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lunedì 17 agosto 2009

La comunita' americana della settimana: The Farm.

Gli Stati Uniti sono il paese che conta il maggior numero di esperienze comunitarie (circa 2000 per un totale di circa 100.000 residenti), la più celebre delle quali è senz’altro The Farm.
Questa comunità viene fondata nel 1971 (è dunque coetanea di Christiania) da Stephen Gaskin, docente di inglese e semantica alla Sant Francisco State University, da cui viene espulso nel ’66).
Attorno alla figura stravagante di Gaskin si coagula l’ala studentesca più radicale, hippy e pacifista, che, naturalmente, è ben felice di seguirlo fuori delle mura accademiche.
La proprietà (850 ettari di terreno) è acquistata con i contributi di tutti coloro interessati al progetto, divenendo collettiva. In principio i residenti stabili sono circa 250 e si danno da fare a costruire le prime case.
Alla fine del ’71 i residenti salgono a 450 e triplicano nell’arco di poco più di dieci anni. In questo periodo The Farm è una fucina di idee e attività.
Nel ’74 viene fondata un’associazione di soccorso e sviluppo per sostenere la popolazione dell’Alabama, devastata da un uragano. Qualche anno dopo molti comunitari intervengono in Guatemala per sostenere la popolazione terremotata e la comunità ospita un centro, gratuito, per il parto naturale.
Quando è quasi all’apice delle adesioni, agli inizi degli anni ‘80, The Farm conosce un’importante crisi economica. Ha accumulato molti debiti, sostentandosi unicamente con versamenti volontari.
Molte persone che lavorano fuori collettivizzano il proprio stipendio ma, evidentemente, non basta.
Si impone la scelta di passare ad una gestione privatista.
La terra continua ad essere di tutti ma ciascuno deve provvedere al proprio sostentamento, impegnandosi a versare 100 dollari al mese per contribuire a coprire il buco nel bilancio. È questo un passaggio molto difficile.
Molti membri stigmatizzano la scelta “privatista” come un tradimento degli ideali comunitari ed abbandonano la comunità. A seguito del crac economico e della scelta privatista The Farm, in pochi anni, giunge a contare nuovamente solo 250 residenti. Oggi The Farm continua a rappresentare un grande laboratorio ecologico e sociale. A distanza di oltre trentacinque anni dalla fondazione, la comunità non è più un’enclave hippy votata alla ricerca psichedelica ma alcuni valori di base come la nonviolenza e il pacifismo sono rimasti. Il vegetarianesimo è praticato dalla maggioranza dei residenti ma non è più una conditio sine qua non per vivere a The Farm. A gestire la vita dell’ecovillaggio è un consiglio d’amministrazione eletto dai residenti e un numero imprecisato di comitati che si occupano dei vari settori.
La comunità è attiva sul fronte editoriale, della produzione di tofu, tempeh, latte di soia, funghi shitake, della costruzione di rilevatori di radiazioni e della produzione radio-televisiva.
Vi si organizzano corsi di formazione ecologica in collaborazione con la Gaia University.
Viene inoltre ancora seguita un’attenta attività di formazione sul parto naturale, coinvolgendo levatrici da tutto il mondo.
Le difficoltà economiche sono state dunque superate e l’obiettivo di creare una micorosocietà basata su principi di non violenza, ecologia e solidarietà sembra abbia retto alla prova del tempo.
Ora si carezza, tra gli altri, il sogno di essere presto indipendenti dal punto di vista alimentare anche se è un traguardo ancora lungi dall’essere realizzato.

The Farm, Summertown, Tennessee, Stati Uniti.
Sito internet www.thefarmcommunity.com