Guardati dall’attac-
camento
che nasce dall’affetto
perché separarsi da chi
ci è caro è doloroso;
se invece non assecondi
né osteggi l’affetto
non ci sarà schiavitù.
Dhammapada 211
Possiamo provare affetto ma quanto siamo liberi nel modo di
relazionarci a questi sentimenti? Con il Dhamma possiamo sentire quel
che sentiamo e conoscere la verità dei sentimenti: non sono la cosa
ultima e non è saggio attaccarsi e perdersi in essi. Quando ci
attacchiamo ai sentimenti li distorciamo. In un momento di
attaccamento al piacere abbiamo una sensazione di aumento di
godimento, ma se non siamo abili nella presenza mentale, non vediamo
la delusione che stiamo incamerando per dopo. Le condizioni cambiano,
il piacere svanisce, e il senso dell’io, che gode del piacere, pure
svanisce. Allo stesso tempo, generiamo una tendenza ad attaccarci, e a
perderci, nelle sensazioni spiacevoli. Piacevole o spiacevole, una
sensazione è una sensazione, ci attacchiamo a una e ci stiamo
attaccando a entrambe. Riflettendo su questa strofa, possiamo scoprire
che permettere consapevolmente a quel che sentiamo di arrivare e
andare non diminuisce la gioia. In effetti, la libertà di sentire
qualsiasi cosa sentiamo senza essere limitati dall’impulso ad
aggrapparci è il sentiero che conduce fuori dalla schiavitù.
Con Metta
Bhikkhu Munindo
(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Santacittarama
Monastero Buddhista
02030 Frasso Sabino (RI) Italy
Tel: (+39) 0765 872 186 (7:30-10:30, eccetto lunedì)
Fax: (+39) 06 233 238 629
sangha@santacittarama.org
(alternativa): santa_news@libero.it
www.santacittarama.org
www.forestsangha.org (portal to wider community of monasteries)
www.fsnewsletter.org (newsletter in English)
www.dhammatalks.org.uk (audio files)
camento
che nasce dall’affetto
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ci è caro è doloroso;
se invece non assecondi
né osteggi l’affetto
non ci sarà schiavitù.
Dhammapada 211
Possiamo provare affetto ma quanto siamo liberi nel modo di
relazionarci a questi sentimenti? Con il Dhamma possiamo sentire quel
che sentiamo e conoscere la verità dei sentimenti: non sono la cosa
ultima e non è saggio attaccarsi e perdersi in essi. Quando ci
attacchiamo ai sentimenti li distorciamo. In un momento di
attaccamento al piacere abbiamo una sensazione di aumento di
godimento, ma se non siamo abili nella presenza mentale, non vediamo
la delusione che stiamo incamerando per dopo. Le condizioni cambiano,
il piacere svanisce, e il senso dell’io, che gode del piacere, pure
svanisce. Allo stesso tempo, generiamo una tendenza ad attaccarci, e a
perderci, nelle sensazioni spiacevoli. Piacevole o spiacevole, una
sensazione è una sensazione, ci attacchiamo a una e ci stiamo
attaccando a entrambe. Riflettendo su questa strofa, possiamo scoprire
che permettere consapevolmente a quel che sentiamo di arrivare e
andare non diminuisce la gioia. In effetti, la libertà di sentire
qualsiasi cosa sentiamo senza essere limitati dall’impulso ad
aggrapparci è il sentiero che conduce fuori dalla schiavitù.
Con Metta
Bhikkhu Munindo
(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)
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