TRANSUMANZA

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martedì 2 marzo 2010

Hodos: Newsletter Marzo 2010.

Amici, vi invito ad approfondire le tematiche psicosintetiche attraverso la mia nuova rubrica sul portale www.riflessioni.it.
Un saluto psicosintetico a tutti
Fabio Guidi


Primavera 2010
Gruppi di Psicosintesi

I Gruppi di Psicosintesi costituiscono l'attività di base del lavoro che facciamo nella Comunità di Hodos, in quanto strumento potente di osservazione e studio di sé. I prossimi seguono il seguente calendario:

mese giorni

marzo 20-21
aprile 24-25
maggio 22-23
giugno 26-27

I Gruppi , vere e proprie immersioni nel lavoro psicosintetico, intendono offrire una reale concreta «esperienza» della Psicosintesi e non una semplice informazione teorica, che spesso costituisce l'alibi migliore per non lavorare veramente su di sé.
All'interno di questi gruppi sono utilizzati dramma-tizzazioni, esercizi bioenergetici, meditazioni e diverse altre tecniche di lavoro individuale, di coppia o di gruppo, mantenendo sempre l'attenzione su ciò che avviene 'qui e ora'. Segue l'elaborazione del materiale emerso secondo la prospettiva psicosintetica.
Si ricorda che il numero dei partecipanti è limitato
e che è pertanto consigliabile, se interessati,
prenotare per tempo. Maggiori informazioni possono essere richieste tramite e-mail.

Oltre la psicoanalisi e la psicosintesi: la psicologia dei Buddha
Osho Rajneesh

Il seguente brano è senz'altro un po' frettoloso nella descrizione della Psicosintesi e, in realtà, il lavoro meditativo di cui parla Osho è possibile solo dopo un'adeguata opera di "psicosintesi". Come sempre, comunque, Osho offre degli interessanti spunti di riflessione.

«Sigmund Freud ha introdotto nel mondo la psicoanalisi, le cui radici sono nell'analisi della mente; è confinata a questa e non ne esce di un millimetro. Al contrario, vi scende in profondità, ne esplora i livelli nascosti fino all'inconscio, per scoprire modi e mezzi che permettano alla mente umana di essere quanto meno normale.
L’obiettivo della psicoanalisi freudiana non è granché: mantenere la gente normale. Ma la normalità non è sufficiente. Il semplice essere normali non ha alcun rilievo: è la routine consueta, la tua capacità di affrontare la vita. Non ne ricavi alcun significato, alcun senso; non ti fa intuire la realtà delle cose, né ti porta oltre il tempo e la morte. Al massimo, è un utile stratagemma per chi è diventato così anormale da non riuscire più ad affrontare la vita di ogni giorno; per chi non riesce a convivere con le persone, a lavorare, per chi ha perso la bussola.
La psicoterapia ricompone le cose in una certa misura ma, bada bene, non ti dà integrità, bensì un semplice riassestamento. Lega tutto in un fagotto, lasciando le persone frammentarie. In loro non si cristallizza alcunché, non nasce un'anima. Sono solo meno infelici, meno disperate. In un certo senso è pericolosa per la crescita interiore, perché quest'ultima accade solo in presenza di un divino scontento. Solo quando sei completamente insoddisfatto della realtà così come ti si presenta, puoi cominciare la ricerca; solo in quel caso ti elevi, ti sforzi di uscire dal fango.
Assagioli si è spostato all'altro estremo: notando il fallimento della psicoanalisi, ha creato la psicosintesi. Anziché sull'analisi, pone l'accento sulla sintesi.
La psicologia dei Buddha non è né analisi né sintesi: è trascendenza, è andare al di là della mente. Non si tratta di un lavoro all'interno della mente, ma di qualcosa che ti porta fuori da essa. È il significato esatto della parola «estasi»: uscire fuori. Quando sei in grado di uscire dalla tua mente, creando una distanza tra essa e il tuo essere, hai fatto il primo passo della psicologia dei Buddha. E si verifica un miracolo: quando sei fuori dalla mente, tutti i suoi problemi scompaiono, perché la mente stessa scompare; perde la sua presa su di te.
La psicoanalisi impiega anni, ma l'uomo resta lo stesso. È un rinnovare la vecchia struttura, dando una sistematina qua e là; si passa una mano di vernice sulla vecchia casa, che però resta la stessa: niente è cambiato radicalmente. La consapevolezza dell’uomo non è cambiata.
La psicologia dei Buddha non opera all’interno della mente. Non è interessata ad analizzare o sintetizzare. Ti aiuta semplicemente ad uscire dalla mente, in modo che tu possa dare uno sguardo dall’esterno. E quello stesso sguardo è una trasformazione. Non appena riesci a guardare la tua mente come un oggetto, te ne distacchi, ti disidentifichi.
Freud Parla di analisi, Assagioli di sintesi. I Buddha hanno sempre parlato di meditazione, di consapevolezza. Meditazione, consapevolezza, osservazione, presenza attenta, essere un testimone: queste sono le caratteristiche peculiari della terza psicologia.
Non è necessario nessun psicoanalista. Puoi farlo da solo; in realtà, devi farlo da solo. Non è necessario avere istruzioni, è un processo semplice, se lo fai; se non lo fai, sembra molto complicato. Persino la parola «meditazione» spaventa molte persone. Pensano che sia qualcosa di molto difficile, complesso, arduo. Certo, se non la fai è ardua e difficile.
Sii più consapevole della mente. Diventandone consapevole, ti accorgerai di non essere la mente, e questo è solo l'inizio della rivoluzione. Hai cominciato a fluire a livelli sempre più elevati; non sei più ancorato alla mente. La mente funziona come un macigno, ti tiene in basso.
Pertanto, non è importante analizzare o sintetizzare; bensì, semplicemente, divenire consapevoli. Ecco perché in Oriente non abbiamo sviluppato alcuna psicoterapia, come quella freudiana, junghiana, adleriana... Oggigiorno ce ne sono tantissime sul mercato.
Non abbiamo creato alcuna psicoterapia perché sappiamo che le psicoterapie non sono in grado di guarire. Possono aiutarti ad accettare le tue ferite, ma non possono guarire. La guarigione arriva quando non sei più attaccato alla mente. Quando ne sei distaccato, privo di identificazioni e slegato, quando la schiavitù è finita, la guarigione accade. La trascendenza è terapia vera, ma non è solo psicoterapia. Non è un fenomeno limitato alla tua psicologia, è molto di più. È spirituale. Ti guarisce nel tuo stesso essere. La mente è solo la tua circonferenza, non il tuo centro.
L'Oriente ha sviluppato tecniche meditative. L'Occidente non ha sviluppato tecniche meditative, ma ha creato le psicoterapie. Se vogliamo che la mentalità occidentale si interessi alle tecniche di meditazione, e che quella orientale si avvicini a quella occidentale, deve avvenire una sorta di scambio. Non ci deve essere solo l'Oriente: va incluso anche qualcosa dell'evoluzione occidentale. E io trovo che queste terapie siano d'immenso aiuto. Non possono spingersi molto lontano ma, per quello che possono fare, vanno bene: laddove si arrestano, può subentrare la meditazione. La mentalità occidentale deve però avvertire che nell'incontro, nella fusione, è stato incluso qualcosa della propria evoluzione. Non deve essere qualcosa di unilaterale. E le psicoterapie sono importanti; non possono fare del male, ma solo aiutare. Io le ho usate con grande successo. Hanno aiutato le persone a pulire il proprio essere, preparandole a entrare nel tempio della meditazione.
Perciò la mente deve essere portata via, e la meditazione è esattamente questo: uno stato di nonmente. E portare via la mente e darti l'opportunità di vedere non il riflesso del tesoro del tuo essere, ma il tesoro in sé.»