Aravinda Ghose nasce a Calcutta il 15 agosto 1872.
Il suo nome (“Loto” in lingua bengali) viene anglicizzato in Aurobindo, anche in virtù del forte legame che sviluppa presto con l’Inghilterra.
Come molti rampolli della borghesia indiana, infatti, va a studiare, a sette anni, nel cuore del Commonwealth, prima a Londra e poi a Cambridge. Nel 1893 torna in India dove inizia, con un’intensa attività politica e giornalistica, ad alimentare la lotta per l’indipendenza del paese. Nel 1907 subisce un arresto e trascorre circa un anno — nel corso del quale sostiene di avere “significative esperienza spirituali” — nella prigione inglese di Alipore. Nuovamente in libertà, incontra il guru Visnu Bashkar Lelé che lo guiderebbe a realizzare, in soli tre giorni, una dimensione di “coscienza sopramentale”.
A seguito di questa “esperienza interiore”, la sua prospettiva inizia ad essere più ampia e l’ideale di liberazione, da politico-indipendentista, si allarga all’intero consesso umano.
Nel momento in cui viene informato di essere nuovamente a rischio di arresto, ripara a Pondhicherry a circa 130 chilometri da Madras. Lì si dedica esclusivamente al suo percorso spirituale ed a sviluppare la sua concezione e la pratica dello “yoga integrale”, in grado di unire in una sintesi virtuosa spirito e materia.
Tra i due elementi, stando all’insegnamento non dualistico di Aurobindo, non esisterebbe, difatti, alcuna divisione.
Nel 1920 l’esoterista Mirra Alfassa, conosciuta in seguito come Mère, “La Madre”, si stabilisce definitivamente a Pondicherry, per sostenere Aurobindo nello svolgimento della sua opera.
In questo periodo inizia a prendere “timidamente” corpo una struttura di ashram attorno al maestro bengalese che, con gli anni e soprattutto per merito della Mère, acquisisce dimensioni consistenti.
Nel 1950, all’età di 78 anni, il maestro bengalese lascia il corpo.
Nel 1968, a meno di 10 chilometri da Pondhicherry, Mère fonda Auroville, la Città dell’Aurora. Oggi, ad oltre quarant’anni di distanza, Auroville rappresenta, ogni giorno di più, un interessante “esperimento urbanistico e sociale”, ispirando un numero crescente di persone nella concezione delle città di domani.
Ho vissuto ad Auroville per circa due mesi, un paio di anni fa. Potrei azzardarmi a definirlo un luogo di “edonismo spirituale”.
Del resto, il messaggio di Sri Aurobindo e di Mère è portare il sacro sulla terra, nelle cose di tutti i giorni, ragion per cui non è necessario rinunciare al mondo per ascendere a livelli di più alta vibrazione spirituale ma essere in grado di realizzare quanto la bellezza, l’armonia (anche con la natura, di qui la peculiare vocazione ecologica), il piacere che abbiamo modo di vivere ogni giorno siano, di per sé, “divini”.
In trent’anni sono stati piantati, nel territorio di Auroville (un’area di circa 5 chilometri quadrati), due milioni di alberi.
In principio l’area era un quasi-deserto di terra rossa e sabbia a pochi chilometri dall’oceano.
Oggi, in quella stessa area, si va in bicicletta o in moto su strade sterrate che si snodano in una foresta giovane ed in buona salute.
Il 28 febbraio 1968, nel corso della cerimonia di inaugurazione, la Mère diede lettura della “Carta di Auroville”, articolata in 4 punti:
1) Auroville non appartiene a nessuno in particolare. Appartiene all’umanità nel suo insieme ma per vivere ad Auroville bisogna essere i volontari servitori della coscienza divina.
2) Auroville vuole essere il posto di un’educazione permanente, di costante progresso e di una giovinezza che non conosce invecchiamento.
3) Auroville vuole essere il ponte tra passato e futuro. Traendo vantaggio da ogni sorta di scoperte, Auroville si slancerà in future realizzazioni.
4) Auroville sarà un posto di ricerche materiali e spirituali, per la realizzazione di un’unità umana.
Per quello che ho potuto vedere, credo che i 4 intenti sopra elencati siano stati grossomodo realizzati anche se la strada da fare è ancora molta.
La Mère aveva “sognato” una città che arrivasse, in massimo 20 anni, a contare 50000 abitanti.
Al momento i residenti sono poco più di 2000.
Questa può essere considerata una pecca o la conferma della difficoltà dell’esperimento comunitario.
Ad Auroville, difatti, coerentemente con il primo punto della Carta, non esiste proprietà privata.
Chiunque desideri diventare aurovilliano non può fare investimenti in loco, né in case e terreni, né in attività.
Inoltre, nel momento in cui si sceglie di essere “i volontari servitori della coscienza divina” non si ha certo modo di arricchirsi.
Il salario medio, per chi vive ad Auroville, non raggiunge i 100 euro, pur a fronte di una serie di servizi garantiti gratuitamente dalla comunità.
Continuando a considerare il primo punto della Carta, Auroville appartiene realmente all’umanità nel suo insieme.
I circa 2000 aurovilliani provengono da 35 paesi diversi (la maggior parte sono indiani, seguiti con un certo scarto dai francesi) e credo dunque la si possa identificare come la città più cosmopolita del mondo.
Di conseguenza, i bambini finiscono facilmente per imparare tre o quattro lingue contemporaneamente e multilingue è la biblioteca aurovilliana, con migliaia di testi scientifici, di saggistica e letteratura in tamil, inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo, russo ed olandese.
Venendo al secondo punto della Carta, l’educazione dell’individuo sembra davvero avere un ruolo centrale nella Città dell’Aurora. Questa centralità si realizza a tre distinti livelli; in primo luogo attraverso una costante auto-educazione — imperniata sui principi dello yoga integrale ovvero sul mantenere un livello elevato di presenza mentale nel corso di ogni azione (anche la più banale) ed ogni momento della giornata — in seconda istanza attraverso un processo di crescita collettiva nei gruppi di lavoro e nella gestione comune dei molti aspetti pratici della vita quotidiana e, infine, per mezzo di scuole materiali per i più piccoli (sono attive due asili nido, due scuole materne, una scuola elementare e due scuole superiori, cui si affiancano quattro scuole diurne e 15 scuole serali per i bambini di zone limitrofe).
L’ambito pedagogico, del resto, non è il solo in cui Auroville ha tentato di mettersi in gioco e questo conferma l’aderenza agli ultimi due punti della Carta.
“Traendo vantaggio da ogni sorta di scoperte”, Auroville si è “slanciata” nella realizzazione di molte aziende agricole integralmente biologiche sul suo territorio — che impiegano a tempo pieno circa 200 lavoratori dei villaggi circostanti — e di una “zona industriale” — dove vengono trasformati i prodotti agricoli e realizzati vestiti, incensi, materiale di cancelleria, ceramica ed altro — completamente immersa nel verde.
Naturalmente la produzione aurovilliana si avvale di energie “pulite”.
Sono difatti in opera, sul territorio di Auroville, circa 1200 pannelli solari, 30 pompe eoliche, 30 caldaie solari, 120 cucine solari e 15 impianti di biogas in ferrocemento.
Per utilizzare al meglio il sole, il vento ed altre energie rinnovabili, nel CSR (Centre for Scientific Research) aurovilliano ed in altri centri minori si studiano e sperimentano sistemi via via più sofisticati.
Un esperimento pilota, in questo senso, è un concentratore di raggi solari, sferico, di circa 15 metri di diametro, montato sul tetto della Solar Kitchen (la “mensa” aurovilliana), la cui energia consente di cuocere una quantità di cibo tale da poter servire oltre duemila pasti al giorno.
Accanto ad un lavoro di “produzione”, ad Auroville ne troviamo uno di “erogazione” di diversi servizi.
Ad alcuni è stato già fatto cenno (asili, scuole, biblioteca cui possiamo affiancare: cinema, musica, teatro) ma non è stata certo trascurata la salute.
Ad Auroville è difatti attivo un Health Centre in grado di offrire pronto soccorso, cure a domicilio, controlli di gravidanza ed educazione sanitaria di base.
Sono anche disponibili un gabinetto dentistico, una piccola clinica pediatrica, un laboratorio di analisi, una farmacia ed un piccolo orto officinale.
Venendo, infine, agli aspetti organizzativi, formalmente Auroville è una fondazione costituita da tre diversi corpi: il Governing Board, l’International Advisory Council e la Residents Assembly.
Il Governing Board ha la responsabilità soprattutto della gestione e dello sviluppo della città.
Fanno parte di questo organismo anche funzionari governativi della Repubblica Indiana.
L’International Advisory Council supporta in vario modo il Governing Board.
Nella Residents Assembly, l’assemblea di tutti gli aurovilliani che abbiano compiuto i 18 anni, si prendono “decisioni comuni” — preferibilmente all’unanimità — a partire da varie proposte.
Queste possono originare da liberi cittadini, “gruppi spontanei” o, soprattutto, “gruppi di lavoro”.
La Residents Assembly -che vuole essere il cuore decisionale di Auroville- seleziona, tra i suoi membri, l’Auroville Council con funzione di coordinamento delle attività comunitarie.
Nell’ambito dell’Auroville Council troviamo il Working Commitee, riconosciuto come parte dello statuto legale di Auroville e considerato il corpo rappresentante dell’intera cittadinanza aurovilliana anche presso il parlamento indiano: un gruppo di sette persone selezionate con diverse formule, non ultima le classiche elezioni.
Esiste infine un Segretario della Fondazione, nominato dal Governo Indiano, che risiede ed ha un proprio ufficio ad Auroville.
In conseguenza del fatto che alle assemblee dei cittadini aurovilliani è difficile partecipino tutti, le decisioni prese non sono mai definitive e vengono comunicate con il settimanale interno — News and Notes — ed attraverso la auronet cittadina.
“Nel corso dell’assemblea”, mi diceva Luigi Zanzi, un aurovilliano con “buona anzianità”, “c’è il moderatore ma c’è soprattutto un richiamo costante, quando le emozioni diventano troppo forti, a dei momenti di interiorità e silenzio”.
Visitors Centre Auroville, 605101 -Tamil Nadu- India
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