TRANSUMANZA

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venerdì 5 marzo 2010

La visione dell'uomo nella psicosintesi

Cito di seguito l'articolo dell'amico Fabio Guidi (insieme a me nella foto), autore di Iniziazione alla psicosintesi e fondatore della Comunità di Hodos, di cui ho recentemente ospitato una newsletter. L'articolo è stato ripreso dal sito www.riflessioni.it
Fabio:

Ogni psicologia prevede un’antropologia, vale a dire una visione dell’uomo. La prima cosa da dire in proposito è che, per la Psicosintesi, la coscienza individuale è semplicemente un riflesso di un’unica Coscienza Universale. Tale posizione è condivisa da qualsiasi approccio della «psicologia transpersonale», cioè di quel nuovo sviluppo della psicologia che si apre alla dimensione spirituale dell’esistenza.
Nell’essere umano il campo della Coscienza arriva a restringersi progressivamente, per cui l’individuo perde sempre più il contatto con la sorgente originaria del suo essere, è cacciato dal Paradiso Terrestre. Quanto più l’uomo riduce il suo campo di coscienza, tanto più la sua visione delle cose è parziale e distorta; ma non solo: oltre a non sapere chi è e che cosa vuole,tanto più appare infelice e incapace di amare.
All’interno di questa visione, la Psicosintesi si prefigge il compito di ampliare la coscienza dell’individuo, «integrando» parti sempre più ampie del Sé.
In che modo? Per offrire un quadro di riferimento utile a delineare con una certa chiarezza il cammino di crescita personale, la Psicologia Transpersonale ha elaborato un «modello» dello ‘spettro’ della coscienza, vale a dire del suo raggio di attività e di manifestazione, dai livelli più ristretti e patologici a quelli più sani ed evoluti.

Il seguente grafico mostra – in forma semplificata - una suddivisione essenziale, che si basa su tre livelli preceduti dallo Stato Indifferenziato, o psicotico, e seguiti dallo Stato Perfetto, la Coscienza dell’Unità. In questo grafico, a destra della linea trasversale si colloca tutto quanto rimane inconscio, ciò che viene percepito come non sé.
Nella parte inferiore del grafico troviamo il «Livello Sub-egoico», un livello, cioè, dove l’Ego, la struttura che delinea l’immagine di sé, presenta una condizione deficitaria, di disadattamento, dalla nevrosi più o meno grave alla vera e propria crisi psicotica.
Il Livello Sub-egoico è definibile tale perché indica una condizione in cui manca un «centro» capace di orientare in maniera univoca la vita dell’individuo, che appare, così, schiavo delle diverse e contrastanti parti di sé (in psicosintesi ‘subpersonalità’).
A questo stadio, l’individuo presenta i tipici bisogni carenziali, della sicurezza, dell’appartenenza e dell’autostima. Ciò prevede un trattamento psicoterapico. La linea tracciata in obliquo indica il confine che divide ciò con cui l’individuo s’identifica e ciò che rimane fuori dal campo della sua coscienza. La «persona» è la maschera esteriore e cosciente, oltre la quale si nasconde tutto ciò che rientra nel campo del rimosso, che Jung definisce la nostra «ombra» e che deve essere reintegrato nell’identità del sé, fino a raggiungere un soddisfacente adattamento egoico.
Il «Livello Egoico» occupa la parte centrale del grafico e riguarda l’individuo mediamente adattato, l’homo normalis, sufficientemente ‘centrato’. Un individuo del genere non è perseguitato dal proprio rimosso, ma non è ancora in contatto con le proprie energie più vitali e creative. Per questo motivo, è insidiato da un disagio particolare definibile come «frustrazione esistenziale», cioè quella più meno vaga mancanza di senso, dovuta alla negazione del vero sé in nome del falso sé. Il lavoro terapeutico tenderà a raggiungere il vero stato di «salute», che si esprime attraverso il piacere che nasce da un corpo vivo e vibrante e la carica energetica che scaturisce dall’intimità e dalla autenticità delle nostre relazioni. Questo stato di salute, che la Psicologia Transpersonale definisce ‘del centauro’, consiste nella ritrovata unità della mente con la sensibilità profonda del corpo, ricomponendo la frattura che aveva delineato il confine dell’Ego in quanto ‘cavaliere che guida il cavallo’. Il Livello Egoico costituisce il campo d’azione della Psicosintesi Personale.
Il raggiungimento di tale risultato, senza dubbio importante, non esaurisce tuttavia la potenzialità evolutiva dell’essere umano. Alcuni individui, pochi, avvertono una spinta verso uno sviluppo ulteriore, una spinta pervasa da un’inquietudine particolare di fronte alla caducità di ogni aspirazione «umana»: il fallimento, la solitudine e, in ultima analisi, la morte sono le situazioni limite dell’esistenza di ogni uomo. Posto di fronte a questi limiti, l’uomo la cui coscienza è pervenuta al «Livello Trans-egoico», desidera la completa realizzazione di sé in senso spirituale, vale a dire la definitiva ‘guarigione’, la liberazione, il risveglio ultimo, la pace. Il Lavoro spirituale, che è il campo d’azione della Psicosintesi Transpersonale, lo porterà - se troverà in sé le sufficienti risorse - ad abbattere anche l’ultimo confine, quello che lo divide dalla Coscienza dell’Unità.
Come vedremo, questo modo di concepire l’essere umano ha, naturalmente, profonde ripercussioni riguardo alla pratica effettiva della psicosintesi. Ogni livello, ad esempio, richiede un approccio particolare: il rafforzamento dell’Io, lo studio di sé o la mortificazione dell’Ego.
In definitiva, la linea di confine separa, ad ogni livello, la propria identità cosciente (ciò con cui siamo identificati) con strati più o meno ampi di «inconscio». La prossima volta analizzeremo come, all’interno di una visione psicosintetica dell’uomo, il concetto stesso di ‘inconscio’ debba essere esteso.

Fabio Guidi