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giovedì 14 giugno 2012

Vivere insieme: comunità intenzionali, ecovillaggi e co-housing. Una risposta alla crisi della modernità!


Il 24 Giugno, Viverealtrimenti interverrà alla Festa di Legambiente a Vicenza (Festambiente Vicenza 2012), nello spaziodibattiti Insieme, decrescita e sostenibilità: l'esperienza di ecovillaggi e comunità intenzionali. Di seguito, un documento preparato per l'occasione.
 
Le comunità intenzionali sono nuclei di alcune decine o centinaia di persone che, al contrario delle comunità spontanee — borghi, paesi, città — nascono dall’intenzione di realizzare, collettivamente, obiettivi di vario ordine e grado.
Le prime comunità intenzionali, storicamente documentate, furono quelle degli esseni, in Palestina, attive tra il secondo secolo avanti Cristo ed il primo secolo dopo Cristo.
Nel tempo, il fenomeno ha assunto caratteristiche e peculiarità diverse: messianiche, utopiche, esistenziali e, negli ultimi 40 anni, ecologiche.
Oggi, difatti, si tende soprattutto a parlare di comunità intenzionali ecosostenibili (ecovillaggi), in cui vengano scrupolosamente valorizzate l’agricoltura biologica, la permacultura, la bioedilizia e le energie rinnovabili oltre a forme, non meno importanti, di “ecologia sociale” che ne fanno laboratori di “democrazia diretta”, metodologie decisionali completamente orizzontali (ad esempio il metodo del consenso) e, non di rado, di una pedagogia a “misura di bambino”.
Non viene, ovviamente, trascurata, negli ecovillaggi, “l’ecologia della persona”, con conseguente valorizzazione di diverse pratiche salutiste, di personal development e di crescita integrale ed una particolare attenzione alla medicina olistica non invasiva.
Nel 1994 vede la luce il GEN (Global Ecovillage Network), la rete mondiale degli ecovillaggi.
Con la nascita del GEN  (http://gen.ecovillage.org), da diversi anni ONG dell’ONU,  inizia una fase di interscambio tra ecovillaggi fino a quel momento tendenzialmente isolati, in un movimento con ambizioni di miglioramento della qualità della vita e di salvaguardia del patrimonio ambientale planetario.
Al momento aderiscono al GEN circa 15000 comunità ecosostenibili, molte delle quali organizzate in reti nazionali.
Dopo appena due anni dalla fondazione del GEN, nel 1996, vede la luce la RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici; http://www.mappaecovillaggi.it) che, similmente al GEN nel mondo, ha una funzione di coordinamento dell’eterogeneo movimento comunitario italiano.
Per riportare quanto scritto nel suo statuto: «la RIVE riconosce come ecovillaggi le realtà costituite da almeno cinque persone adulte che si ispirano a criteri di sostenibilità ecologica, spirituale, socioculturale ed economica, intendendo per sostenibilità l’attitudine di un gruppo umano a soddisfare i propri bisogni senza ridurre, ma anzi migliorando le prospettive per le generazioni future».
Al momento sono coinvolti nella RIVE — che tuttavia non esaurisce la variegata costellazione comunitaria italiana — una trentina di progetti di ecovillaggi-comunità, alcuni ad uno stato embrionale, altri con una storia di oltre 25 anni.
Liminale con il mondo delle comunità intenzionali e degli ecovillaggi è il fenomeno del co-housing, particolarmente diffuso in Nord Europa, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Generalmente meno radicale e non di rado “metropolitano”, si concreta in nuclei abitativi (vecchie strutture recuperate o edifici, di nuova costruzione, concepiti e realizzati all’uopo) in cui accanto agli inevitabili spazi privati, vengano valorizzati molte spazi comuni: lavanderie, sale hobby, ludoteche, biblioteche, orti, eccetera. A progetti di co-housing aderiscono persone eterogenee: nuclei famigliari con o senza bambini, singles e, non di rado, pensionati. In nord Europa esistono addirittura senior-cohousing, concepiti e realizzati con una particolare attenzione alle esigenze di cohousers anziani.
Comunità intenzionali, ecovillaggi e co-housing rappresentano diverse espressioni di una stessa esigenza: vivere insieme.
Questa può senz’altro rappresentare una possible risposta all’articolata crisi — ambientale, economica, culturale ed esistenziale  —  della modernità. 
Vivere insieme, in virtù della condivisione di molti oggetti — dalle automobili, agli elettrodomestici, per fare solo gli esempi più banali —, dell’autoproduzione e di una maggiore razionalizzazione delle spese “costa meno” tanto in termini economici quanto in termini ambientali.
Vivere insieme, oltre ad essere un antidoto all’alienante solitudine delle metropoli, alla crisi di istituzioni tradizionali come la famiglia, è in piena sintonia, nei paesi maggiormente sviluppati, con il consolidamento dei cosiddetti valori post-materialisti: più attenzione all’ambiente ed alla qualità della vita, parità tra i sessi, solidarietà, maggiore attenzione alla crescita interiore e meno ad un’ipertrofica crescita economica.
Scegliere di vivere in un co-housing o in un ecovillaggio, oggi, può rivelarsi dunque saggio e ne è prova un cospicuo aumento delle esperienze di vita comunitaria in Italia e nel mondo.
Per citare, ad esempio, un’intervista ad Alfredo Camozzi, presidente uscente della RIVE, gli incontri estivi della rete, negli ultimi anni, hanno avuto una frequentazione al di là dell’immaginabile ed un uguale interesse si sta registrano a livello internazionale.
In breve, credo si possa tranquillamente affermare che il movimento delle comunità intenzionali, degli ecovillaggi e del co-housing stia crescendo di scala e nulla escluda che possa contribuire seriamente a promuovere, nel medio periodo, una conversione degli stili di vita, nella direzione di una maggiore sostenibilità e nella riscoperta degli antichi/moderni valori del vivere comunitario.

Manuel Olivares


Per approfondimenti:


-Manuel Olivares, Comuni, comunità, ecovillaggi, Viverealtrimenti, 2010.

-www.viverealtrimenti.com, con un ricco database di comunità intenzionali ed ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo.