle “la follia della storia per penetrare”, forse un po’ ingenuamente ma lasciando ad altri esitazioni e riserve, “nell’essere”.
Wounded Knee: Indiani alla riscossa! di Angelo Quattrocchi (pag 144 Euro 10)
Agnes Afraid of Hawk (Agnese Timorosa del Falco) abita in una casa di tronchi di legno, una stanza sola, a 200 metri dall’emporio. Agnes, che e’ sola da molti anni, ha vissuto qui tutta la sua lunga vita […] facendo tappeti intricati e splendidi […] medaglioni e collane di perline che vende a tre dollari l’una.
[…]
Lei andava a fare la spesa all’emporio, dove prendevano nota di quello che acquistava e glielo addebitavano. Agnes non parlava ne’ leggeva l’inglese ma il lakota, quindi all’emporio i conti li facevano come meglio a loro piaceva. Un bel giorno le dissero che il suo debito era molto alto e che per pagarlo doveva vendere le sue terre. Gran parte dell’attuale emporio e’ stato costruito su un terreno che era di Agnes e con la rendita delle proprieta’ a lei sottratte
(Angelo Quattrocchi)
Il villaggio di Wounded Knee e’ nel Sud Dakota, poco distante da Pine Ridge, sede dell’amministrazione coloniale (BIA Bureau of Indian Affaire). Nel 1890 e’ stato teatro di una strage di Minneconlou (sottoceppo dei Lakota).
Quasi un secolo dopo, nel 1973, il villaggio viene occupato e difeso da poche centinaia di guerrieri indiani. E’ subito l’assedio, nel corso del quale Wounded Knee si dichiara nazione indipendente e sovrana.
Il braccio di ferro con l’apparato repressivo e le istituzioni si protrae (con mezzi del tutto impari) per quasi due mesi e mezzo. Viene seguito, giorno per giorno, da Angelo Quattrocchi, unico europeo a parteciparvi da dentro tenendo uno scrupoloso diario. Ne e’ risultato questo splendido libro-verita’, coinvolgente ed avvincente, pur con punte di inevitabile amarezza. Una buona occasione per considerare la drammatica vicenda dei pellerossa che, tuttavia, dall’esperienza di Wounded Knee (non solo da essa) hanno ricavato nuova determinazione per il loro lungo, tormentato, rinascimento.
E quel Maggio fu: Rivoluzione! di Angelo Quattrocchi (pag 160 euro 11)
Nel dolce mese di maggio i francesi diedero inizio al primo atto della loro grande seconda rivoluzione. Una rivoluzione che vuole rose, non solo pane, quindi la piu’ grande delle rivoluzioni e l’ultima.
Le rivoluzioni sono l’estasi della storia, momenti in cui la realta’ sociale e il sogno si fondono: un atto d’amore
(Angelo Quattrocchi)
Ancora un buon libro di storia, vissuta in prima persona e -ideologicamente ma, soprattutto, letteralmente- da una parte della barricata.
Il testo ripercorre i momenti salienti dell’imponente movimento parigino e francese (non bisogna difatti dimenticare quello che accadeva, ad esempio, a Nantes mentre a Parigi si battagliava per portare l’utopia nella realta’): i prodromi all’universita’di Nanterre, la presa della Sorbonne, l’avvicinamento e poi la cooperazione con la classe operaia sino alla strategia restauratrice di De Gaulle.
Un libro appassionante, con un buon respiro e descrizioni immaginifiche ed efficaci. Non a caso e’ stato un best-seller tradotto i diverse lingue tra cui (nel momento in cui venne contrabbandato in Cina attraverso Taiwan) il cinese.