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martedì 25 gennaio 2011

L’India e l’incontro con l’Occidente. Vicende storiche, culti, racconti di viaggio, parte VI.


Riprendiamo il bandolo della tesi di laurea di Eleonora Luisi, per avere un quadro di base della dimensione storica, filosofica e sociale dell'India.
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1.18 Le tensioni tra le comunità

L’inasprirsi delle tensioni tra le comunità in India ha raggiunto il suo culmine nel 1992, quando i fondamentalisti hindù hanno distrutto una moschea ad Ayodhya, perché ritengono che quel luogo in passato fosse la sede del tempio di Rama e chiedono che in quella città si debba ritornare alle origini dell’Induismo.
Nelle elezioni del 1991 il Bharatiya Janata Party (BJP) è diventato il maggiore partito di opposizione, ed è promotore del ritorno ai valori più autentici della dottrina induista e ha istigato i promotori dell’attentato alla moschea. Scoppiano numerose rivolte soprattutto nel Nord dell’India, dove vengono esplose numerose bombe.
Nel 1996 il BJP vince le elezioni, ma governa poco perché le forze laiche si impegnano perché non si crei un governo duraturo. Il BJP riesce a vincere anche le elezioni del 1998 e del 1999 e è il primo partito di ispirazione religiosa che guida il paese.
Nonostante la moderazione del primo ministro Atal Mehari Vajpayee, all’interno del partito vi sono molti sostenitori del BJP che assumono degli atteggiamenti aggressivi.
In quel periodo le relazioni con il Pakistan restano molto tese. Nel Gujarat all’inizio del 2002 vengono bruciati vivi in un treno attivisti hindù mentre rientrano a casa.
Inizialmente il governo del Gujarat ritiene colpevole del fatto un gruppo musulmano.
In seguito si registrano diversi disordini che causano la morte per la maggioranza di musulmani.
Nel 2004 è tornato al potere il Partito del Congresso guidato da Sonia Gandhi, di nazionalità italiana e vedova di Rajiv Gandhi.


1.19 L’India e il conflitto in Sri Lanka

L’India è stata coinvolta nelle tensioni etnico religiose dello Sri Lanka, che ha ottenuto l’indipendenza nel 1948 ed è diviso da una parte da una maggioranza cingalese di religione buddhista e da una minoranza tamil induista, che è stata appoggiata dalla colonizzazione inglese, ma in seguito ha subito dei danni a causa della politica del governo.
Nel nord- ovest della regione i tamil si battono per la costituzione di uno stato autonomo.
L’intervento nel 1987 dell’India con lo scopo di sedare l’odio esistente tra le due etnie si è dimostrato a favore della minoranza tamil.
Per capire le ragioni di questo conflitto bisogna ricostruire un quadro generale della storia del paese.
Dopo l’indipendenza dagli inglesi lo Sri Lanka è travolto da una violenta guerra civile che oppone i cingalesi di fede buddhista ai tamil di credo hindù. La causa principale dell’origine del conflitto è la richiesta di autonomia da parte della minoranza tamil .
Un fattore che divide i due gruppi etnici esistenti è il fatto che nel 1956 la lingua cingalese viene proclamata lingua di Stato. Dopo l’opposizione delle classi dirigenti alle richieste di autonomia dei tamil, questi ultimi danno vita a un movimento di resistenza politica con l’obiettivo della secessione e della nascita di uno stato autonomo. I cingalesi per tentare di sedare la ribellione dei tamil si sono affidati all’autorità spirituale dei monaci buddhisti.
Fin dagli inizi del conflitto i cingalesi cercano di sottolineare che il buddhismo fa parte della loro identità etnico-religiosa. Per i cingalesi l’integrità della nazione può essere ottenuta soltanto tramite l’unità territoriale.
All’inizio del 1958 dopo lo scoppio dei primi conflitti, i monaci buddhisti iniziano le loro predicazioni e si fanno promotori della difesa dell’identità nazionale, rafforzando l’idea che sia legittimo combattere contro il “male”. Per cercare di spiegare le motivazioni che spingono una religione come il buddhismo a entrare in uno scenario di guerra, occorre analizzare per prima cosa la stratificazione sociale dello Sri Lanka .
Nel paese il 75% della popolazione è costituito da cingalesi, mentre il restante 18% è tamil.
Per quanto riguarda la religione il 70% è buddhista, il 16% induista, il 7,5% musulmana e si registra anche una minoranza cristiana.
La popolazione tamil abita in due parti distinte nel nord e nel centro del paese. Soprattutto nella parte centrale le genti si dedicano all’agricoltura e costituiscono una strato sociale contadino e pur condividendo la stessa religione induista e la stessa lingua degli abitanti del nord-est, non lottano per ottenere l’autonomia. La motivazione principale di questa posizione è la seguente: questi lavoratori costituiscono una minoranza che da sempre viene sfruttata sia dai tamil che dai cingalesi. Con l’intensificarsi del conflitto emerge anche la posizione musulmana che cerca di mantenere le distanze dalle due parti.
I rapporti tra musulmani e cingalesi non sono mai buoni fin dall’epoca coloniale. Infatti con l’arrivo degli inglesi e con l’introduzione delle piantagioni di caffè, i musulmani si sono impadroniti del controllo dei traffici delle merci.
Quindi in seguito alla rivolta cingalese contro i dominatori, i musulmani sono accusati di essersi schierati dalla parte degli inglesi. Da quel momento la minoranza musulmana aumenta le richieste per costituire una comunità religiosa autonoma dalla religione buddhista di Stato.
Nello Sri Lanka è presente anche una comunità cattolica cingalese, che nel 1995 con l’arrivo di Papa Giovanni Paolo II riesce a raccogliere una schiera numerosa di fedeli. Durante gli accesi conflitti degli anni ottanta anche i cattolici sono stati coinvolti nella guerra civile.
Fra gli anni cinquanta e sessanta assistiamo in Sri Lanka alla nascita di una leva di monaci buddhisti, che riformulano idee e progetti del buddhismo.
Questo nuovo movimento è definito da molti storici “buddhismo protestante” e trova le sue radici nel contatto tra colonialismo e le popolazioni locali. Infatti con l’arrivo degli europei intorno al 1500, in particolari i portoghesi seguiti da olandesi e inglesi, nasce un influenza sugli abitanti dell’isola. Questa influenza della società occidentale porta al sorgere e alla diffusione di idee promosse dai centri buddhisti e alla creazione di un ceto intellettuale che diventa promotore della lotta contro i dominatori stranieri.
Anche la religione della potenza coloniale viene vista da una parte come un nemico e dall’altra da prendere come esempio.
La nascita del “buddhismo protestante” trova le sue origini proprio nell’epoca dei dominatori stranieri e professa il ritorno alle origini e la costruzione di un’identità collettiva nazionale. Il primo grande riformatore è il monaco Anagarika Dharmapala, che dedica la sua vita alla trasformazione della società cingalese troppo influenzata dalla cultura occidentale e cerca di diffondere l’etica buddhista. I monaci buddhisti diventano i nuovi missionari per un rinnovamento etico e politico dello Sri Lanka.
Secondo Dharmapala per riuscire a sconfiggere il degrado morale della società occorre il ritorno agli insegnamenti buddhisti come la compassione, la carità, la purezza e la ricerca costante della verità. I monaci diventano leader locali nei villaggi con l’obiettivo di educare le genti alla legge del dharma, che riassume tutta l’etica del pensiero buddhista.
I monaci diventano operatori sociali e svolgono un ruolo di mediazione tra il mondo politico e urbano e il mondo contadino dei villaggi. I monaci esaltano il lavoro nei campi e contrastano il materialismo del commercio delle merci ritenuto responsabile di distruggere la legge del dharma.
Il governo dello Sri Lanka ha sempre cercato di difendere la religione buddhista che costituisce un elemento fondamentale dell’identità nazionale.
Con il diffondersi degli scontri tra il 1983 e il 1987 si è rafforzata la posizione che la politica abbia il compito di difendere la purezza del dharma.
I monaci insegnano ai contadini dei villaggi che seguire l’insegnamento del dharma consiste nel vivere una vita semplice, vissuta nel “qui ed ora”, impegnandosi a migliorare se stessi e la comunità di cui facciamo parte.
Queste predicazioni sono seguite dalla formazione di associazioni missionarie e di scuole che formano individui di spicco nella politica cingalese.
Il ceto dei monaci buddhisti diffonde idee che vengono assimilate dalla classe politica che guida la costruzione della nazione cingalese.
Le basi morali del buddhismo sono considerate fondamentali per un processo di sviluppo economico. La sua capacità di creare energie collettive e cooperazione avrebbe permesso lo sviluppo e la crescita economica.
A seguito di una profonda riforma morale, seguendo l’etica buddista, sarebbe possibile promuovere uno sviluppo economico.
I monaci nella loro campagna di promozione dello sviluppo predicano l’astinenza dall’alcol e dalle droghe, l’astenersi dal bighellonare, dal guardare spettacoli folkloristici, dal gioco d’azzardo e dalle corse dei cavalli, cercare di non frequentare cattive compagnie e combattere l’ozio.
Un fondamento essenziale delle predicazioni dei monaci è la scoperta di una nuove etica del lavoro. Questi monaci buddhisti iniziano a formare una generazione che sarà chiamata “ i soldati del dharma”, con lo scopo di rigenerare la società basandosi sulle virtù della morale buddhista.
È importante ricordare che all’interno del buddhismo cingalese nasce un movimento cooperativo simile a quello che si trova negli ambienti cattolici italiani.
Inoltre si diffonde l’utopia di fondare una società basata sulla purezza, l’armoniosità e l’equilibrio e viene esaltato lo stile di vita contadino contrapposto a quello urbano caratterizzato dal fenomeno crescente dell’industrializzazione.
Un’opera fondamentale che riassume le idee dei monaci è un testo scritto dal monaco Walphola Rahula intitolato “l’eredità dei bhikku”, pubblicato nel 1974 in Inghilterra. I bhikku è un ordine di monaci che hanno dedicato la loro vita agli insegnamenti del Buddha.
Il testo sintetizza il compito del monaco come attivista politico e operatore sociale per costruire una nuova identità cingalese.
Quando nel 1956 arriva al potere il primo ministro della Repubblica cingalese ispira la sua linea politica agli insegnamenti de monaci: i seminari sono trasformati in università, è introdotta la lingua cingalese e le donne sono ammesse a studiare nelle università.
La tradizione racconta che il Buddha attraversa tutta l’isola e si ferma in sedici posti, che ancora oggi sono ritenuti sacri e dove sono venerate le sue reliquie.
Questo fatto ha portato a pensare, nell’immaginario collettivo cingalese, che lo Sri Lanka sia una terra sacra affidata al Buddha e i cingalesi siano un popolo eletto. Il corpo del Buddha è concepito come la Terra e quindi per rispettare la sua sacralità è impensabile parlare di una divisione territoriale.
La lingua cingalese, che da sempre è ritenuta sacra, prenderà il posto della lingua inglese dei colonizzatori.
Nel 1998 i separatisti tamil avviano una protesta contro l’uso della lingua cingalese e mettono una bomba nel tempio buddhista chiamato il “Tempio del Dente”, perché c’è la credenza che vi sia all’interno il dente del Buddha, provocando la morte di diversi monaci.
Questo è uno dei tanti attentati attuati dai tamil dopo che il governo ha attivato un una violenta repressione del movimento che da anni si batte per il riconoscimento della propria autonomia e ha creato una forte schiera militarizzata.
I Tamil sono considerati come un nemico che minaccia l’unità territoriale dello Sri Lanka, la terra sacra del Buddha.
Molti monaci buddhisti sono scesi in guerra contro i tamil per cercare di impedire che l’isola venga divisa, perché secondo i monaci la sua divisione comporterebbe anche quella del corpo del Buddha.
In Sri Lanka la religione si è dimostrata un mezzo potente di comunicazione capace di mobilitare la collettività contro la minaccia della disgregazione territoriale.
La religione in questo caso specifico ha avuto un ruolo decisivo nella costruzione dell’identità nazionale cingalese e a considerare i tamil come il nemico da sconfiggere.
Eppure prima dello scoppio dei violenti conflitti degli anni ottanta fra i cingalesi e i tamil esistono alcuni punti di contatto dal punto di vista religioso: durante la festa di Vel che è festeggiata da entrambe le comunità ci sono rituali che si svolgono dal tempio hindù a quello buddhista.
Uno spazio interreligioso che da luogo di comunicazione e di scambio si è trasformato in una zona di scontro e conflitto, dove la religione invece di svolgere il compito di creare unità tra due diverse etnie è diventata causa della loro ostilità.