TRANSUMANZA

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mercoledì 16 dicembre 2009

Un blog per Sarvodaya.

Ahi ahi quanto è duro fare le pubbliche relazioni per Sarvodaya! Il network comunitario ha una gran buona reputazione, anche presso il GEN e, effettivamente, i suoi membri sono riusciti a fare cose egregie in Sri Lanka, coinvolgendo ben 15000 villaggi nelle loro attività, “per il risveglio di tutti”. È altresì vero, come stiamo notando con Peter, volontario a Sarvodaya per circa un trimestre, che il network sconta alcune “tare culturali” del paese: un atteggiamento eccessivamente spontaneista, poco progettuale, fatalista, scarsamente dinamico. Il paese, del resto, vive, a nostro parere, in uno stato di torpore buddista-tropicale. Incide ancora molto, purtroppo, lo strascico del conflitto etnico, definitivamente concluso da appena qualche mese e che ha prosciugato, a causa delle ingenti spese militari, le casse governative. Anyway: si va avanti. Abbiamo problemi con il wireless in quanto l’High Tech Unity del quartier generale di Sarvodaya ha i computers infettatissimi di virus. Questo determina continue disconessioni da parte del server. Abbiamo provato a sollecitare il nostro referente, coordinatore della International Unity, a far intervenire dei tecnici, ad installare versioni gratuite di buoni anti-virus. Il sistema funziona a singhiozzo e, quando funziona, dà una buona opportunità al coordinatore per dire: vedete, funziona! E rimandare un intervento strutturale serio. Noi, per fortuna, possiamo anche disporre di un modem con uscita USB e dunque siamo abbastanza autonomi da quella che io definisco “una connessione con il calesse”.
Il paese, tuttavia, resta molto bello e Sarvodaya, con i suoi limiti, una buona opportunità per visitarlo (come si può leggere nel post le proposte di Sarvodaya).
Quello che crediamo sia necessario, per il presente ed il futuro, al network comunitario sri lankese è un “cambio di paradigma”. Sino ad oggi, difatti, ha ottenuto dei buoni successi muovendosi nell’ambito della soddisfazione dei basic needs, delle esigenze primarie dei villaggi: strade, scuole, pozzi, energia elettrica, essenziale assistenza medica oltre ad attività di più ampio respiro legate a campagne di sensibilizzazione alla non-violenza eccetera. Per fare questo ha trovato buone risorse umane nei giovani dei colleges e delle università, coinvolti di volta in volta in campi di lavoro. Ho partecipato recentemente ad uno di questi, per scavare un lago artificiale e ripulire alcuni terreni da piante infestanti e devo dire che ho visto all’opera una buona macchina: 100-150 ragazzi e ragazze armati di pala, rastrello, macete, qualcuno alla guida di una scavatrice e, nell’arco di una giornata, il lavoro è stato brillantemente portato a compimento. Il tutto con una spesa assolutamente modesta per Sarvodaya che si è dovuta limitare ad offrire pasti ed una spartana accommodation. Il tutto è avvenuto in un’atmosfera leggera e socievole, dando l’opportunità a ciascuno di conoscere persone provenienti da diverse città, paesi, finanche angoli remoti dello Sri Lanka. Sono le classiche situazioni in cui possono nascere belle amicizie, amori puberali e, nel frattempo, si approntano laghetti artificiali, si disinfestano terreni e via discorrendo.
Quel che si deve, disperatamente, sviluppare è l’ambito “post-materialista”, svincolato dai bisogni immediatamente primari e proiettato verso una nuova stagione per Sarvodaya, in cui ci sia una maggiore autonomia economica dalle donazioni delle ONG e degli organismi internazionali, la capacità di generare, in proprio, un buon reddito (e dunque aumentare i salari delle persone impiegate, a tempo pieno, nell’organizzazione), in cui si riesca a tenere il passo con un mondo, oggi, globalizzato che interagisce sempre di più nel web e ad aumentare gli scambi internazionali.
Per tutto questo crediamo ci voglia tempo, ci vogliano molte persone, da altri paesi, in visita in loco ed in grado di offrire suggerimenti e supporto di vario ordine e grado. Si dovrebbe intanto iniziare a lavorare sugli aspetti comunicativi e commerciali, cercando di traghettare l’organizzazione fuori da una cultura di tipo assistenziale.
Personalmente ho pensato fosse necessario uno strumento semplice e tuttavia efficace di divulgazione e confronto in rete: un blog. Questo, come potete vedere, sta iniziando a lavorare in sinergia con il GEN, avendo una sezione dedicata alle notizie del network planetario degli ecovillaggi. Stanno timidamente iniziando alcuni scambi anche con Gaia Education, associazione che ha tra i suoi membri più attivi Hildur Jackson, fondatrice, assieme al marito Ross, nella prima metà degli anni ’90, dello stesso GEN.
Torneremo a parlare degli sviluppi della collaborazione con Sarvodaya, per ora siete tutti invitati sul blog e i più coraggiosi e coloro che hanno maggiore disponibilità di tempo, a trascorrere un periodo tra le braccia di Serendib, “l’isola dei gioielli”, come chiamarono lo Sri Lanka i commercianti arabi che iniziarono a frequentarla, con buon profitto, dall’epoca pre-islamica.