TRANSUMANZA

QUESTO BLOG E' IN VIA DI SUPERAMENTO. NE STIAMO TRASFERENDO I POST MIGLIORI SUL SITO DI VIVEREALTRIMENTI, DOVE SEGUIRANNO GLI AGGIORNAMENTI E DOVE TROVATE ANCHE IL CATALOGO DELLA NOSTRA EDITRICE. BUONA NAVIGAZIONE!

giovedì 4 febbraio 2010

Storia del pensiero comunitario: Buenaventura Durruti e "la breve estate dell'anarchia".

Quindici anni dopo la neutralizzazione della Machonovcina, la storia offre un’altra opportunità agli utopisti anarchici.
In Spagna, all’indomani del tentativo di colpo di stato franchista, gli anarchici rappresentano la componente maggioritaria (con principale avamposto in Catalogna) della rivolta armata.
Grande protagonista della prima fase della guerra civile spagnola, Buenaventura Durruti (1896-1936), fabbro e montatore di León.
Parliamo di una delle figure storiche del movimento anarchico internazionale.
La sua biografia e le sue gesta di condottiero ed “angelo vendicatore dei poveri” sono presentate, esaurientemente, ne La breve estate dell’anarchia di Hans Magnus Enzensberger.
La morte di Durruti, il 19 novembre 1936, segna l’inizio del declino del protagonismo degli anarchici nella rivolta antifranchista.
Tuttavia, in Catalogna ed in Aragona, dove la componente anarchica del movimento operaio spagnolo era schiacciante, per alcuni mesi si è vissuta la più estesa esperienza autogestionaria.
Servizi e produzione erano organizzati «al di fuori e contro la logica statale e gerarchica, secondo i principi del comunismo libertario propagandati per decenni dalle potenti organizzazioni sindacali anarchiche» .

«La terra e le fabbriche furono collettivizzate, furono costituite migliaia di comuni agricole: gli operai, tramite i sindacati, divennero direttamente responsabili della produzione industriale, i contadini di quella agricola». (Pani-Vaccaro, Il pensiero anarchico, Demetra, Colognola ai colli - VR -, 1997., p. 96).

Riguardo l’organizzazione delle comuni, tuttavia, la situazione non era così facile e “affratellante” come si potrebbe pensare.
Alcune testimonianze dirette, riportate da Enzensberger, rivelano che disaccordi e frizioni certo non mancavano nel corso delle famigerate assemblee.
Va detto, tra l’altro, che già molto prima della florida estate del ’36, fermenti libertari, più spontaneisti e meno strutturati erano relativamente comuni in Spagna, soprattutto in Andalusia.
Nel ’36, tuttavia, gli esperimenti autogestionari oltre ad essere più consapevoli furono più duraturi e, tra le altre cose, i nodi vennero al pettine.
Difatti, se espropriare i ricchi trovava consensi pressoché unanimi, non tutti i contadini erano entusiasti a vedere collettivizzato il loro fazzoletto di terra.
In altre parole, non mancavano attriti anche gravi tra i collettivisti ad oltranza ed i moderati individualisti.
Le polemiche si protraevano in estenuanti assemblee.
Vediamo come Michail Kol’cov, uno dei personaggi intervistati da Enzensberger, ci presenta qualche istantanea dell’esperienza autogestionaria nella Spagna di quegli anni:

«13 agosto. Nella fiaschetteria locale ha luogo una riunione generale dei contadini; è la prosecuzione della riunione di ieri, sul medesimo problema. Un gruppetto di anarchici aveva chiamato a raccolta i contadini e dichiarato Tardienta una comune.
[…]
problemi importantissimi sono, al momento: distribuzione del suolo e del raccolto, forme di gestione. Quasi dovunque il suolo confiscato ai proprietari fascisti viene distribuito tra i contadini e i braccianti più poveri. I contadini e i braccianti ammassano i raccolti e li distribuiscono, poi, a seconda del lavoro prestato. Talvolta si tiene conto anche di altri principi: si parte dal numero delle bocche da sfamare. Ma nella zona arretrata del fronte appare qualche gruppo di anarchici e trotzkisti. Esigono, in primo luogo: collettivizzazione immediata di tutte le fattorie contadine; in secondo luogo: requisizione dei raccolti dai campi dei proprietari, attraverso il comitato per l’agricoltura; e in terzo luogo: confisca delle proprietà dei contadini medi, possessori di estensioni da cinque a sei ettari. A furia di ordinanze e di minacce si sono già costituite alcune aziende collettivizzate
». (Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell’anarchia, Feltrinelli, Milano, 1997, pp. 194-195).

La seconda parte della citazione indica chiaramente che le assemblee non erano sempre e dovunque l’organo decisionale sovrano.
Si tendeva ad utilizzare anche metodi più sbrigativi.
A Tardienta, poi, è oggetto di discussione persino se mettere o meno ai voti questioni fondamentali come l’eventuale collettivizzazione dei terreni di piccoli e medi proprietari.
Riporta Michail Kol’cov che, probabilmente a sera ormai inoltrata…

«L’assemblea è nel caos più completo, gli uni applaudono gli altri tacciono. Sono tutti stanchi. Il presidente del sindacato mette la faccenda ai voti. […][Un] oratore anarchico si oppone: vanno forse decise per votazione cose del genere? Qui è necessario un colpo dato insieme, uno sforzo, una lotta, un entusiasmo unitari! Quando si vota, ciascuno pensa soltanto a sé. Votare: questo è egoismo! Non c’è bisogno di votazioni!
I contadini sono confusi, le frasi tonanti li infiammano. Benché la maggioranza sia contro l’oratore anarchico, non si riesce a stabilire l’ordine e a votare in qualche modo. L’assemblea sta prendendo una brutta piega
». (Ivi, pp. 196-197)

Franz Borkenau, altro testimone diretto dei fatti, intervistato dall’Enzensberger, riporta che ci furono casi in cui si rischiarono rivolte contadine contro gli stessi miliziani, i loro presunti liberatori.
Motivo: «la completa mancanza di riguardi nella requisizione di alloggi e viveri e nella esecuzione di fascisti veri e presunti» .
Ad ogni modo, nell’estate del 1937, ebbe termine questa controversa ma grandiosa stagione autogestionaria, in cui l’alternativa comunitaria allo stato centrale conobbe un’imponente realizzazione.
Con la sconfitta del movimento anarchico spagnolo e l’imperversare delle dittature fascista, nazista e marxista-leninista in diversi paesi europei, la cultura libertaria ed utopistico-comunitaria entrerà in una fase tendenzialmente letargica.
Tuttavia, “idee esagerate di libertà” riemergeranno negli anni ’50 in America, insinuandosi ed irrompendo ancora una volta nella storia ed ispirando nuove “secessioni comunitarie”.

Per una introduzione generale alla storia del pensiero comunitario ed altri articoli di approfondimento, clicca qui!