Dopo un mese dal summit sul clima di Copenaghen, commenta il giornalista M. R. Srinivasan su The Hindu, l’India si sta adoperando con decisione sempre maggiore "per non essere parte del problema ma della soluzione". Difatti, continua Srinivasan, se è vero che l’India si è offerta di ridurre le emissioni di CO2 dal 20 al 25% entro il 2020 (in rapporto al 2005), dunque di circa il 20% in meno rispetto a quanto ha dichiarato, ad esempio, la Cina, è anche vero che il paese ha un’emissione di carbone, procapite, di appena una tonnellata, contro, ad esempio, le 23 tonnellate degli Stati Uniti. Essendo l’India alle prime fasi dello sviluppo, rispetto all’Europa ed agli Stati Uniti d’America, inciderebbe meno nell’inquinamento del mondo e questa minore incidenza "potrebbe essere emulata", sostiene ancora Srinivasin.
Anche a mio modo di vedere il fatto di essere un grande paese in via di sviluppo ha alcuni vantaggi per la preservazione dell’ambiente. In America, in Europa e nei cosiddetti paesi sviluppati è necessario realizzare, oggi, una conversione da un’economia imperniata sulle risorse fossili ad una imperniata sulle energie rinnovabili oltre che sul nucleare.
L’India, al contrario, con una crescita che è previsto si attesti, nel 2010, intorno al 7% annuo, può svilupparsi facendo leva direttamente sulle energie rinnovabili, oltre che sul nucleare.
È quanto ha dichiarato il primo ministro indiano Manmohan Singh, il 12 gennaio, ai 900 delegati al Solar Energy Conclave 2010 a New Delhi.
Nello specifico ha condiviso il proprio piano di realizzazione di solar valleys, valli in cui sviluppare impianti per la creazione di energia dal sole per circa 20000 MW.
L’obiettivo, sosteneva Singh, è ambizioso ma realizzabile e può portare l'India a diventare un leader globale nell’energia solare.
A fronte di questo riporto con piacere che, come si può anche leggere nell’articolo del già citato Srinivasan, in India si sta ponendo con sempre maggiore lucidità la questione del controllo della popolazione. "Il picco di un miliardo e mezzo di persone, nel paese, è all'orizzonte", scrive ancora Srinivasin sul suo articolo su The Hindu, "le risorse di terra, acqua e cibo disponibili in India saranno inadeguate a sostenere un così alto numero di abitanti. E' dunque imperativo adottare misure che portino presto ad una stabilizzazione della popolazione e, in un secondo momento, ad una sua riduzione".
Un simile intento lo sto anche ritrovando in settori dell’attuale movimento gandhiano mentre il maestro Osho Rajneesh, morto nel 1990, ha fatto del controllo demografico, nel mondo, una delle sue maggiori tematiche di sensibilizzazione.
Possiamo infatti parlare di sole, di vento, di riduzione nel consumo della carne (alimento, come sappiamo, poco sostenibile) ma se non si interviene con una seria politica demografica il pianeta sarà destinato a soffrire sempre di più e, cosa più preoccupante, in maniera sempre più irreversibile.
TRANSUMANZA
QUESTO BLOG E' IN VIA DI SUPERAMENTO. NE STIAMO TRASFERENDO I POST MIGLIORI SUL SITO DI VIVEREALTRIMENTI, DOVE SEGUIRANNO GLI AGGIORNAMENTI E DOVE TROVATE ANCHE IL CATALOGO DELLA NOSTRA EDITRICE. BUONA NAVIGAZIONE!
domenica 31 gennaio 2010
sabato 30 gennaio 2010
LUNA PIENA --- Sabato 30 gennaio 2010 --- da Ajahn Munindo.
Se conosci la tua strada
percorrila fino in fondo.
Non permettere alle richieste degli altri
per quanto insistenti
di distrarti.
Dhammapada strofa 166
Al primo sguardo, questi versi sembrano insegnare a non curarsi degli
altri. Ma quel che il Buddha sottolinea è dove mettere il giusto
accento nella nostra pratica. Se c’è carenza di ossigeno durante un
volo, il pilota dice ai passeggeri di indossare prima la loro maschera
e poi di aiutare gli altri. Non si invitano i genitori a non aiutare i
figli ma a essere in grado di aiutarli. Noi perdiamo facilmente il
senso della prospettiva quando siamo sotto stress e agiamo in modi che
peggiorano la situazione. Il Buddha vide quanto rapidamente le persone
non risvegliate possano diventare distratte e confuse e così esortò i
suoi monaci quando annunciò loro che stava morendo. Disse che chi gli
era seriamente devoto non doveva preoccuparsi di portargli fiori;
doveva invece intensificare il suo impegno nel praticare quanto aveva
insegnato.
Con Metta
Bhikkhu Munindo
(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Santacittarama
Monastero Buddhista
02030 Frasso Sabino (RI) Italy
Tel: (+39) 0765 872 186
(durante il ritiro invernale rispondiamo solo fra le 7:30-8:30 di
mattina)
Fax: (+39) 06 233 238 629
sangha@santacittarama.org
(alternativa): santa_news@libero.it
www.santacittarama.org
www.forestsangha.org (portal to wider community of monasteries)
www.fsnewsletter.org (newsletter in English)
www.dhammatalks.org.uk (audio files)
percorrila fino in fondo.
Non permettere alle richieste degli altri
per quanto insistenti
di distrarti.
Dhammapada strofa 166
Al primo sguardo, questi versi sembrano insegnare a non curarsi degli
altri. Ma quel che il Buddha sottolinea è dove mettere il giusto
accento nella nostra pratica. Se c’è carenza di ossigeno durante un
volo, il pilota dice ai passeggeri di indossare prima la loro maschera
e poi di aiutare gli altri. Non si invitano i genitori a non aiutare i
figli ma a essere in grado di aiutarli. Noi perdiamo facilmente il
senso della prospettiva quando siamo sotto stress e agiamo in modi che
peggiorano la situazione. Il Buddha vide quanto rapidamente le persone
non risvegliate possano diventare distratte e confuse e così esortò i
suoi monaci quando annunciò loro che stava morendo. Disse che chi gli
era seriamente devoto non doveva preoccuparsi di portargli fiori;
doveva invece intensificare il suo impegno nel praticare quanto aveva
insegnato.
Con Metta
Bhikkhu Munindo
(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)
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venerdì 29 gennaio 2010
Storia del fenomeno comunitario: comunitarismo anarchico.
Consideriamo ora un’altra stagione comunitaria, più fugace e meno metodica di quella dei kibbutzim. Per citare il titolo di un testo di Hans Magnus Erzensberger sul ruolo del movimento anarchico nella guerra civile spagnola, parliamo de “la breve estate dell’anarchia”. Si cercherà dunque di considerare due brevi momenti estivi, in Ucraina ed in Spagna ma, prima di tutto, credo giovi introdurre un personaggio-chiave del pensiero anarchico, ispiratore finanche delle brevi stagioni antistatuali cui si è appena accennato ed un suo amico.
Parliamo di Michail Aleksandrovič Bakunin (1814-1876), figura funambolica, teorico della rivoluzione sociale come espressione di una “distruttività ricostruttrice”.
La rivoluzione bakuniniana avrebbe dovuto essere caotica, spietata, sanguinaria.
Il popolo “con le budella dell’ultimo papa avrebbe strangolato l’ultimo re” (per citare il verso virulento di una canzone anarchica) e dalle macerie fumanti dei palazzi del potere, delle fabbriche e delle chiese, la vita collettiva avrebbe dovuto riprendere su piccola scala.
La ricostruzione, dopo l’apocalisse proletaria, avrebbe visto tante, diverse comunità autogestite, confederarsi liberamente tra di loro.
In ciascuna si sarebbe sperimentata una socialità altra, completamente rinnovata e, insieme, avrebbero dato vita alla “terra promessa” dell’anarchia.
L’indole battagliera non impediva a Bakunin di avere diversi amici, anche di un certo tenore.
Celebre e documentata la sua amicizia con Giuseppe Mazzini.
Storico l’abbraccio con Garibaldi, presidente al congresso della Pace di Ginevra, nel settembre 1867, dopo che con passo lento e pesante l’agitatore russo salì gli scalini del palco, vestito in maniera trascurata, e qua e là si gridava: Bakunin!
Ma l’amico cui credo meriti soprattutto accennare è Pierre Joseph Proudhon (1809-1865), tipografo, una delle figure più significative del movimento operaio ottocentesco.
In una nota di Stato e anarchia, la celebre opera del grande agitatore russo, è riportato un aneddoto delizioso:
«Bakunin viveva allora con A. Reichel in un appartamento straordinariamente modesto sulla riva sinistra della Senna in Rue de Bourgogne. Proudhon vi si recava spesso per ascoltare il Beethoven di Reichel e l’Hegel di Bakunin. Ma le discussioni filosofiche duravano molto di più delle sinfonie. Ricordavano le famose notti intere passate da Bakunin a discutere con Khomiakov in casa di Čaadaev o dalla signora Yelagina sempre su Hegel. Nel 1847 Karl Vogt, che viveva pure in Rue de Bourgogne e veniva sempre a trovare Reichel e Bakunin, una sera stanco di ascoltare quelle infinite controversie sulla “fenomenologia” se ne andò a dormire. L’indomani mattina tornò a prendere Reichel perché dovevano recarsi insieme al Jardin des plantes. Stupito dalle voci provenienti dalla stanza di Bakunin data l’ora mattutina ne aprì la porta. Proudhon e Bakunin erano seduti nella stessa posizione della sera prima davanti al camino spento e stavano finendo con qualche breve parola la discussione».
Proudhon è stato un illustre teorico del decentramento.
Riteneva che lo stato dovesse dissolversi nei comuni e nelle circoscrizioni regionali.
La dimensione comunitaria, facilmente gestibile “dal basso” in maniera orizzontale ed autonoma, avrebbe dunque acquisito, nella società teorizzata da Proudhon, un ruolo centrale nella vita collettiva mentre più comunità autogestite potevano dare vita ad un “federalismo pluralista”.
Il viatico che Proudhon proponeva per approdare ad una società decentrata, partiva da una “rivoluzione economica”: un appropriamento diretto dei mezzi di produzione da parte delle masse lavoratrici.
Queste, attraverso le loro organizzazioni professionali, avrebbero dovuto sviluppare una vita sociale ed economica indipendente dalla dimensione politico-statuale, imparando a gestire e praticare «rapporti liberi e diretti senza alcuna mediazione istituzionale [arrivando ad assolvere] […] i compiti precedentemente svolti dalla società politica, al fine di rendere quest’ultima del tutto superflua» .
Ne emerge il ritratto di un teorico più mite dell’indemoniato amico Bakunin, passato alla storia più come agitatore e visionario del principio di libertà che come teorico di una società futuribile.
Né Bakunin né Proudhon vissero abbastanza per vedere alcuni frutti maturi del loro pensiero. Questi avrebbero preso corpo nelle prime decadi del ‘900.
Per una introduzione generale alla storia del pensiero comunitario ed altri articoli di approfondimento, clicca qui!
Parliamo di Michail Aleksandrovič Bakunin (1814-1876), figura funambolica, teorico della rivoluzione sociale come espressione di una “distruttività ricostruttrice”.
La rivoluzione bakuniniana avrebbe dovuto essere caotica, spietata, sanguinaria.
Il popolo “con le budella dell’ultimo papa avrebbe strangolato l’ultimo re” (per citare il verso virulento di una canzone anarchica) e dalle macerie fumanti dei palazzi del potere, delle fabbriche e delle chiese, la vita collettiva avrebbe dovuto riprendere su piccola scala.
La ricostruzione, dopo l’apocalisse proletaria, avrebbe visto tante, diverse comunità autogestite, confederarsi liberamente tra di loro.
In ciascuna si sarebbe sperimentata una socialità altra, completamente rinnovata e, insieme, avrebbero dato vita alla “terra promessa” dell’anarchia.
L’indole battagliera non impediva a Bakunin di avere diversi amici, anche di un certo tenore.
Celebre e documentata la sua amicizia con Giuseppe Mazzini.
Storico l’abbraccio con Garibaldi, presidente al congresso della Pace di Ginevra, nel settembre 1867, dopo che con passo lento e pesante l’agitatore russo salì gli scalini del palco, vestito in maniera trascurata, e qua e là si gridava: Bakunin!
Ma l’amico cui credo meriti soprattutto accennare è Pierre Joseph Proudhon (1809-1865), tipografo, una delle figure più significative del movimento operaio ottocentesco.
In una nota di Stato e anarchia, la celebre opera del grande agitatore russo, è riportato un aneddoto delizioso:
«Bakunin viveva allora con A. Reichel in un appartamento straordinariamente modesto sulla riva sinistra della Senna in Rue de Bourgogne. Proudhon vi si recava spesso per ascoltare il Beethoven di Reichel e l’Hegel di Bakunin. Ma le discussioni filosofiche duravano molto di più delle sinfonie. Ricordavano le famose notti intere passate da Bakunin a discutere con Khomiakov in casa di Čaadaev o dalla signora Yelagina sempre su Hegel. Nel 1847 Karl Vogt, che viveva pure in Rue de Bourgogne e veniva sempre a trovare Reichel e Bakunin, una sera stanco di ascoltare quelle infinite controversie sulla “fenomenologia” se ne andò a dormire. L’indomani mattina tornò a prendere Reichel perché dovevano recarsi insieme al Jardin des plantes. Stupito dalle voci provenienti dalla stanza di Bakunin data l’ora mattutina ne aprì la porta. Proudhon e Bakunin erano seduti nella stessa posizione della sera prima davanti al camino spento e stavano finendo con qualche breve parola la discussione».
Proudhon è stato un illustre teorico del decentramento.
Riteneva che lo stato dovesse dissolversi nei comuni e nelle circoscrizioni regionali.
La dimensione comunitaria, facilmente gestibile “dal basso” in maniera orizzontale ed autonoma, avrebbe dunque acquisito, nella società teorizzata da Proudhon, un ruolo centrale nella vita collettiva mentre più comunità autogestite potevano dare vita ad un “federalismo pluralista”.
Il viatico che Proudhon proponeva per approdare ad una società decentrata, partiva da una “rivoluzione economica”: un appropriamento diretto dei mezzi di produzione da parte delle masse lavoratrici.
Queste, attraverso le loro organizzazioni professionali, avrebbero dovuto sviluppare una vita sociale ed economica indipendente dalla dimensione politico-statuale, imparando a gestire e praticare «rapporti liberi e diretti senza alcuna mediazione istituzionale [arrivando ad assolvere] […] i compiti precedentemente svolti dalla società politica, al fine di rendere quest’ultima del tutto superflua» .
Ne emerge il ritratto di un teorico più mite dell’indemoniato amico Bakunin, passato alla storia più come agitatore e visionario del principio di libertà che come teorico di una società futuribile.
Né Bakunin né Proudhon vissero abbastanza per vedere alcuni frutti maturi del loro pensiero. Questi avrebbero preso corpo nelle prime decadi del ‘900.
Per una introduzione generale alla storia del pensiero comunitario ed altri articoli di approfondimento, clicca qui!
mercoledì 27 gennaio 2010
Lettera aperta ai candidati presidenti della Regione Toscana.
...e ai quotidiani, alle televisioni e alle radio regionali
Divulgo quanto riceuto via e-mail dal presidente della Rete Bioregionale Italiana Giuseppe Moretti:
Gentile candidato presidente,
in vista delle prossime consultazioni elettorali amministrative e regionali, le seguenti Associazioni, impegnate a favore dell’agricoltura contadina e per il recupero produttivo del territorio rurale, le propongono di inserire nel suo programma per l’agricoltura i seguenti punti:
1)Adozione di una legge regionale per l’agricoltura contadina (la preghiamo di vedere il documento allegato);
2)Adozione di una legge regionale di attuazione della legge sulla montagna (la L. 97 del 31/01/1994 è inattuata da 15 anni… forse sarebbe tempo di…!);
3)Adozione di una legge regionale per istituire il Registro regionale delle sementi e la conservazione, e attuare il D.Lgs 149 del 29/10/2009 in attuazione della direttiva 2008/62/CE concernente deroghe per l’ammissione di ecotipi e varietà agricole naturalmente adattate alle condizioni locali e regionali e minacciate di erosione genetica, nonché per la commercializzazione di sementi e di tuberi di patate a semina di tali ecotipi e varietà;
4)Istituzione di un assessorato per l’economia rurale e la salvaguardia dell’identità contadina sul territorio, mantenendo la ruralità anche a quelle situazioni che pur non avendo i requisiti previsti dalla legge nr. 296 del 27/12/2006 (iscrizione alla Camera di Commercio come imprenditore agricolo o come coltivatore diretto), abbiano le caratteristiche inconfutabili di fondo rurale;
5)Favorire l’accesso alla terra dei giovani o di chiunque ne faccia richiesta con lo scopo di custodire il territorio in cui essi abitano, tramite anche la concessione delle terre civiche e demaniali in ottemperanza alla loro destinazione d’uso che è prevalentemente agro-silvo-pastorale, compatibilmente con il ruolo sociale di queste terre, dette anche beni comuni, e in funzione delle comunità rurali ivi residenti (non subordinandole a logiche di produzione e profitto).
Infine le chiediamo cosa esplicitamente e in concreto pensa di fare per incoraggiare l’agricoltura contadina quale principale attività per contrastare l’incuria del territorio e quindi prevenire il periodico rischio di gravi incendi e altri dissesti idro-geologici.
Le nostre Associazioni contano migliaia di soci ma godono di una ben più ampia base di attenzione e di stima. Sarà nostra cura riportare a tutti i soci, sui nostri periodici, sui nostri siti e nei prossimi incontri pubblici la sua risposta oppure, eventualmente (speriamo di no), il suo silenzio.
In attesa di un auspicato riscontro, i nostri cordiali saluti.
Hanno aderito:
Ass. Il popolo della Madre Terra
Ass. Venti di Terra
Ass. Basilico
Ass. Nascere Liberi
A.S.C.I.
C.I.R. Toscana
W.W.O.O.F. Toscana
R.I.V.E.
Divulgo quanto riceuto via e-mail dal presidente della Rete Bioregionale Italiana Giuseppe Moretti:
Gentile candidato presidente,
in vista delle prossime consultazioni elettorali amministrative e regionali, le seguenti Associazioni, impegnate a favore dell’agricoltura contadina e per il recupero produttivo del territorio rurale, le propongono di inserire nel suo programma per l’agricoltura i seguenti punti:
1)Adozione di una legge regionale per l’agricoltura contadina (la preghiamo di vedere il documento allegato);
2)Adozione di una legge regionale di attuazione della legge sulla montagna (la L. 97 del 31/01/1994 è inattuata da 15 anni… forse sarebbe tempo di…!);
3)Adozione di una legge regionale per istituire il Registro regionale delle sementi e la conservazione, e attuare il D.Lgs 149 del 29/10/2009 in attuazione della direttiva 2008/62/CE concernente deroghe per l’ammissione di ecotipi e varietà agricole naturalmente adattate alle condizioni locali e regionali e minacciate di erosione genetica, nonché per la commercializzazione di sementi e di tuberi di patate a semina di tali ecotipi e varietà;
4)Istituzione di un assessorato per l’economia rurale e la salvaguardia dell’identità contadina sul territorio, mantenendo la ruralità anche a quelle situazioni che pur non avendo i requisiti previsti dalla legge nr. 296 del 27/12/2006 (iscrizione alla Camera di Commercio come imprenditore agricolo o come coltivatore diretto), abbiano le caratteristiche inconfutabili di fondo rurale;
5)Favorire l’accesso alla terra dei giovani o di chiunque ne faccia richiesta con lo scopo di custodire il territorio in cui essi abitano, tramite anche la concessione delle terre civiche e demaniali in ottemperanza alla loro destinazione d’uso che è prevalentemente agro-silvo-pastorale, compatibilmente con il ruolo sociale di queste terre, dette anche beni comuni, e in funzione delle comunità rurali ivi residenti (non subordinandole a logiche di produzione e profitto).
Infine le chiediamo cosa esplicitamente e in concreto pensa di fare per incoraggiare l’agricoltura contadina quale principale attività per contrastare l’incuria del territorio e quindi prevenire il periodico rischio di gravi incendi e altri dissesti idro-geologici.
Le nostre Associazioni contano migliaia di soci ma godono di una ben più ampia base di attenzione e di stima. Sarà nostra cura riportare a tutti i soci, sui nostri periodici, sui nostri siti e nei prossimi incontri pubblici la sua risposta oppure, eventualmente (speriamo di no), il suo silenzio.
In attesa di un auspicato riscontro, i nostri cordiali saluti.
Hanno aderito:
Ass. Il popolo della Madre Terra
Ass. Venti di Terra
Ass. Basilico
Ass. Nascere Liberi
A.S.C.I.
C.I.R. Toscana
W.W.O.O.F. Toscana
R.I.V.E.
martedì 26 gennaio 2010
Il Forteto approda in Senato.
La scuola dovrebbe aiutare i ragazzi a crescere armoniosamente, rivolgendosi a tutte le facoltà dell'anima e non indirizzarli prematuramente in un percorso specialistico.
Albert Einstein, Pensieri degli anni difficili (1936).
La Fondazione Il Forteto, fondata nel 1998 nell'ambito dell'omonima Cooperativa Agricola che rappresenta, al contempo, una buona esperienza comunitaria in Italia, "ha sviluppato il progetto Barbiana e il Mugello, una scuola per l'integrazione nel tempo, con la convinzione che la scuola sia ancora il luogo privilegiato per sviluppare e trasferire cultura. concepito come triennale, ha iniziato ad operare nelle scuole nell'anno scolastico 2005/2006, coinvolgendo tra primaria e secondaria sei Istituti scolastici.
Giovedì 4 febbraio 2010 dalle ore 16.00 alle ore 19.00, nella Sala Palazzo Bologna (Via Santa Chiara 4 00186 Roma) ci sarà la Tavola Rotonda su "Una scuola per l'integrazione; l'esperienza della Fondazione Il Forteto oltre Barbiana".
Parteciperanno: sen. Mariangela Bastico, sen. Mauro Ceruti, on. Maria Coscia, sen. Vittoria Franco, sen. Mariapia Garavaglia, Luigi Goffredi Presidente Fondazione Il Forteto onlus e la sen. Anna Serafini.
Per accedere alla sala è obbligatorio, per gli uomini, indossare giacca e cravatta e per tutti è necessario esibire un documento di riconoscimento valido.
Gli inviti sono personali. Se qualcuno volesse partecipare deve dunque contattare al più presto la Fondazione utilizzando i riferimenti riportati in basso
FONDAZIONE IL FORTETO ONLUS
Frazione Orticaia 16
50062 Dicomano (FI)
tel. 05508448376; fax 05508387589
pagina web www.fortetofondazione.it
Albert Einstein, Pensieri degli anni difficili (1936).
La Fondazione Il Forteto, fondata nel 1998 nell'ambito dell'omonima Cooperativa Agricola che rappresenta, al contempo, una buona esperienza comunitaria in Italia, "ha sviluppato il progetto Barbiana e il Mugello, una scuola per l'integrazione nel tempo, con la convinzione che la scuola sia ancora il luogo privilegiato per sviluppare e trasferire cultura. concepito come triennale, ha iniziato ad operare nelle scuole nell'anno scolastico 2005/2006, coinvolgendo tra primaria e secondaria sei Istituti scolastici.
Giovedì 4 febbraio 2010 dalle ore 16.00 alle ore 19.00, nella Sala Palazzo Bologna (Via Santa Chiara 4 00186 Roma) ci sarà la Tavola Rotonda su "Una scuola per l'integrazione; l'esperienza della Fondazione Il Forteto oltre Barbiana".
Parteciperanno: sen. Mariangela Bastico, sen. Mauro Ceruti, on. Maria Coscia, sen. Vittoria Franco, sen. Mariapia Garavaglia, Luigi Goffredi Presidente Fondazione Il Forteto onlus e la sen. Anna Serafini.
Per accedere alla sala è obbligatorio, per gli uomini, indossare giacca e cravatta e per tutti è necessario esibire un documento di riconoscimento valido.
Gli inviti sono personali. Se qualcuno volesse partecipare deve dunque contattare al più presto la Fondazione utilizzando i riferimenti riportati in basso
FONDAZIONE IL FORTETO ONLUS
Frazione Orticaia 16
50062 Dicomano (FI)
tel. 05508448376; fax 05508387589
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lunedì 25 gennaio 2010
Quando si è in vena di newsletters…Newsletter di Hodos, Gennaio 2010.
Dopo la newsletter di Cohousing in Toscana ho il piacere di pubblicare la newsletter degli amici di Hodos, con cui Vivere altrimenti è in rapporti particolarmente cordiali.
Per avere glimps della suddetta cordialità vi invito a leggere i post: Incontro con Fabio Guidi e Hodos, dove la psicosintesi si fa comunità e Un vangelo psicosintetico a Hodos, frutto di una splendida chiacchierata con il fondatore.
I frutti del bell’incontro con Hodos sono arrivati fino alla comune di Olat, in Valchiusella, tappa successiva del mio peregrinare comunitario (eravamo sul calare di giugno 2009), in forma di una gigantesca pagnotta cotta a legna che i comunitari di Olat, oltre naturalmente al sottoscritto, hanno particolarmente apprezzato.
Nomadismo e stanzialità sono due belle facce della dimensione comunitaria. Qualcuno pensa erroneamente che il vivere comunitario sia solo sinonimo di stanzialità trascurando che gli stanziali, senza l’aria nuova portata dai nomadi, rischierebbero il ristagno mentre i nomadi dovrebbero accontentarsi di porti anonimi per il loro nomadismo e dunque potrebbero perdere il gusto di nomadare. Ai puristi del vivere comunitario Viverealtrimenti propone una visione il più possibile eclettica e “plurale”, come dovrebbe essere, ogni giorno di più, il nostro mondo, il nostro vivere, per rifuggire il totalitarismo di visioni manichee. Una culturale plurale può essere alla base di una società plurale, popolata da “individui integrali” ed integrati.
Finita la predica, la newsletter di Hodos, buona lettura:
La Comunità Hodos è costituita da un gruppo di persone che, all'interno di una prospettiva psicosintetica, intendono utilizzare e promuovere una serie di strumenti orientati alla progressiva integrazione delle molteplici parti del nostro Io, allo sviluppo della nostra unicità e della nostra creatività e, in definitiva, alla piena espressione del nostro potenziale umano.
In particolare, i gruppi, i seminari e i ritiri di Hodos si servono di una varietà di metodi, tutti orientati al motto della psicosintesi «conosci, possiedi, trasforma te stesso»: drammatizzazioni, meditazioni, esercizi bioenergetici, tecniche di coppia come lo «specchio», analisi di gruppo e così via.
Per maggiori informazioni visita il nostro sito
www.psicosintesi.org
Se ancora non l'hai fatto, t'invitiamo anche ad iscriverti gratuitamente al Blog di Fabio Guidi, dedicato ad una riflessione sulla Psicosintesi nella vita quotidiana. Riceverai una mail ogni volta che
sarà pubblicato un post.
info@psicosintesi.org
Febbraio-Giugno 2010
Gruppi di Psicosintesi
A febbraio riparte l'appuntamento classico dei Gruppi di Psicosintesi, lo strumento di base del nostro Lavoro, secondo il calendario riportato qua sotto.
mese giorni
febbraio 20-21
marzo 20-21
aprile 24-25
maggio 22-23
giugno 26-27
I Gruppi , vere e proprie immersioni nel lavoro psicosintetico, intendono offrire una reale concreta «esperienza» della Psicosintesi e non una semplice informazione teorica, che spesso costituisce l'alibi migliore per non lavorare veramente su di sé.
Il gruppo di psicosintesi è rivolto a tutti coloro che intendono fare un cammino di profonda conoscenza di sé e di crescita personale.
Spesso si avverte una certa insoddisfazione o un'inquietudine più o meno strisciante che spinge a fare maggiore chiarezza dentro di sé, ricercare una più profonda significatività esistenziale e sviluppare un atteggiamento più consapevole, autentico e creativo. Tale disagio, spesso sottile, può manifestarsi attraverso un senso di noia, o di vuoto, o di mancanza di energia... oppure attraverso una crisi d'identità, magari in seguito alla 'morte' di un ruolo, quando si affacciano dubbi su chi siamo, cosa sentiamo e cosa vogliamo... Tutto ciò non è negativo; anzi, è spesso l'inizio del nostro cammino evolutivo.
All'interno di questi gruppi sono utilizzati dramma-tizzazioni, esercizi bioenergetici, meditazioni e diverse altre tecniche di lavoro individuale, di coppia o di gruppo, mantenendo sempre l'attenzione su ciò che avviene 'qui e ora'. Segue l'elaborazione del materiale emerso secondo la prospettiva psicosintetica.
Si ricorda che il numero dei partecipanti è limitato
e che è pertanto consigliabile, se interessati,
prenotare per tempo. Maggiori informazioni possono essere richieste tramite e-mail.
Corso di pasticceria
biologica e bionaturale
Intensivo presso la Comunità Hodos
con Luca Liperini
Il corso fornirà alcuni elementi teorici di base sull'importanza degli alimenti bionaturali, ma sarà soprattutto esperienziale: prepareremo insieme i dolci che poi i corsisti potranno portare a casa.
Programma:
Le frolle di base (con e senza latticini e uova)
Frolla tradizionale, Frolla speciale, Frolla naturale
Le creme di base (con e senza latticini e uova)
Crema pasticcera, chantilly, al limone, al cacao, di mandorle, di gianduia,
di frutta secca, di ricotta, di mascarpone
Pasticceria lievitata (con e senza latticini e uova)
Pan di Spagna, Biscuit, Morbido all'uvetta e nocciole
Il corso si svolgerà nell'intera giornata di sabato 27 febbraio, dalle 10 alle 18.
Alle 13.30 sarà offerto un pranzo biologico vegetariano.
Il numero dei partecipanti è limitato. Maggiori informazioni possono essere richieste tramite e-mail.
Intervista di Sam Keen, redattore di Psichology Today,
al padre della psicosintesi,
Roberto Assagioli (1974)
Ottava ed ultima parte
KEEN: Non riesco proprio a capire se le tecniche della psicosintesi siano ingenue o brillanti. A volte mi sembrano troppo semplici!
(Devo ammettere però, che dopo la seduta di ieri sera, e dopo la semplicistica analisi delle nevrosi, come il vacillare nelle decisioni, non ho più fumato sigarette per tutto il resto del tempo. C’è un'antica tradizione che lega la saggezza alla follia. Un uomo saggio è un semplice? La semplicità viene dall'età, dalla saggezza o dal lavoro su se stessi?)
La psicosintesi è una versione moderna di una scuola di saggezza? Qual è la differenza tra un pazzo e un saggio?
ASSAGIOLI: Oggi la saggezza è ancor più fuori moda della volontà. Il concetto originale di saggezza non ha niente a che fare con la follia, infatti implica una grande semplicità di spirito che non è ingenuità. L'ideogramma cinese della saggezza è una combinazione di vento e di fulmine: Così il saggio non è un uomo che è sereno e stanco, ma uno che non può essere catturato nemmeno dal vento e colpisce come il fulmine se è necessario. La saggezza è legata all'intuizione (questo spiega perché è stata raffigurata come una donna: Sophìa), ed ha la capacità di vedere le cose nel loro insieme: ed è in questo modo che entra nella prospettiva transpersonale. E' la capacità di giocare con gli opposti e di stabilire la sintesi. Io suppongo che l'età sia di aiuto ad acquisire la prospettiva necessaria a creare armonia tra le contraddizioni apparenti.
KEEN: William Blake disse: "La via dell'eccesso conduce al palazzo della saggezza." La giovinezza non dovrebbe essere il tempo degli eccessi piuttosto che l'impegno per un equilibrio prematuro?
ASSAGIOLI: Divertente!
KEEN: Ecco un'altra citazione che avvalora la mia ipotesi (credo del filosofo scozzese McNab): "La saggezza è una virtù nella seconda parte della vita, ma è una noia nella prima." La psicosintesi non dovrebbe essere riservata a chi ha superato i quarant'anni?
ASSAGIOLI: Mi perdoni se non le do una risposta precisa. Gli individui sono diversi tra loro: ci sono individui psicologicamente maturi e adulti bambini... La psicosintesi personale deve avvenire prima di quella transpersonale, ma le persone sono pronte per questa in età diverse.
KEEN: Quali sono i limiti della psicosintesi? Se lei fosse un critico del suo stesso sistema, che cosa criticherebbe?
ASSAGIOLI: Questo dovrebbe essere compito suo, ma lo farò io, rispondendo con un paradosso: il limite della psicosintesi è che essa non ha limiti. E' troppo vasta e troppo inclusiva. La sua debolezza sta nell'accettare un po' tutto: infatti esamina molti aspetti nello stesso tempo e questo è un po' un inconveniente.
KEEN: (Questa è la mia domanda per valutare l'indice di autoconoscenza. Molta gente famosa si merita un sei meno. Ad Assagioli do un bel dieci. E' come se riuscisse a vedere dietro i suoi stessi occhi.)
Hanna Arendt dice che il perdono ci rende liberi nell'agire. Senza il perdono la vita è dominata da compulsioni ripetitive e da un ciclo senza fine di risentimento e rivalsa. Tuttavia, alcuni psicoterapeuti pongono addirittura la loro attenzione proprio su questo aspetto. Alcuni, come Janov, sembrano incoraggiare il risentimento e la rabbia contro i genitori e la società, perché sono la sorgente della sofferenza primaria. Mi dica, cosa propone la psicosintesi circa il perdono, la responsabilità e la gratitudine?
ASSAGIOLI: Nella psicosintesi mettiamo in evidenza la responsabilità individuale. Non è importante quello che è successo ad un individuo: egli deve assumersi la responsabilità qui ed ora per i cambiamenti che vuole operare nella sua personalità, e non biasimare i genitori e la società. Sono contrario a molte cose della società moderna e in questo senso sono un rivoluzionario, però dobbiamo cambiarla dal di dentro, perché la società siamo noi. Io raccomando la comprensione e la compassione verso quelle persone che ci hanno offeso: probabilmente il male non è così grande come s'immagina. Naturalmente siamo condizionati dal passato, ma abbiamo il potere di negarlo, di non lasciarci condizionare e di cambiare noi stessi. Molto del male che i genitori fanno ai bambini è dovuto all'ignoranza e non alla malevolenza; e così si può perdonare coloro che non ne sapevano abbastanza, piuttosto che perseverare nel risentimento e nell'autocommiserazione. Anche il perdono diviene più facile quando si viene in contatto con la vera sofferenza umana. A proposito, io vorrei suggerire che nell'educazione dei giovani fosse prevista una visita settimanale agli ospedali, ai manicomi e ai quartieri più poveri. In questo modo essi avrebbero l'occasione di venire direttamente in contatto con la sofferenza umana, senza l'interferenza di teorie, statistiche o ideologie politiche.
KEEN: Dopo il declino della religione in occidente e la sparizione dei «riti di passaggio», come ne esistono nelle società primitive (i riti di nascita e di morte), tocca alla psicologia ad aiutare gl'individui ad affrontare le crisi di transizione e le situazioni estreme. Lei come affronta la morte? A 85 anni, come le appare?
ASSAGIOLI: La morte mi sembra in primo luogo una vacanza. Vi sono molte ipotesi sulla morte, e l'idea della reincarnazione mi sembra la più ragionevole. Non ho conoscenze particolari sulla reincarnazione, ma il mio credo mi fa sentire felicemente unito a centinaia di milioni di orientali, al Buddha e a molti altri in occidente. La morte è un momento naturale di un ciclo biologico. E' il mio corpo che muore, non tutto me stesso, e così non me ne preoccupo molto. Potrei morire stasera, ma accetterei volentieri alcuni anni ancora, per proseguire il lavoro che mi interessa e che penso possa essere utile agli altri. Io sono, come dicono i francesi, "disponable". Anche un po' di humor aiuta, e così il senso delle proporzioni: io sono un individuo su un piccolo pianeta in un piccolo sistema solare in una delle tante galassie.
KEEN: (E' difficile stabilire ciò che conti come prova per la validità di una concezione del mondo e della terapia che ne risulta. Ogni forma di terapia ha successi sensazionali ed insuccessi altrettanto sensazionali. Prendiamo come esempio il caso della psicosintesi, e facciamo un'argomentazione "ad hominem": nel parlare della morte non c'era cambiamento nel tono e nell'intensità della voce di Assagioli e la luce splendeva ancora nei suoi occhi scuri, mentre la sua bocca non era mai lontana dal sorriso.)
Roberto Assagioli morì il 23 agosto di quello stesso anno, vecchio e ricco di vita.
Per avere glimps della suddetta cordialità vi invito a leggere i post: Incontro con Fabio Guidi e Hodos, dove la psicosintesi si fa comunità e Un vangelo psicosintetico a Hodos, frutto di una splendida chiacchierata con il fondatore.
I frutti del bell’incontro con Hodos sono arrivati fino alla comune di Olat, in Valchiusella, tappa successiva del mio peregrinare comunitario (eravamo sul calare di giugno 2009), in forma di una gigantesca pagnotta cotta a legna che i comunitari di Olat, oltre naturalmente al sottoscritto, hanno particolarmente apprezzato.
Nomadismo e stanzialità sono due belle facce della dimensione comunitaria. Qualcuno pensa erroneamente che il vivere comunitario sia solo sinonimo di stanzialità trascurando che gli stanziali, senza l’aria nuova portata dai nomadi, rischierebbero il ristagno mentre i nomadi dovrebbero accontentarsi di porti anonimi per il loro nomadismo e dunque potrebbero perdere il gusto di nomadare. Ai puristi del vivere comunitario Viverealtrimenti propone una visione il più possibile eclettica e “plurale”, come dovrebbe essere, ogni giorno di più, il nostro mondo, il nostro vivere, per rifuggire il totalitarismo di visioni manichee. Una culturale plurale può essere alla base di una società plurale, popolata da “individui integrali” ed integrati.
Finita la predica, la newsletter di Hodos, buona lettura:
La Comunità Hodos è costituita da un gruppo di persone che, all'interno di una prospettiva psicosintetica, intendono utilizzare e promuovere una serie di strumenti orientati alla progressiva integrazione delle molteplici parti del nostro Io, allo sviluppo della nostra unicità e della nostra creatività e, in definitiva, alla piena espressione del nostro potenziale umano.
In particolare, i gruppi, i seminari e i ritiri di Hodos si servono di una varietà di metodi, tutti orientati al motto della psicosintesi «conosci, possiedi, trasforma te stesso»: drammatizzazioni, meditazioni, esercizi bioenergetici, tecniche di coppia come lo «specchio», analisi di gruppo e così via.
Per maggiori informazioni visita il nostro sito
www.psicosintesi.org
Se ancora non l'hai fatto, t'invitiamo anche ad iscriverti gratuitamente al Blog di Fabio Guidi, dedicato ad una riflessione sulla Psicosintesi nella vita quotidiana. Riceverai una mail ogni volta che
sarà pubblicato un post.
info@psicosintesi.org
Febbraio-Giugno 2010
Gruppi di Psicosintesi
A febbraio riparte l'appuntamento classico dei Gruppi di Psicosintesi, lo strumento di base del nostro Lavoro, secondo il calendario riportato qua sotto.
mese giorni
febbraio 20-21
marzo 20-21
aprile 24-25
maggio 22-23
giugno 26-27
I Gruppi , vere e proprie immersioni nel lavoro psicosintetico, intendono offrire una reale concreta «esperienza» della Psicosintesi e non una semplice informazione teorica, che spesso costituisce l'alibi migliore per non lavorare veramente su di sé.
Il gruppo di psicosintesi è rivolto a tutti coloro che intendono fare un cammino di profonda conoscenza di sé e di crescita personale.
Spesso si avverte una certa insoddisfazione o un'inquietudine più o meno strisciante che spinge a fare maggiore chiarezza dentro di sé, ricercare una più profonda significatività esistenziale e sviluppare un atteggiamento più consapevole, autentico e creativo. Tale disagio, spesso sottile, può manifestarsi attraverso un senso di noia, o di vuoto, o di mancanza di energia... oppure attraverso una crisi d'identità, magari in seguito alla 'morte' di un ruolo, quando si affacciano dubbi su chi siamo, cosa sentiamo e cosa vogliamo... Tutto ciò non è negativo; anzi, è spesso l'inizio del nostro cammino evolutivo.
All'interno di questi gruppi sono utilizzati dramma-tizzazioni, esercizi bioenergetici, meditazioni e diverse altre tecniche di lavoro individuale, di coppia o di gruppo, mantenendo sempre l'attenzione su ciò che avviene 'qui e ora'. Segue l'elaborazione del materiale emerso secondo la prospettiva psicosintetica.
Si ricorda che il numero dei partecipanti è limitato
e che è pertanto consigliabile, se interessati,
prenotare per tempo. Maggiori informazioni possono essere richieste tramite e-mail.
Corso di pasticceria
biologica e bionaturale
Intensivo presso la Comunità Hodos
con Luca Liperini
Il corso fornirà alcuni elementi teorici di base sull'importanza degli alimenti bionaturali, ma sarà soprattutto esperienziale: prepareremo insieme i dolci che poi i corsisti potranno portare a casa.
Programma:
Le frolle di base (con e senza latticini e uova)
Frolla tradizionale, Frolla speciale, Frolla naturale
Le creme di base (con e senza latticini e uova)
Crema pasticcera, chantilly, al limone, al cacao, di mandorle, di gianduia,
di frutta secca, di ricotta, di mascarpone
Pasticceria lievitata (con e senza latticini e uova)
Pan di Spagna, Biscuit, Morbido all'uvetta e nocciole
Il corso si svolgerà nell'intera giornata di sabato 27 febbraio, dalle 10 alle 18.
Alle 13.30 sarà offerto un pranzo biologico vegetariano.
Il numero dei partecipanti è limitato. Maggiori informazioni possono essere richieste tramite e-mail.
Intervista di Sam Keen, redattore di Psichology Today,
al padre della psicosintesi,
Roberto Assagioli (1974)
Ottava ed ultima parte
KEEN: Non riesco proprio a capire se le tecniche della psicosintesi siano ingenue o brillanti. A volte mi sembrano troppo semplici!
(Devo ammettere però, che dopo la seduta di ieri sera, e dopo la semplicistica analisi delle nevrosi, come il vacillare nelle decisioni, non ho più fumato sigarette per tutto il resto del tempo. C’è un'antica tradizione che lega la saggezza alla follia. Un uomo saggio è un semplice? La semplicità viene dall'età, dalla saggezza o dal lavoro su se stessi?)
La psicosintesi è una versione moderna di una scuola di saggezza? Qual è la differenza tra un pazzo e un saggio?
ASSAGIOLI: Oggi la saggezza è ancor più fuori moda della volontà. Il concetto originale di saggezza non ha niente a che fare con la follia, infatti implica una grande semplicità di spirito che non è ingenuità. L'ideogramma cinese della saggezza è una combinazione di vento e di fulmine: Così il saggio non è un uomo che è sereno e stanco, ma uno che non può essere catturato nemmeno dal vento e colpisce come il fulmine se è necessario. La saggezza è legata all'intuizione (questo spiega perché è stata raffigurata come una donna: Sophìa), ed ha la capacità di vedere le cose nel loro insieme: ed è in questo modo che entra nella prospettiva transpersonale. E' la capacità di giocare con gli opposti e di stabilire la sintesi. Io suppongo che l'età sia di aiuto ad acquisire la prospettiva necessaria a creare armonia tra le contraddizioni apparenti.
KEEN: William Blake disse: "La via dell'eccesso conduce al palazzo della saggezza." La giovinezza non dovrebbe essere il tempo degli eccessi piuttosto che l'impegno per un equilibrio prematuro?
ASSAGIOLI: Divertente!
KEEN: Ecco un'altra citazione che avvalora la mia ipotesi (credo del filosofo scozzese McNab): "La saggezza è una virtù nella seconda parte della vita, ma è una noia nella prima." La psicosintesi non dovrebbe essere riservata a chi ha superato i quarant'anni?
ASSAGIOLI: Mi perdoni se non le do una risposta precisa. Gli individui sono diversi tra loro: ci sono individui psicologicamente maturi e adulti bambini... La psicosintesi personale deve avvenire prima di quella transpersonale, ma le persone sono pronte per questa in età diverse.
KEEN: Quali sono i limiti della psicosintesi? Se lei fosse un critico del suo stesso sistema, che cosa criticherebbe?
ASSAGIOLI: Questo dovrebbe essere compito suo, ma lo farò io, rispondendo con un paradosso: il limite della psicosintesi è che essa non ha limiti. E' troppo vasta e troppo inclusiva. La sua debolezza sta nell'accettare un po' tutto: infatti esamina molti aspetti nello stesso tempo e questo è un po' un inconveniente.
KEEN: (Questa è la mia domanda per valutare l'indice di autoconoscenza. Molta gente famosa si merita un sei meno. Ad Assagioli do un bel dieci. E' come se riuscisse a vedere dietro i suoi stessi occhi.)
Hanna Arendt dice che il perdono ci rende liberi nell'agire. Senza il perdono la vita è dominata da compulsioni ripetitive e da un ciclo senza fine di risentimento e rivalsa. Tuttavia, alcuni psicoterapeuti pongono addirittura la loro attenzione proprio su questo aspetto. Alcuni, come Janov, sembrano incoraggiare il risentimento e la rabbia contro i genitori e la società, perché sono la sorgente della sofferenza primaria. Mi dica, cosa propone la psicosintesi circa il perdono, la responsabilità e la gratitudine?
ASSAGIOLI: Nella psicosintesi mettiamo in evidenza la responsabilità individuale. Non è importante quello che è successo ad un individuo: egli deve assumersi la responsabilità qui ed ora per i cambiamenti che vuole operare nella sua personalità, e non biasimare i genitori e la società. Sono contrario a molte cose della società moderna e in questo senso sono un rivoluzionario, però dobbiamo cambiarla dal di dentro, perché la società siamo noi. Io raccomando la comprensione e la compassione verso quelle persone che ci hanno offeso: probabilmente il male non è così grande come s'immagina. Naturalmente siamo condizionati dal passato, ma abbiamo il potere di negarlo, di non lasciarci condizionare e di cambiare noi stessi. Molto del male che i genitori fanno ai bambini è dovuto all'ignoranza e non alla malevolenza; e così si può perdonare coloro che non ne sapevano abbastanza, piuttosto che perseverare nel risentimento e nell'autocommiserazione. Anche il perdono diviene più facile quando si viene in contatto con la vera sofferenza umana. A proposito, io vorrei suggerire che nell'educazione dei giovani fosse prevista una visita settimanale agli ospedali, ai manicomi e ai quartieri più poveri. In questo modo essi avrebbero l'occasione di venire direttamente in contatto con la sofferenza umana, senza l'interferenza di teorie, statistiche o ideologie politiche.
KEEN: Dopo il declino della religione in occidente e la sparizione dei «riti di passaggio», come ne esistono nelle società primitive (i riti di nascita e di morte), tocca alla psicologia ad aiutare gl'individui ad affrontare le crisi di transizione e le situazioni estreme. Lei come affronta la morte? A 85 anni, come le appare?
ASSAGIOLI: La morte mi sembra in primo luogo una vacanza. Vi sono molte ipotesi sulla morte, e l'idea della reincarnazione mi sembra la più ragionevole. Non ho conoscenze particolari sulla reincarnazione, ma il mio credo mi fa sentire felicemente unito a centinaia di milioni di orientali, al Buddha e a molti altri in occidente. La morte è un momento naturale di un ciclo biologico. E' il mio corpo che muore, non tutto me stesso, e così non me ne preoccupo molto. Potrei morire stasera, ma accetterei volentieri alcuni anni ancora, per proseguire il lavoro che mi interessa e che penso possa essere utile agli altri. Io sono, come dicono i francesi, "disponable". Anche un po' di humor aiuta, e così il senso delle proporzioni: io sono un individuo su un piccolo pianeta in un piccolo sistema solare in una delle tante galassie.
KEEN: (E' difficile stabilire ciò che conti come prova per la validità di una concezione del mondo e della terapia che ne risulta. Ogni forma di terapia ha successi sensazionali ed insuccessi altrettanto sensazionali. Prendiamo come esempio il caso della psicosintesi, e facciamo un'argomentazione "ad hominem": nel parlare della morte non c'era cambiamento nel tono e nell'intensità della voce di Assagioli e la luce splendeva ancora nei suoi occhi scuri, mentre la sua bocca non era mai lontana dal sorriso.)
Roberto Assagioli morì il 23 agosto di quello stesso anno, vecchio e ricco di vita.
sabato 23 gennaio 2010
Co-Housing in Toscana.
Di seguito la newsletter della Associazione di Promozione Sociale Cohousing in Toscana, tesa a promuovere "nuove forme di antico vicinato solidale [...] che possano anche costituire dei laboratori di gestione partecipata delle risorse e dei servizi, di comunicazione non-violenta, e in generale dei progetti-pilota nell'ambito della sostenibilità ambientale e sociale".
Sabato 30 Gennaio: invito alla FestAssemblea, un momento per informarsi e conoscersi!
dove?
in via G.Orsini 44 Firenze
quando?
dalle 15:30 Assemblea dei Soci
dalle 18:00 Accoglienza interessate/i a saperne di piu'
dalle 20:30 Cena* e a seguire giochi, canti e balli...
*costo cena adulti 10€, bambini 5€ - e' indispensabile prenotarsi entro il 28/01 telefondando al 340.3087135 o scrivendo a laura.bignotti@fastwebnet.it
Le nostre ricerche per realizzare un cohousing
Negli ultimi mesi abbiamo ricercato e ricevuto proposte di terreni edificabili o di fabbricati da ristrutturare che vorremmo illustrare ai soci e a chi è interessato al cohousing. Ci piacerebbe verificare se le ricerche che stiamo facendo suscitano qualche interesse concreto fra coloro che ci hanno contattato.
Nei pressi di San Vincenzo a Torri, comune di Scandicci, terreno con piano di recupero a fini residenziali per circa 60 unità immobiliari;
A Cellai, comune di Rignano, 2 capannoni da demolire con progetto approvato per la costruzione di unità immobiliari;
Bagno a Ripoli, complesso colonico da ristrutturare;
Rignano sull'Arno, 20 appartamenti e 9 villette;
Signa, intervento edilizio con progetto approvato di 5 edifici per 30 appartamenti;
Falciani, terreno edificabile con progetto approvato per 20 villette terratetto.
Si terrà a Firenze, il 23 Gennaio....
INCONTRO NAZIONALE U.I.
Case popolari e/o social-housing
Perchè ci riuniamo a convegno?
In Italia si realizzavano ogni anno decine di migliaia di alloggi popolari e altrettanti dalle cooperative edilizie L'affitto era sociale e gli interessi di mutuo erano estremamente ridotti.
Queste condizioni derivavano dalla disponibilità di aree a prezzo “agricolo” e da un constante flusso finanziario costituito dalla cosiddetta contribuzione Gescal. Come ulteriore calmiere al fianco del settore pubblico operavano gli enti previdenziali pubblici e le stesse assicurazioni di interesse nazionale, sostenuti da appositi piani urbanistici e da finanziamenti autonomi.
Oggi nulla di tutto questo, solo un immane spreco edilizio.
Un mercato immobiliare irrazionale, con affitti da strozzo ed elevatissimi prezzi di vendita, sta portando milioni di famiglie italiane e di lavoratori immigrati allo sbando; cresce il degrado e nel degrado la rabbia, l'intolleranza, la xenofobia.
In questa drammatica fase economica, il nocciolo della questione, per un governo concepito come servizio alla collettività, sta nell'utilizzazione delle risorse finanziarie e patrimoniali a disposizione dello Stato e degli altri Enti Pubblici.
Per maggior concretezza non è ammissibile insistere con enfatici grandi lavori pubblici, è inaccettabile il continuo incremento delle spese militari, sono da bloccare gli impieghi speculativi del patrimonio pubblico “disponibile”.
In sintesi dovrebbe essere all'ordine del giorno la sostanziale correzione dei bilanci dello Stato e degli Enti locali; imprescindibile una nuova politica economica che abbia tra i suoi cardini la messa in sicurezza ambientale del territorio e un efficace piano nazionale per la realizzazione di alloggi pubblici e sociali, e che tale indirizzo sia alimentato anche con un diverso e positivo impiego del risparmio delle famiglie.
Le difficoltà da superare sono enormi: cozziamo contro interessi perversi.
Eppure, per nostra comune responsabilità civica e morale, dobbiamo provarci, precisando i punti di convergenza che già esistono.
Anche per questo ci/vi incontriamo all'interno dello straordinario recupero abitativo sociale delle Murate.
Il programma del convegno e altre informazioni all'indirizzo:
http://www.unioneinquilini.it/index.php?id=1398
Nasce a Roma la rete del Cohousing!
La sua funzione è quella di coordinare le varie iniziative e sensibilizzare l’opinione pubblica, ma soprattutto vuole fare pressione a livello politico....
di Nicoletta Salvi
Sarà che a Roma la vita è molto dura, gli affitti sono alle stelle, il tessuto sociale è sempre più sgretolato, ma qui molta gente è convinta che vivendo in un cohousing migliorerebbe la qualità della vita, le bambine/i crescerebbero più felici, diminuirebbe lo stress e pure il traffico. Però chiunque abbia provato a realizzare un cohousing con le proprie forze ha visto fallire tutti i tentativi perché il mercato immobiliare è spietato, la speculazione è molto forte e la burocrazia è ottundente. Cosi i vari gruppi si sono organizzati.
Le associazioni già presenti sul territorio ed i vari gruppi informali che stanno cominciano a prendere forma si sono uniti per avere un’unica voce ed hanno creato la Rete per il cohousing. La sua funzione è quella di coordinare le varie iniziative e sensibilizzare l’opinione pubblica, ma soprattutto vuole fare pressione a livello politico, affinché il cohousing venga riconosciuto ed adottato dagli organi amministrativi. La Rete ha come obbiettivo anche quello di allargarsi e di racchiudere tutte le associazioni esistenti a livello nazionale. A Roma è riuscita a raggiungere alcune importanti conquiste.
I primi risultati
Un primo successo si è avuto nel gennaio 2009, quando il consigliere comunale Giulio Pelonzi ha inserito il cohousing all’interno del Documento di Programmazione Finanziaria (DPF) del PD definendolo come “progetto pilota, una sperimentazione che il Comune potrebbe portare avanti a livello non solo cittadino ma anche regionale e nazionale”. A seguito di ciò il Comune di Roma ha voluto approfondire l’argomento ed ha incaricato l’Associazione MIDA, specializzata in pratiche di vita sostenibile, di redigere uno studio sulla fattibilità legislativa ed economica di un cohousing nell’area metropolitana di Roma.
Lo studio è stato presentato il 15 dicembre in Campidoglio offrendo suggerimenti e strumenti pratici all’amministrazione e alle addette/i ai lavori per poter agire concretamente. “Abbiamo approfondito l’aspetto pratico della realizzazione e cioè le norme urbanistiche, la legislazione esistente in merito e le formule di approvvigionamento finanziario, con tanto di esempio pratico di un progetto su di un’area esistente” spiega Mauro Furlotti presidente dell’Associazione. ”Vogliamo che questa iniziativa abbia un carattere sì divulgativo, ma anche propositivo e pratico, per questo abbiamo invitato non solo i rappresentanti delle istituzioni ma anche i costruttori.”
Inoltre, a Novembre del 2009 è stato emanato un Bando del Comune di Roma per la Riqualificazione degli Immobili agricoli (PRIA) (www.comune.roma.it/ Dipartimenti e altri uffici/Dipartimento III/) nel quale il cohousing è stato inserito come intervento migliorativo a livello sociale. Nell’assegnazione dei punteggi, nel caso in cui le proprietarie/i stipulino un accordo preventivo documentato con “associazioni di cohousing” otterranno un punto in più. Il Bando mira a riqualificare le aziende agricole dell'agro romano ed a reperire alloggi in affitto a canone basso all'interno degli edifici attualmente inutilizzati presenti nelle aree agricole per i quali sarà possibile ottenere un cambio di destinazione d’uso a residenziale. Questa iniziativa risolverà in parte il problema dei gruppi di reperimento dell’immobile, ma le limitazioni sono molte: i membri non avranno la possibilità di comprare casa e per poter accedere all’affitto calmierato dovranno rispondere ai requisiti propri dell’housing sociale (tetto di reddito, impossibilità di accedere al libero mercato etc). Inoltre nel bando non viene specificato cosa si intende per associazione di cohousing, il che potrebbe portare a disguidi ed inganni di vario tipo. In generale poi vi sono molte perplessità rispetto alle ripercussioni che il bando avrà sul territorio: c’è infatti chi vi legge un ennesimo saccheggio dell’agro romano, guidato da interessi speculativi piuttosto che da una pianificazione ragionata.
Sabato 30 Gennaio: invito alla FestAssemblea, un momento per informarsi e conoscersi!
dove?
in via G.Orsini 44 Firenze
quando?
dalle 15:30 Assemblea dei Soci
dalle 18:00 Accoglienza interessate/i a saperne di piu'
dalle 20:30 Cena* e a seguire giochi, canti e balli...
*costo cena adulti 10€, bambini 5€ - e' indispensabile prenotarsi entro il 28/01 telefondando al 340.3087135 o scrivendo a laura.bignotti@fastwebnet.it
Le nostre ricerche per realizzare un cohousing
Negli ultimi mesi abbiamo ricercato e ricevuto proposte di terreni edificabili o di fabbricati da ristrutturare che vorremmo illustrare ai soci e a chi è interessato al cohousing. Ci piacerebbe verificare se le ricerche che stiamo facendo suscitano qualche interesse concreto fra coloro che ci hanno contattato.
Nei pressi di San Vincenzo a Torri, comune di Scandicci, terreno con piano di recupero a fini residenziali per circa 60 unità immobiliari;
A Cellai, comune di Rignano, 2 capannoni da demolire con progetto approvato per la costruzione di unità immobiliari;
Bagno a Ripoli, complesso colonico da ristrutturare;
Rignano sull'Arno, 20 appartamenti e 9 villette;
Signa, intervento edilizio con progetto approvato di 5 edifici per 30 appartamenti;
Falciani, terreno edificabile con progetto approvato per 20 villette terratetto.
Si terrà a Firenze, il 23 Gennaio....
INCONTRO NAZIONALE U.I.
Case popolari e/o social-housing
Perchè ci riuniamo a convegno?
In Italia si realizzavano ogni anno decine di migliaia di alloggi popolari e altrettanti dalle cooperative edilizie L'affitto era sociale e gli interessi di mutuo erano estremamente ridotti.
Queste condizioni derivavano dalla disponibilità di aree a prezzo “agricolo” e da un constante flusso finanziario costituito dalla cosiddetta contribuzione Gescal. Come ulteriore calmiere al fianco del settore pubblico operavano gli enti previdenziali pubblici e le stesse assicurazioni di interesse nazionale, sostenuti da appositi piani urbanistici e da finanziamenti autonomi.
Oggi nulla di tutto questo, solo un immane spreco edilizio.
Un mercato immobiliare irrazionale, con affitti da strozzo ed elevatissimi prezzi di vendita, sta portando milioni di famiglie italiane e di lavoratori immigrati allo sbando; cresce il degrado e nel degrado la rabbia, l'intolleranza, la xenofobia.
In questa drammatica fase economica, il nocciolo della questione, per un governo concepito come servizio alla collettività, sta nell'utilizzazione delle risorse finanziarie e patrimoniali a disposizione dello Stato e degli altri Enti Pubblici.
Per maggior concretezza non è ammissibile insistere con enfatici grandi lavori pubblici, è inaccettabile il continuo incremento delle spese militari, sono da bloccare gli impieghi speculativi del patrimonio pubblico “disponibile”.
In sintesi dovrebbe essere all'ordine del giorno la sostanziale correzione dei bilanci dello Stato e degli Enti locali; imprescindibile una nuova politica economica che abbia tra i suoi cardini la messa in sicurezza ambientale del territorio e un efficace piano nazionale per la realizzazione di alloggi pubblici e sociali, e che tale indirizzo sia alimentato anche con un diverso e positivo impiego del risparmio delle famiglie.
Le difficoltà da superare sono enormi: cozziamo contro interessi perversi.
Eppure, per nostra comune responsabilità civica e morale, dobbiamo provarci, precisando i punti di convergenza che già esistono.
Anche per questo ci/vi incontriamo all'interno dello straordinario recupero abitativo sociale delle Murate.
Il programma del convegno e altre informazioni all'indirizzo:
http://www.unioneinquilini.it/index.php?id=1398
Nasce a Roma la rete del Cohousing!
La sua funzione è quella di coordinare le varie iniziative e sensibilizzare l’opinione pubblica, ma soprattutto vuole fare pressione a livello politico....
di Nicoletta Salvi
Sarà che a Roma la vita è molto dura, gli affitti sono alle stelle, il tessuto sociale è sempre più sgretolato, ma qui molta gente è convinta che vivendo in un cohousing migliorerebbe la qualità della vita, le bambine/i crescerebbero più felici, diminuirebbe lo stress e pure il traffico. Però chiunque abbia provato a realizzare un cohousing con le proprie forze ha visto fallire tutti i tentativi perché il mercato immobiliare è spietato, la speculazione è molto forte e la burocrazia è ottundente. Cosi i vari gruppi si sono organizzati.
Le associazioni già presenti sul territorio ed i vari gruppi informali che stanno cominciano a prendere forma si sono uniti per avere un’unica voce ed hanno creato la Rete per il cohousing. La sua funzione è quella di coordinare le varie iniziative e sensibilizzare l’opinione pubblica, ma soprattutto vuole fare pressione a livello politico, affinché il cohousing venga riconosciuto ed adottato dagli organi amministrativi. La Rete ha come obbiettivo anche quello di allargarsi e di racchiudere tutte le associazioni esistenti a livello nazionale. A Roma è riuscita a raggiungere alcune importanti conquiste.
I primi risultati
Un primo successo si è avuto nel gennaio 2009, quando il consigliere comunale Giulio Pelonzi ha inserito il cohousing all’interno del Documento di Programmazione Finanziaria (DPF) del PD definendolo come “progetto pilota, una sperimentazione che il Comune potrebbe portare avanti a livello non solo cittadino ma anche regionale e nazionale”. A seguito di ciò il Comune di Roma ha voluto approfondire l’argomento ed ha incaricato l’Associazione MIDA, specializzata in pratiche di vita sostenibile, di redigere uno studio sulla fattibilità legislativa ed economica di un cohousing nell’area metropolitana di Roma.
Lo studio è stato presentato il 15 dicembre in Campidoglio offrendo suggerimenti e strumenti pratici all’amministrazione e alle addette/i ai lavori per poter agire concretamente. “Abbiamo approfondito l’aspetto pratico della realizzazione e cioè le norme urbanistiche, la legislazione esistente in merito e le formule di approvvigionamento finanziario, con tanto di esempio pratico di un progetto su di un’area esistente” spiega Mauro Furlotti presidente dell’Associazione. ”Vogliamo che questa iniziativa abbia un carattere sì divulgativo, ma anche propositivo e pratico, per questo abbiamo invitato non solo i rappresentanti delle istituzioni ma anche i costruttori.”
Inoltre, a Novembre del 2009 è stato emanato un Bando del Comune di Roma per la Riqualificazione degli Immobili agricoli (PRIA) (www.comune.roma.it/ Dipartimenti e altri uffici/Dipartimento III/) nel quale il cohousing è stato inserito come intervento migliorativo a livello sociale. Nell’assegnazione dei punteggi, nel caso in cui le proprietarie/i stipulino un accordo preventivo documentato con “associazioni di cohousing” otterranno un punto in più. Il Bando mira a riqualificare le aziende agricole dell'agro romano ed a reperire alloggi in affitto a canone basso all'interno degli edifici attualmente inutilizzati presenti nelle aree agricole per i quali sarà possibile ottenere un cambio di destinazione d’uso a residenziale. Questa iniziativa risolverà in parte il problema dei gruppi di reperimento dell’immobile, ma le limitazioni sono molte: i membri non avranno la possibilità di comprare casa e per poter accedere all’affitto calmierato dovranno rispondere ai requisiti propri dell’housing sociale (tetto di reddito, impossibilità di accedere al libero mercato etc). Inoltre nel bando non viene specificato cosa si intende per associazione di cohousing, il che potrebbe portare a disguidi ed inganni di vario tipo. In generale poi vi sono molte perplessità rispetto alle ripercussioni che il bando avrà sul territorio: c’è infatti chi vi legge un ennesimo saccheggio dell’agro romano, guidato da interessi speculativi piuttosto che da una pianificazione ragionata.
venerdì 22 gennaio 2010
Brevi memorie srilankesi.
Sono in India dalla fine del 2009. Dall’ultimo giorno, per la precisione, il 31 dicembre. Abbiamo raggiunto Trichy, in Tamil Nadu, dall’aereoporto di Colombo.
Può dunque essere tempo di brevi bilanci. Sono stato in Sri Lanka quasi tre mesi (contro le due settimane previste), sotto l’ombrello di Sarvodaya. Le impressioni sul paese le ho parzialmente riportate in due post precedenti (Sri Lanka: brevi note di viaggio parte I e II).
Incontrando di nuovo l’India a viso aperto posso fare qualche considerazione in più. Come ho accennato, lo Sri Lanka è molto bello da un punto di vista naturale, può essere considerato un piccolo paradiso tropicale. È anche sufficientemente organizzato. Ha senz’altro minori problemi sanitari rispetto all’India, anche in virtù di un maggior rispetto dell’igiene. Potremmo quasi definire Colombo una città più occidentale di Delhi, con maggiori opportunità di shopping, maggiore varietà di ristoranti, buoni bar, qualche locale notturno. Ha anche una buona spiaggia, ben organizzata all’altezza del quartiere Mount Lavinia. Il mare è sorprendentemente pulito per essere a ridosso di una capitale. Il cibo è di buona qualità, è possibile comprare pesce molto fresco nel mercato centrale di Colombo, nei mercati rionali o da venditori itineranti (meno nei supermercati). I servizi sono discreti, ci si muove bene autobus mentre i tuk tuk sono piuttosto cari ed i guidatori, talora, un po’ “sfregiati”. Insomma: c’è più di una ragione per stare discretamente. Le condizioni di vita della gente, tuttavia, non sono invidiabili. La rupia sri lankese, come accennavo, è praticamente carta straccia e l’inflazione divora letteralmente i magri salari. Basti pensare che lo stipendio medio di un professore è di circa 20000 rupie e che un pollo allo spiedo ne costa 550. La frustrazione è alta sotto il cielo, tropicale, dell’isola. I soldi non bastano letteralmente mai e l’economia sta ancora rantolando a seguito dell’enorme salasso rappresentato dal conflitto etnico, concluso da appena qualche mese.
Incontrai una volta un giovane ingegnere sul treno per Galle, importante città nel sud del paese. Era stato in visita in Europa ed in America. Ricordava un’abitudine diffusa, degli americani, a sorridere. «Qui invece non si può permettere di sorridere nessuno», mi diceva, «fondamentalmente per ragioni economiche; faticano moltissimo quasi tutti ad arrivare a fine mese». In compenso, buoni ristoranti, buoni alberghi (non ne mancano nell’isola) in buone località turistiche hanno prezzi quasi occidentali. Lo Sri Lanka è difatti uno dei paesi asiatici più cari per i turisti, per quanto anche l’India stia gradualmente aumentando i suoi prezzi, restando, tuttavia, un paese ancora economico. È sorprendente la sproporzione tra il tenore di vita dello sri-lankese medio e l’onerosità di alcuni consumi (che sono dunque del tutto inaccessibili alla maggioranza della popolazione). La stessa onerosità non incoraggia certo il turismo nel paese, già penalizzato da una certa perifericità. Chi dovesse muovere dall’Europa o dall’America in Asia, può trovare conveniente, per l’alto tenore storico e culturale, visitare l’India che ha anche il vantaggio di essere ancora un paese economico. I più edonisti, coloro che dopo un anno di lavoro vogliono pensare solo a rilassarsi, possono avere un’ottima opzione nella Thailandia, un po’ più cara ma che sembra essere stata concepita apposta per il piacere psicofisico. Il periferico Sri Lanka, pur essendo un paese interessante, manca della forza storico-culturale dell’India (anche a fronte di una storia ed una cultura di tutto rispetto) e del magnetismo edonista della Thailandia, da cui, tra le altre cose, è possibile muoversi facilmente in altri paesi asiatici confinanti (Laos, Cambogia, Birmania, Vietnam, Malesia, Cina…è in una posizione davvero strategica!). Se a questo si aggiunge il carovita, comprendiamo bene le ragioni di quello che definisco un “turismo sparuto” nell’isola sud-asiatica.
L’economia, dunque il popolo, non possono che risentirne. È’, come dicevo, palpabile la frustrazione ed anche una certa, tendenziale, depressione nelle persone. Manca, del resto, il forte afflato, a tratti estatico quando non dionisiaco, verso il sacro che è possibile trovare in India e che rappresenta un insostituibile sostegno psicologico. Il buddismo theravada, religione dominante in un paese che ha un interessante fermento multireligioso, addita una sofferenza ed una salvezza integralmente umane, in una “dotta ignoranza di Dio”. Mi chiedo quanto possa l’essere umano, da solo, reggere i postumi di una terribile guerra civile (non è infrequente trovare mutilati, anche giovani, nel paese), una depressione economica, una situazione politica ancora difficile, una condizione di sostanziale isolamento nel momento in cui muoversi dal paese è quasi impossibile per molti sri lankesi. Al momento, difatti, non esiste alternativa a voli a prezzi esorbitanti per le tasche medie. Risultato: l’impressione netta di un sostanziale disincanto religioso pur nell’inflazione di simboli sacri.
Ricordo un incontro che ho fatto ad Unawatuna, una spiaggia poco distante da Galle (importante città nel sud del paese) considerata la migliore per la qualità del mare. Un uomo con meno di 40 anni che, prima che lo Tsunami devastasse buona parte del paese nel dicembre 2004, aveva un piccolo business imperniato su una barchetta con cui organizzava escursioni marittime senza grandi pretese. Aveva anche qualche maschera e boccaglio ed alcune paia di pinne. Lo Tsunami ha distrutto la sua casa, frantumato la sua barca sugli scogli. Lui stesso è stato scaraventato contro un albero perdendo quattro denti dell’arcata superiore. È stato fortunato per essere almeno riuscito, al contrario di molti altri, a sopravvivere. Ora non ha più fissa dimora, viene ospitato, per la notte, in alcuni ristoranti che gli concedono di restare al coperto dopo l’orario di chiusura. Ogni notte dorme in un ristorante diverso ed in nessuno è minimamente organizzato per cui si ritrova, ogni volta, a dormire in terra. Prende in affitto un catamarano scomodissimo con cui porta in mare qualche raro cliente. Quando eravamo al largo mi ha raccontato alcuni dettagli drammatici della sua storia. Ha iniziato a piangere. Io gli ho chiesto, quasi a mo’ di provocazione: non hai mai pensato di rivolgerti a qualche monastero buddista, di rimanere con loro qualche giorno, praticare la meditazione… Lui (buddista) mi ha risposto: i monaci non mi possono aiutare, hanno meno soldi di me. Cosa ci vado a fare in un monastero, non sono davvero nello spirito di meditare!
Non è l’unico personaggio profondamente disperato (e disperatamente disincantato) che ho incontrato nel paese. Direi piuttosto che si possa parlare di una disperazione diffusa. Sono anche abbastanza alti i tassi di alcoolismo per quanto, come accennavo in un post precedente, ci sono alcune restrizioni riguardo l’uso di alcolici, meno rigorose che in India ma ci sono. Tuttavia, si produce anche molto Arrak, distillando i fiori della palma da cocco, un liquore di 38 gradi di cui molti srilankesi abusano.
Ricordo ad Anuradhapura, cittadina che deve la sua celebrità all’albero, piantato da uomo, più antico del mondo. È’ un ficus religiosa generato da una talea di quello sotto cui Gautama Siddharta (il Buddha) ebbe, a Bodhgaya, nell’attuale stato indiano del Bihar, l’esperienza del “risveglio”. La talea venne portata ad Anuradhapura da Sangamitta, figlia dell’imperatore buddista Aśoka che seguì con particolare attenzione la conversione al buddismo degli abitanti dell’isola mandandovi anche il figlio maschio Mahinda. L’albero, oggi, ha oltre 2300 anni. Anuradhapura è stata la capitale del primo regno srilankese, a partire dal 380 A.C. ed ha avuto una sua età dell’oro. Ne rimangono splendide vestigia immerse nella foresta. L’abbinamento di storia, natura e cultura mi ha lasciato estasiato. Io che, romano di origine, ho convissuto per tanti anni con vestigia storiche inserite in un tessuto metropolitano, non ho potuto non apprezzare le tracce di una grande civiltà urbana inserite in maniera del tutto armoniosa in un contesto naturale: una foresta prospera ma non invasiva che si è riappropriata del proprio territorio senza, tuttavia, aggredire quanto rimane dell’antica città. Gli alberi crescono, difatti, entro le mura di antichi palazzi, le mucche pascolano a due passi da antiche, talvolta imponenti, pagode, buddha di pietra indugiano, meditativi, nella mezza posizione del loto, all’ombra di innumerevoli ficus religiosa (dal primo albero sono state prese, nel tempo, centinaia di talee) mentre lo spazio dintorno è splendidamente punteggiato dai soliti coccheti e banani.
Anuradhapura è uno dei posti più belli che abbia visitato in Asia. Tuttavia, anche qui il turismo si prestava ad essere definito “sparuto”.
Ho soggiornato all’hotel Shalini con circa 18 dollari a notte. Un buon hotel, con un buon ristorante, dove ho mangiato, tra l’altro, degli ottimi spaghetti alla bolognese. Non mancavano: aria condizionata, acqua calda (che, vi assicuro, è bene non darla mai per scontata in certe zone dell’Asia, in particolare in India dove mi è capitato di patirne la mancanza anche in alberghi di buon livello), televisione satellitare ed un internet-cafè. Tutto bene, dunque, se non ci fosse stato un ragazzo, parente probabilmente del proprietario, che ha tentato di invadere il mio spazio tutto il tempo. Mi assillava continuamente di domande, in genere stupide ed io potevo ignorarlo o rispondergli male ma lui non si ridimensionava. Un incontro decisamente fastidioso e, tuttavia, non così sorprendente in Sri Lanka. Probabilmente in ragione dell’isolamento, gli srilankesi tendono ad essere avidi di informazioni spicciole con gli occidentali. Sarebbe anche piacevole intavolare con loro qualche bella discussione se non avessero un set di domande standard da cui difficilmente vanno oltre. “Di dove sei?”, “cosa fai?”, “sei sposato?”, “ti piace lo Sri Lanka?”. Non hanno generalmente altri argomenti e non sono in grado di elaborare un discorso in alcun modo a partire da questo interrogatorio. Chiaro che ci sono diverse eccezioni, come il giovane ingegnere che ho incontrato sul treno ma sono, ahimè, proprio eccezioni! Dopo qualche giorno diventa davvero snervante e quel che è peggio che non c’è verso di far capire loro che non hai voglia di farti interrogare perché stai prendendo il sole, stai mangiando, stai leggendo, stai pensando, stai per conto tuo. Loro non hanno il minimo rispetto per le esigenze altrui, sono ossessionati dal loro set di domande standard e devono assillarti fin tanto che non ti sei prestato al loro gioco. Sulla Lonely Planet segnalano questo genere di problemi e consigliano il ricorso all’ironia. Può essere una soluzione, qualche volta, io stesso ci ho fatto ricorso. Va tuttavia anche detto che un altro grande problema antropologico, nell’isola, è la quasi totale mancanza di senso dell’umorismo per cui la stessa ironia non viene capita.
Al confronto degli srilankesi gli indiani, notoriamente invadenti (si dice che abbiano una concezione del tempo molto diversa da quella occidentale, verissimo e ne ho fatto cenno in alcuni post precedenti ma la cosa a volte più drammatica è la diversa concezione che hanno dello spazio, per cui trovano del tutto naturale starti appiccicati, tossirti addosso, piazzartisi sui piedi, eccetera) sono maestri di discrezione. Si tira davvero il fiato quando si rimette piede in India. L’India, poi, si discuteva con Gabriele, conosciuto in Sri Lanka nel quartier generale di Sarvodaya ed autore del post , si fa perdonare tutto.
In Sri Lanka l’invadenza, l’indiscrezione ha tutta la pesante disarmonia di un fenomeno che si presterebbe quasi ad essere definito patologico. Una sorta di morbosità paranoica diffusa. Va considerato, naturalmente, che lo Sri Lanka non ha il cosmopolitismo millenario dell’India, dove convivono con gli stranieri, con molti stranieri, da tempi immemori, sconta una limitatezza territoriale e, ripeto, un isolamento che possono contribuire a spiegare il fenomeno.
Ad Anuradhapura ho conosciuto un ragazzo musulmano (di cui preferisco non dare il nome, per rispetto della sua privacy) che ha lavorato in Italia per cinque anni. Se la cava dunque piuttosto bene con la nostra lingua. Mi ha portato a bere in un locale e ci siamo visti anche la sera successiva. Mi aveva parlato di una cena a casa sua con la moglie giapponese poi la serata ha preso tutt’altra piega, la moglie in realtà era partita e lui mi ha portato, nuovamente, a bere Arrak. A me non dispiace bere, tenendomi nei giusti ranghi e dunque non ho protestato. Dopo un po’, tuttavia, era chiaro che si sarebbe degenerato. Ero in compagnia di un lavandino e, di volta in volta, si aggregavano altre figure: un suo zio, un suo amico di infanzia, un altro suo amico, tutti ugualmente assatanati di alcool. Nelle strade, di notte, nelle due notti che vi ho vissuto almeno, si aggiravano solo uomini e molti stavano facendo la spola da un locale all’altro per bere. Dopo una certa ora, intorno alle 10.00, era il coprifuoco. Il coprifuoco srilankese è un fenomeno abbastanza conosciuto, dovuto in buona parte alla guerra civile ha anche ragioni più “spicciole”, legate all’alto numero di furti notturni e, per le donne, al serio rischio di stupri. Il coprifuoco non mi ha fatto non ripensare, con una certa nostalgia, ad alcune mie semplici serate a Varanasi dove non faccio altro che uscire in strada, magari per andare a mangiare del pollo nel quartiere musulmano o andare a bere una birra in un bar dall’altro capo della città. Varanasi vive almeno fino alle 11.00, in maniera semplice e, tuttavia, coinvolgente e vitale. Anche a Varanasi la strada è quasi solo degli uomini, la notte ma vi bivaccano a loro agio, bevendo un tè, chiacchierando, facendo compere anche al buio (le botteghe chiudono, in genere, dopo le 10.00).
A Moratuwa, cittadina poco distante da Colombo dove si trova il quartier generale di Sarvodaya e dove sono stato la maggior parte del tempo, i cani erano i padroni della notte, dopo le 9.00.
Ad Anuradhapura ho avuto un incontro spiacevole anche nel corso della mia lunga visita, in bicicletta, alle rovine. Un ragazzo che mi ha letteralmente inseguito in motocicletta per vendermi una statuina in marmo di Buddha. Per dare la sequenza completa dei fatti, stavo chiacchierando con il mio conoscente musulmano, in italiano. Lui incombeva con le sue cianfrusaglie. Più volte gli ho detto che non ero interessato alla sua merce ma lui fingeva di non capire e rispondeva: ok sir, dopo, aspetto qui. Finita la chiacchierata, prendo la bici per continuare la mia visita. Gli dico per l’ennesima volta, in maniera amichevole: mi dispiace ma non mi interessa la tua merce, cerca qualcun altro, non insistere, per favore! Parto con la bicicletta e dopo poco me lo ritrovo alle calcagna in motocicletta: solo 1000 rupie, sir, solo 1000 rupie, troppo? Con un fare concitato, fuori controllo. Io fermo la bicicletta e gli urlo, questa volta: non mi interessa la tua merce, lasciami in pace! Vattene! Lui si allontana ma non manca di girarsi due volte e guardarmi inviperito.
Mi sono dilungato in questi aneddoti per dare conto delle difficoltà antropologiche del paese. Un paese, ripeto, molto bello, con una storia interessante, con buone opportunità anche per praticare la meditazione buddista in centri specializzati (ce ne sono diversi nella zona di Kandy, il mio amico Ajahn Chanda Palo, abate nel monastero buddista Santacittarama in provincia di Rieti, mi ha segnalato il centro Nilambe) ed altre virtù ma che ha, negli uomini (mi dispiace dirlo) il suo grande tallone d’Achille. Quello che ho riscontrato io, del resto, lo hanno riscontrato diverse altre persone e ne viene fatto cenno, ripeto, anche nelle guide turistiche (pur con una certa prudenza, devono pur “venderlo” lo Sri Lanka). E le donne? Belle, tenere, sensuali, con capelli molto lunghi e profumate di sapone. Le donne, come spesso accade, sono l’elemento di riscatto. Le ho trovate generalmente timide e piuttosto bloccate, di difficile accessibilità, anche con le intenzioni più innocenti.
Sono partito dallo Sri Lanka con la netta impressione di aver vissuto in un paese piuttosto problematico. Credo tuttavia che mi abbia lasciato un suo segno, molto grazie all’esperienza che ho fatto con Sarvodaya. Credo mi abbia in qualche modo fortificato e dato degli insegnamenti attraverso la sua durezza sensuale. Posso dunque consigliarne una visita di un paio di settimane, soprattutto a coloro che dovessero trovarsi in India. Ci sono diversi voli, anche piuttosto economici, da molte città indiane. La stessa Varanasi, in alcuni periodi dell’anno, ha voli diretti su Colombo. Siate pronti a farvi valere in maniera ferma ma, possibilmente, composta. Una buona occasione per esercitare una forma di Satyagraha, di imperturbabilità nelle avversità. Forte di quella, vi potrete senz’altro godere il turgore tropicale della foresta, il mare impetuoso (che richiede grande cautela) e imprevedibile, il profumo di sapone delle donne pudiche e, la sera, un paio di bicchieri di Arrak. Io lo bevevo sempre con ghiaccio e Coca Cola.
Può dunque essere tempo di brevi bilanci. Sono stato in Sri Lanka quasi tre mesi (contro le due settimane previste), sotto l’ombrello di Sarvodaya. Le impressioni sul paese le ho parzialmente riportate in due post precedenti (Sri Lanka: brevi note di viaggio parte I e II).
Incontrando di nuovo l’India a viso aperto posso fare qualche considerazione in più. Come ho accennato, lo Sri Lanka è molto bello da un punto di vista naturale, può essere considerato un piccolo paradiso tropicale. È anche sufficientemente organizzato. Ha senz’altro minori problemi sanitari rispetto all’India, anche in virtù di un maggior rispetto dell’igiene. Potremmo quasi definire Colombo una città più occidentale di Delhi, con maggiori opportunità di shopping, maggiore varietà di ristoranti, buoni bar, qualche locale notturno. Ha anche una buona spiaggia, ben organizzata all’altezza del quartiere Mount Lavinia. Il mare è sorprendentemente pulito per essere a ridosso di una capitale. Il cibo è di buona qualità, è possibile comprare pesce molto fresco nel mercato centrale di Colombo, nei mercati rionali o da venditori itineranti (meno nei supermercati). I servizi sono discreti, ci si muove bene autobus mentre i tuk tuk sono piuttosto cari ed i guidatori, talora, un po’ “sfregiati”. Insomma: c’è più di una ragione per stare discretamente. Le condizioni di vita della gente, tuttavia, non sono invidiabili. La rupia sri lankese, come accennavo, è praticamente carta straccia e l’inflazione divora letteralmente i magri salari. Basti pensare che lo stipendio medio di un professore è di circa 20000 rupie e che un pollo allo spiedo ne costa 550. La frustrazione è alta sotto il cielo, tropicale, dell’isola. I soldi non bastano letteralmente mai e l’economia sta ancora rantolando a seguito dell’enorme salasso rappresentato dal conflitto etnico, concluso da appena qualche mese.
Incontrai una volta un giovane ingegnere sul treno per Galle, importante città nel sud del paese. Era stato in visita in Europa ed in America. Ricordava un’abitudine diffusa, degli americani, a sorridere. «Qui invece non si può permettere di sorridere nessuno», mi diceva, «fondamentalmente per ragioni economiche; faticano moltissimo quasi tutti ad arrivare a fine mese». In compenso, buoni ristoranti, buoni alberghi (non ne mancano nell’isola) in buone località turistiche hanno prezzi quasi occidentali. Lo Sri Lanka è difatti uno dei paesi asiatici più cari per i turisti, per quanto anche l’India stia gradualmente aumentando i suoi prezzi, restando, tuttavia, un paese ancora economico. È sorprendente la sproporzione tra il tenore di vita dello sri-lankese medio e l’onerosità di alcuni consumi (che sono dunque del tutto inaccessibili alla maggioranza della popolazione). La stessa onerosità non incoraggia certo il turismo nel paese, già penalizzato da una certa perifericità. Chi dovesse muovere dall’Europa o dall’America in Asia, può trovare conveniente, per l’alto tenore storico e culturale, visitare l’India che ha anche il vantaggio di essere ancora un paese economico. I più edonisti, coloro che dopo un anno di lavoro vogliono pensare solo a rilassarsi, possono avere un’ottima opzione nella Thailandia, un po’ più cara ma che sembra essere stata concepita apposta per il piacere psicofisico. Il periferico Sri Lanka, pur essendo un paese interessante, manca della forza storico-culturale dell’India (anche a fronte di una storia ed una cultura di tutto rispetto) e del magnetismo edonista della Thailandia, da cui, tra le altre cose, è possibile muoversi facilmente in altri paesi asiatici confinanti (Laos, Cambogia, Birmania, Vietnam, Malesia, Cina…è in una posizione davvero strategica!). Se a questo si aggiunge il carovita, comprendiamo bene le ragioni di quello che definisco un “turismo sparuto” nell’isola sud-asiatica.
L’economia, dunque il popolo, non possono che risentirne. È’, come dicevo, palpabile la frustrazione ed anche una certa, tendenziale, depressione nelle persone. Manca, del resto, il forte afflato, a tratti estatico quando non dionisiaco, verso il sacro che è possibile trovare in India e che rappresenta un insostituibile sostegno psicologico. Il buddismo theravada, religione dominante in un paese che ha un interessante fermento multireligioso, addita una sofferenza ed una salvezza integralmente umane, in una “dotta ignoranza di Dio”. Mi chiedo quanto possa l’essere umano, da solo, reggere i postumi di una terribile guerra civile (non è infrequente trovare mutilati, anche giovani, nel paese), una depressione economica, una situazione politica ancora difficile, una condizione di sostanziale isolamento nel momento in cui muoversi dal paese è quasi impossibile per molti sri lankesi. Al momento, difatti, non esiste alternativa a voli a prezzi esorbitanti per le tasche medie. Risultato: l’impressione netta di un sostanziale disincanto religioso pur nell’inflazione di simboli sacri.
Ricordo un incontro che ho fatto ad Unawatuna, una spiaggia poco distante da Galle (importante città nel sud del paese) considerata la migliore per la qualità del mare. Un uomo con meno di 40 anni che, prima che lo Tsunami devastasse buona parte del paese nel dicembre 2004, aveva un piccolo business imperniato su una barchetta con cui organizzava escursioni marittime senza grandi pretese. Aveva anche qualche maschera e boccaglio ed alcune paia di pinne. Lo Tsunami ha distrutto la sua casa, frantumato la sua barca sugli scogli. Lui stesso è stato scaraventato contro un albero perdendo quattro denti dell’arcata superiore. È stato fortunato per essere almeno riuscito, al contrario di molti altri, a sopravvivere. Ora non ha più fissa dimora, viene ospitato, per la notte, in alcuni ristoranti che gli concedono di restare al coperto dopo l’orario di chiusura. Ogni notte dorme in un ristorante diverso ed in nessuno è minimamente organizzato per cui si ritrova, ogni volta, a dormire in terra. Prende in affitto un catamarano scomodissimo con cui porta in mare qualche raro cliente. Quando eravamo al largo mi ha raccontato alcuni dettagli drammatici della sua storia. Ha iniziato a piangere. Io gli ho chiesto, quasi a mo’ di provocazione: non hai mai pensato di rivolgerti a qualche monastero buddista, di rimanere con loro qualche giorno, praticare la meditazione… Lui (buddista) mi ha risposto: i monaci non mi possono aiutare, hanno meno soldi di me. Cosa ci vado a fare in un monastero, non sono davvero nello spirito di meditare!
Non è l’unico personaggio profondamente disperato (e disperatamente disincantato) che ho incontrato nel paese. Direi piuttosto che si possa parlare di una disperazione diffusa. Sono anche abbastanza alti i tassi di alcoolismo per quanto, come accennavo in un post precedente, ci sono alcune restrizioni riguardo l’uso di alcolici, meno rigorose che in India ma ci sono. Tuttavia, si produce anche molto Arrak, distillando i fiori della palma da cocco, un liquore di 38 gradi di cui molti srilankesi abusano.
Ricordo ad Anuradhapura, cittadina che deve la sua celebrità all’albero, piantato da uomo, più antico del mondo. È’ un ficus religiosa generato da una talea di quello sotto cui Gautama Siddharta (il Buddha) ebbe, a Bodhgaya, nell’attuale stato indiano del Bihar, l’esperienza del “risveglio”. La talea venne portata ad Anuradhapura da Sangamitta, figlia dell’imperatore buddista Aśoka che seguì con particolare attenzione la conversione al buddismo degli abitanti dell’isola mandandovi anche il figlio maschio Mahinda. L’albero, oggi, ha oltre 2300 anni. Anuradhapura è stata la capitale del primo regno srilankese, a partire dal 380 A.C. ed ha avuto una sua età dell’oro. Ne rimangono splendide vestigia immerse nella foresta. L’abbinamento di storia, natura e cultura mi ha lasciato estasiato. Io che, romano di origine, ho convissuto per tanti anni con vestigia storiche inserite in un tessuto metropolitano, non ho potuto non apprezzare le tracce di una grande civiltà urbana inserite in maniera del tutto armoniosa in un contesto naturale: una foresta prospera ma non invasiva che si è riappropriata del proprio territorio senza, tuttavia, aggredire quanto rimane dell’antica città. Gli alberi crescono, difatti, entro le mura di antichi palazzi, le mucche pascolano a due passi da antiche, talvolta imponenti, pagode, buddha di pietra indugiano, meditativi, nella mezza posizione del loto, all’ombra di innumerevoli ficus religiosa (dal primo albero sono state prese, nel tempo, centinaia di talee) mentre lo spazio dintorno è splendidamente punteggiato dai soliti coccheti e banani.
Anuradhapura è uno dei posti più belli che abbia visitato in Asia. Tuttavia, anche qui il turismo si prestava ad essere definito “sparuto”.
Ho soggiornato all’hotel Shalini con circa 18 dollari a notte. Un buon hotel, con un buon ristorante, dove ho mangiato, tra l’altro, degli ottimi spaghetti alla bolognese. Non mancavano: aria condizionata, acqua calda (che, vi assicuro, è bene non darla mai per scontata in certe zone dell’Asia, in particolare in India dove mi è capitato di patirne la mancanza anche in alberghi di buon livello), televisione satellitare ed un internet-cafè. Tutto bene, dunque, se non ci fosse stato un ragazzo, parente probabilmente del proprietario, che ha tentato di invadere il mio spazio tutto il tempo. Mi assillava continuamente di domande, in genere stupide ed io potevo ignorarlo o rispondergli male ma lui non si ridimensionava. Un incontro decisamente fastidioso e, tuttavia, non così sorprendente in Sri Lanka. Probabilmente in ragione dell’isolamento, gli srilankesi tendono ad essere avidi di informazioni spicciole con gli occidentali. Sarebbe anche piacevole intavolare con loro qualche bella discussione se non avessero un set di domande standard da cui difficilmente vanno oltre. “Di dove sei?”, “cosa fai?”, “sei sposato?”, “ti piace lo Sri Lanka?”. Non hanno generalmente altri argomenti e non sono in grado di elaborare un discorso in alcun modo a partire da questo interrogatorio. Chiaro che ci sono diverse eccezioni, come il giovane ingegnere che ho incontrato sul treno ma sono, ahimè, proprio eccezioni! Dopo qualche giorno diventa davvero snervante e quel che è peggio che non c’è verso di far capire loro che non hai voglia di farti interrogare perché stai prendendo il sole, stai mangiando, stai leggendo, stai pensando, stai per conto tuo. Loro non hanno il minimo rispetto per le esigenze altrui, sono ossessionati dal loro set di domande standard e devono assillarti fin tanto che non ti sei prestato al loro gioco. Sulla Lonely Planet segnalano questo genere di problemi e consigliano il ricorso all’ironia. Può essere una soluzione, qualche volta, io stesso ci ho fatto ricorso. Va tuttavia anche detto che un altro grande problema antropologico, nell’isola, è la quasi totale mancanza di senso dell’umorismo per cui la stessa ironia non viene capita.
Al confronto degli srilankesi gli indiani, notoriamente invadenti (si dice che abbiano una concezione del tempo molto diversa da quella occidentale, verissimo e ne ho fatto cenno in alcuni post precedenti ma la cosa a volte più drammatica è la diversa concezione che hanno dello spazio, per cui trovano del tutto naturale starti appiccicati, tossirti addosso, piazzartisi sui piedi, eccetera) sono maestri di discrezione. Si tira davvero il fiato quando si rimette piede in India. L’India, poi, si discuteva con Gabriele, conosciuto in Sri Lanka nel quartier generale di Sarvodaya ed autore del post , si fa perdonare tutto.
In Sri Lanka l’invadenza, l’indiscrezione ha tutta la pesante disarmonia di un fenomeno che si presterebbe quasi ad essere definito patologico. Una sorta di morbosità paranoica diffusa. Va considerato, naturalmente, che lo Sri Lanka non ha il cosmopolitismo millenario dell’India, dove convivono con gli stranieri, con molti stranieri, da tempi immemori, sconta una limitatezza territoriale e, ripeto, un isolamento che possono contribuire a spiegare il fenomeno.
Ad Anuradhapura ho conosciuto un ragazzo musulmano (di cui preferisco non dare il nome, per rispetto della sua privacy) che ha lavorato in Italia per cinque anni. Se la cava dunque piuttosto bene con la nostra lingua. Mi ha portato a bere in un locale e ci siamo visti anche la sera successiva. Mi aveva parlato di una cena a casa sua con la moglie giapponese poi la serata ha preso tutt’altra piega, la moglie in realtà era partita e lui mi ha portato, nuovamente, a bere Arrak. A me non dispiace bere, tenendomi nei giusti ranghi e dunque non ho protestato. Dopo un po’, tuttavia, era chiaro che si sarebbe degenerato. Ero in compagnia di un lavandino e, di volta in volta, si aggregavano altre figure: un suo zio, un suo amico di infanzia, un altro suo amico, tutti ugualmente assatanati di alcool. Nelle strade, di notte, nelle due notti che vi ho vissuto almeno, si aggiravano solo uomini e molti stavano facendo la spola da un locale all’altro per bere. Dopo una certa ora, intorno alle 10.00, era il coprifuoco. Il coprifuoco srilankese è un fenomeno abbastanza conosciuto, dovuto in buona parte alla guerra civile ha anche ragioni più “spicciole”, legate all’alto numero di furti notturni e, per le donne, al serio rischio di stupri. Il coprifuoco non mi ha fatto non ripensare, con una certa nostalgia, ad alcune mie semplici serate a Varanasi dove non faccio altro che uscire in strada, magari per andare a mangiare del pollo nel quartiere musulmano o andare a bere una birra in un bar dall’altro capo della città. Varanasi vive almeno fino alle 11.00, in maniera semplice e, tuttavia, coinvolgente e vitale. Anche a Varanasi la strada è quasi solo degli uomini, la notte ma vi bivaccano a loro agio, bevendo un tè, chiacchierando, facendo compere anche al buio (le botteghe chiudono, in genere, dopo le 10.00).
A Moratuwa, cittadina poco distante da Colombo dove si trova il quartier generale di Sarvodaya e dove sono stato la maggior parte del tempo, i cani erano i padroni della notte, dopo le 9.00.
Ad Anuradhapura ho avuto un incontro spiacevole anche nel corso della mia lunga visita, in bicicletta, alle rovine. Un ragazzo che mi ha letteralmente inseguito in motocicletta per vendermi una statuina in marmo di Buddha. Per dare la sequenza completa dei fatti, stavo chiacchierando con il mio conoscente musulmano, in italiano. Lui incombeva con le sue cianfrusaglie. Più volte gli ho detto che non ero interessato alla sua merce ma lui fingeva di non capire e rispondeva: ok sir, dopo, aspetto qui. Finita la chiacchierata, prendo la bici per continuare la mia visita. Gli dico per l’ennesima volta, in maniera amichevole: mi dispiace ma non mi interessa la tua merce, cerca qualcun altro, non insistere, per favore! Parto con la bicicletta e dopo poco me lo ritrovo alle calcagna in motocicletta: solo 1000 rupie, sir, solo 1000 rupie, troppo? Con un fare concitato, fuori controllo. Io fermo la bicicletta e gli urlo, questa volta: non mi interessa la tua merce, lasciami in pace! Vattene! Lui si allontana ma non manca di girarsi due volte e guardarmi inviperito.
Mi sono dilungato in questi aneddoti per dare conto delle difficoltà antropologiche del paese. Un paese, ripeto, molto bello, con una storia interessante, con buone opportunità anche per praticare la meditazione buddista in centri specializzati (ce ne sono diversi nella zona di Kandy, il mio amico Ajahn Chanda Palo, abate nel monastero buddista Santacittarama in provincia di Rieti, mi ha segnalato il centro Nilambe) ed altre virtù ma che ha, negli uomini (mi dispiace dirlo) il suo grande tallone d’Achille. Quello che ho riscontrato io, del resto, lo hanno riscontrato diverse altre persone e ne viene fatto cenno, ripeto, anche nelle guide turistiche (pur con una certa prudenza, devono pur “venderlo” lo Sri Lanka). E le donne? Belle, tenere, sensuali, con capelli molto lunghi e profumate di sapone. Le donne, come spesso accade, sono l’elemento di riscatto. Le ho trovate generalmente timide e piuttosto bloccate, di difficile accessibilità, anche con le intenzioni più innocenti.
Sono partito dallo Sri Lanka con la netta impressione di aver vissuto in un paese piuttosto problematico. Credo tuttavia che mi abbia lasciato un suo segno, molto grazie all’esperienza che ho fatto con Sarvodaya. Credo mi abbia in qualche modo fortificato e dato degli insegnamenti attraverso la sua durezza sensuale. Posso dunque consigliarne una visita di un paio di settimane, soprattutto a coloro che dovessero trovarsi in India. Ci sono diversi voli, anche piuttosto economici, da molte città indiane. La stessa Varanasi, in alcuni periodi dell’anno, ha voli diretti su Colombo. Siate pronti a farvi valere in maniera ferma ma, possibilmente, composta. Una buona occasione per esercitare una forma di Satyagraha, di imperturbabilità nelle avversità. Forte di quella, vi potrete senz’altro godere il turgore tropicale della foresta, il mare impetuoso (che richiede grande cautela) e imprevedibile, il profumo di sapone delle donne pudiche e, la sera, un paio di bicchieri di Arrak. Io lo bevevo sempre con ghiaccio e Coca Cola.
giovedì 21 gennaio 2010
La RIVE su facebook.
Ho il piacere di annunciare che, da alcuni giorni, è stata creata una pagina facebook per la RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici). Siete tutti invitati a visitarla e, naturalmente, a diventarne fan (così potete scrivere sul muro...).
I prossimi articoli sulle comunità intenzionali e gli ecovillaggi di Viverealtrimenti verranno segnalati anche lì di modo che, visitando la pagina con una certa regolarità, si possa essere sempre aggiornati al riguardo.
per visitare la pagina cliccare qui!
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mercoledì 20 gennaio 2010
Un ecovillaggio solare ad Alcatraz.
Alla fine degli anni ’70 Alcatraz è una traballante “capanna” sulle colline umbre in cui trovano rifugio i cuori di Jacopo -figlio di Dario Fo e Franca Rame- e di “una ragazza che girava con un poncio a strisce rosse e arancioni e una bombetta marrone”
[…]
nell’estate del 1979 la casa diventò una comune hippy. C’erano intellettuali milanesi -racconta divertito lo stesso Jacopo- disegnatori romani, ex-rapinatori di Bergamo, tossicomani che si disintossicavano, ecologisti svizzeri, spiantati jugoslavi e dodici mucche, di proprietà dei miei coinquilini. (F. Lacche-P. Goretti, Guida ai luoghi del benessere in Italia, Torino, 1999, p. 140).
[…]
nell’estate del 1979 la casa diventò una comune hippy. C’erano intellettuali milanesi -racconta divertito lo stesso Jacopo- disegnatori romani, ex-rapinatori di Bergamo, tossicomani che si disintossicavano, ecologisti svizzeri, spiantati jugoslavi e dodici mucche, di proprietà dei miei coinquilini. (F. Lacche-P. Goretti, Guida ai luoghi del benessere in Italia, Torino, 1999, p. 140).
Nell’estate del 1982 parte un progetto particolarmente ambizioso, per quanto permeato da una peculiare senso dell’umorismo.
Vengono inaugurati i corsi della Libera Università di Alcatraz: teatro, fumetto, ginnastica isometrica, scrittura creativa, giornalismo.
Al posto delle aule, “un piccolo tendone da circo giallo e rosso”.
Tra gli insegnanti, gente del calibro di Stefano Benni, Dacia Maraini e Andrea Pazienza.
Oggi Alcatraz è un bell’insediamento ecologico che vive offrendo ai suoi ospiti corsi d’arte e professionali, terapie e cibi biologici, produzioni culturali e artistiche, spazi per conferenze .
I corsi e gli stages proposti sono molti e variegati.
Spaziano dal massaggio alla comicoterapia, dallo yoga demenziale all’antiginnastica, dal Taiji quan alla cucina mediterranea.
Potrei continuare a lungo ma non potrei mai essere più chiaro e più esaustivo del sito www.alcatraz.it
Ad Alcatraz è possibile alloggiare in miniappartamenti, camere, bungalov.
La cucina sembra sia veramente super.
Ho intervistato Jacopo Fo nel 2003, per la preparazione del mio testo Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia. Allora, mi diceva lo stesso Jacopo, le persone immediatamente coinvolte nel progetto erano circa una ventina.
Mi diceva, inoltre, che il loro non è un esperimento propriamente comunitario.
Riconoscono un ruolo fondamentale all’individuo e, su questa base, stanno sperimentando molto faticosamente “una cultura diversa dell’interrelazione del lavoro”.
“Essenzialmente noi abbiamo capito”, mi diceva Jacopo, “che in questo tipo di mondo, date le reali situazioni della gente noi cerchiamo un’eticità dentro un certo tipo di organizzazione sociale […] noi siamo una rete di persone [autonome], di professionisti”.
Ad Alcatraz manca, per scelta, un organo gestionale.
Mi diceva ancora Jacopo:
noi non facciamo assemblee, non abbiamo nessun organismo centrale. L’assemblea è un meccanismo per cui l’ego delle persone impazzisce per cui se tu affronti un problema in assemblea è un disastro […] o usi i sistemi come gli scozzesi che si mettono a fare due ore di om oppure…[…].
Le cose si discutono non solo tra noi venti, discutiamo anche con gente che non c’entra niente, faticosamente, abbiamo degli scontri interni mostruosi però quando si arriva ad un’unità è un’unità totale, non è mediata dal leader, dal capo carismatico e ci si accorge quanto è difficile esser chiari, infatti noi abbiamo un accrescimento che è lentissimo. Comunque non siamo una comunità perché noi non conviviamo. Noi abbiamo gente che sta a Bologna, Bolzano, Verona…si tratta di trovare una cultura della collaborazione.
Noi stiamo creando una rete di referenze reciproche. È una cosa che ha un valore enorme.
Le cose si discutono non solo tra noi venti, discutiamo anche con gente che non c’entra niente, faticosamente, abbiamo degli scontri interni mostruosi però quando si arriva ad un’unità è un’unità totale, non è mediata dal leader, dal capo carismatico e ci si accorge quanto è difficile esser chiari, infatti noi abbiamo un accrescimento che è lentissimo. Comunque non siamo una comunità perché noi non conviviamo. Noi abbiamo gente che sta a Bologna, Bolzano, Verona…si tratta di trovare una cultura della collaborazione.
Noi stiamo creando una rete di referenze reciproche. È una cosa che ha un valore enorme.
Da qualche anno si sta lavorando, all’interno dei 470 ettari del parco della Libera Repubblica di Alcatraz, al progetto dell’Ecovillaggio Solare. nei terreni confinanti con quelli di Alcatraz, il progetto dell’ecovillaggio solare.
Lascio che lo presenti lo stesso Jacopo, citando dal sito internet www.alcatraz.it:
[…]Sarà uno degli ecovillaggi più innovativi dal punto di vista delle ecotecnologie.
E ci impegneremo perché diventi anche uno degli ecovillaggi più belli e culturalmente vivaci.
Una valle meravigliosa che si apre su un panorama mozzafiato di verde a perdita d’occhio, nessun rumore, nessuna strada trafficata in vista. Questa oasi e' a soli 12 chilometri da farmacia, banca, scuola elementare e supermercato, altri due chilometri e sei all’imbocco della superstrada E45 Orte-Ravenna. L’Ecovillaggio Solare dista 30 km da Umbertide, 40 da Perugia.
Una valle coperta di boschi con qualche isola di oliveti e pascoli, cinque gruppi di case e bungalow.
La distanza tra i gruppi di case va da 400 metri a un chilometro, quindi sono abbastanza vicine ma l’impatto sul territorio e' minimo proprio perche' le costruzioni si perdono nell’enorme spazio verde.
Puoi scegliere una casa antica di pietra, ad alta efficienza energetica o una casa avveniristica in lamellare di legno coibentato (classe A). Ci sono abitazioni in cima alla collina, a mezza costa, sulla riva del piccolo torrente, immerse nel bosco. Case grandi e bungalow super isolati di 40 mq, oppure soltanto una piazzola per parcheggiare la tua roulotte. Ogni abitazione ha un pezzo di giardino, orto, oliveto, frutteto, bosco grande almeno 2.000 mq.
Spazi collettivi (cohousing)
Acquistando una quota si compra anche una parte delle strutture collettive come piscina, sala feste, mini-bar-bazar-ristorante-albergo (10 camere con bagno), irrigazione degli orti, impianto solare fotovoltaico, eventualmente anche eolico (dipende dalle misurazioni del vento che stiamo realizzando con un anemometro).
Inoltre la proprieta' comune comprendera' circa 200mila metri quadrati di parco con boschi e oliveti.
L’idea e' che questo tipo avanzato di cohousing non solo permetta di risparmiare denaro e razionalizzare i costi abitativi, ma consenta di realizzare un “utile condominiale” che potrebbe essere in grado di coprire i costi condominiali.
Insomma, abbiamo pensato a case che si riscaldano con pochissima energia e un sistema casa che invece di essere un costo e' un ricavo.
Produci la tua energia con i pannelli solari, hai i frutti della tua terra, vivi in un villaggio che ti offre spazi dove puoi organizzare iniziative culturali, corsi, spettacoli. Un posto dove ci sono molte occasioni per farsi venire la voglia di organizzare qualche cosa insieme, proprio perche' la struttura stessa dell’abitare e' concepita come esperienza collettiva, solidale. Ovviamente questo non e' un obbligo ma una possibilita'.
Infine, e' anche possibile finanziare l’acquisto con Banca Etica che e' anche supervisore del progetto.
Ti interessa? Entra subito in questo progetto.
Abbiamo diviso la realizzazione di questo progetto in 4 fasi temporali.
Da subito mettiamo in vendita tre gruppi di case esistenti, suddivise in 21 appartamenti dai 50 ai 100 mq.
Un primo gruppo di 8 appartamenti sara' pronto a primavera, un secondo gruppo di 12 abitazioni entro un anno. Altri due gruppi di case, da costruire ex novo, saranno pronte in tempi diversi, speriamo tutte entro tre anni.
Prezzi
Sara' possibile finanziare l'acquisto con un mutuo ipotecario di lunga durata a tassi fissi e ragionevoli.
Sara' poi possibile comprare la propria casa finita chiavi in mano oppure solo al grezzo.
Il costo degli appartamenti, andra' dai 2000 ai 2600 euro per ogni metro quadrato di casa, il prezzo varia a seconda delle soluzioni scelte. Il prezzo esatto lo possiamo determinare solo quando sappiamo quale appartamento scegli e che tipo di finiture desideri. La parte delle proprieta' “condominiali” verra' acquistata versando una quota uguale per tutte le abitazioni di 25.000 euro.
Questi prezzi sono bloccati fino al 31 marzo 2010.
Il costo a mq comprende oltre alla costruzione in se' con pannelli solari fotovoltaici e termici e 2.000 mq di terreno, l’acquisto del terreno edificabile (250 euro a mq calpestabile), o delle strutture esistenti (nel caso di restauri) la progettazione, pratiche burocratiche, tasse (Bucalossi), miglioramento strade, riscaldamento centralizzato (con sistema di misurazione dei consumi individuali), sistema idrico centralizzato, sistemazione degli esterni e del verde, sistema fognario con impianto di fitodepurazione e riuso dell’acqua per l’irrigazione a goccia delle coltivazioni, sistema di raccolta delle acque piovane per rifornire i wc (impianti duali).
Attenzione, generalmente la metratura di un appartamento viene considerato comprensivo di terrazzi, portici, balconi, giardini, noi invece parliamo di metratura reale, con esclusione di terrazzi e spazi esterni perche' ci sembra piu' trasparente e chiaro.
Per le case di paglia e i bungalow il prezzo dovrebbe essere piu' basso, forniremo indicazioni piu' precise quando avremo i preventivi dettagliati.
Grazie all’aiuto essenziale di Banca Etica e alla disponibilita' espressa dal nuovo sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, avremo 16 unita' abitative in autocostruzione su un’area la cui destinazione urbanistica sara' modificata da agricola a “edilizia popolare”, quindi gli acquirenti compreranno terreno a costo agricolo e dovranno sostenere le sole spese per i materiali edilizi e la progettazione. Questa offerta e' limitata pero' a quelle persone che si costruiscono la prima casa e hanno particolari requisiti di reddito specificati dal Comune di Perugia riguardo a chi ha il diritto di avere agevolazioni per la casa, cioe' se guadagni 10.000 euro al mese non puoi ottenere l’agevolazione sull’edificabilita' di un terreno.
Inoltre e' indispensabile che il gruppo degli autocostruttori si autoorganizzi. Puoi usare lo spazio di discussione a questa news per segnalare il tuo interesse a partecipare al gruppo di autocostruzione, trovare altre persone interessate, formare cosi' il gruppo degli autocostruttori e approfondire la questione.
Ovviamente costruire una casa e' un impegno enorme ma credo che riuscirci sia una soddisfazione ancora piu' grande.
UN’ECONOMIA DIVERSA, UN MODO NUOVO DI CONCEPIRE LA CASA
L'idea e' di creare un sistema abitativo che non abbia costi di riscaldamento e di gestione generale e che possa fornire una serie ulteriore di risparmi. Ad esempio, non compro la lavatrice perche' uso quella collettiva. Non mi serve la camera degli ospiti perche' ho a disposizione una quota delle 8 camere di proprieta' comune. Ovviamente ogni utilizzo verra' conteggiato per equita' tra i condomini. Chi non utilizza i servizi disponibili ne trae un vantaggio economico, se non utilizzo la mia disponibilita' di camere per gli ospiti e queste vengono affittate allora ottengo l'utile che da questo affitto deriva.
Primo gruppo di 2 case e 2 annessi, Mulino.
Incredibilmente la chiamiamo Casa Mulino perche' c’e' un mulino. Con due pale e due macine. E’ piccolissimo e molto antico, ad asse verticale, una tecnologia utilizzata, secondo la Storia della Tecnologia Boringhieri, fin dal 100 avanti Cristo e utilizzato in alcune aree depresse dell’Umbria e della Provenza fino agli anni ‘50. In effetti questo ha macinato farina fino agli anni ’50.
Nel medioevo era il mulino dei contrabbandieri che qui avevano anche la fornace della quale restano i muri perimetrali dietro la casa grande. Queste case si trovavano nella terra di nessuno tra Gubbio e Perugia, una zona senza legge. Si faceva la farina e si cuocevano i coppi e le tegole dei tetti che insieme al sale erano le merci piu' pesantemente tassate.
Oltre al mulino (volendo restaurabile in modo che funzioni…) c’e' l’invaso che porta l’acqua (di mappa quindi ancora utilizzabile).
Ci sono poi uno stalletto restaurato e una casa ristrutturata, dall’altra parte del piccolo torrente una casa nuova.
Un ponte pedonale colleghera' le due rive del torrente. La superficie realmente calpestabile complessiva e' di circa 750 mq, suddivisi in 8 appartamenti di diverse metrature. Lo stalletto diventera' lavanderia collettiva e il mulino, attualmente una sala-laboratorio, restera' una struttura a disposizione di tutti (e di proprieta' collettiva).
Queste case hanno bisogno di un miglioramento dell’efficienza energetica (isolamento termico sul tetto di 16 cm, nuovo impianto di pannelli solari termici) e di altre finiture che richiederanno sei mesi di lavori da quando avremo opzionato tutti gli appartamenti.
Si potranno avere tripli vetri con gas e altre finiture che aumentino l’efficienza termica.
Contrada Oliveto
Si tratta dell’area con il maggior numero di case. Adesso c’e' un rudere con un paio di annessi, una casetta isolata e lo scheletro di una casa solare in costruzione che avra' il prato sul tetto e grandissime vetrate.
Tra queste strutture esistenti c’e' un grande oliveto con zone a pascolo dove costruiremo circa 2.000 mq di casette in lamellare, intonacate e decorate con grandi dipinti, tutte in classe energetica A. Ci sara' una piazzetta col portico, una fontana e una torre a forma di testa di capra. Questa parte del progetto sara' realizzata con tempi piu' lunghi. Per ora abbiamo l’autorizzazione del piano regolatore, ipotizziamo 3 anni di tempo per costruire effettivamente le case ma si tratta solo di una stima.
La Casa Solare
Una costruzione che domina la valle con una vista che spazia per chilometri sopra un universo verde. La struttura della casa e' in cemento armato e verra' finita con tamponature ad alta coibentazione, e' su due piani con ampie porte finestre. Tetto praticabile con prato. Tutt’intorno ci sono 2 ettari di tartufaia (nero bianchetto). Richiede 8 mesi di lavori per essere ultimata e sara' suddivisa in 7 appartamenti di diversa metratura con isolamento ad alta efficienza.
Sono previsti tripli vetri con gas.
Casa Laghetto
Si trova quasi in cima alla collina, in un piccolo altopiano. Una casa grande, due piccole e un laghetto in mezzo agli alberi. Un luogo molto raccolto. Davanti alla casa realizzeremo un grande giardino. Le costruzioni misurano circa 530 mq, suddivisi in 6 appartamenti. Avranno un’altissima efficienza termica, sono compresi tripli vetri con gas.
Campeggio Vello d’Oro
Si racconta che da questo promontorio fu avvistato, tanto tempo fa un caprone d’oro che luccicava nella notte, doveva essere enorme visto che si trovava su quello che nelle mappe e' indicato come “Montino del Tesoro”. E proprio su questa collina, a due passi da una fonte perenne, abbiamo la possibilita' di costruire dei bungalow in legno lamellare altamente coibentato e con altre tecnologie come la costruzione di “case di paglia” (rete da pollaio, calce e cemento, sono solide come case in cemento armato, hanno un’efficienza termica spaventosa e costano pochissimo). Questa parte del progetto richiedera' almeno 3 anni per la realizzazione e per ora non siamo in grado di dare altre informazioni.
Vuoi comprare subito?
Se queste proposte ti possono interessare manda il tuo indirizzo con la descrizione delle tue preferenze a: info@ecovillaggiosolare.it.
Se ti interessa una delle soluzioni immediatamente disponibili scrivici o telefonaci allo 0759229776-0759229913.
Puoi venire a visitare l’Ecovillaggio Solare quando vuoi, una persona ti accompagnera'. Se l’acquisto ti interessa puoi scegliere l’appartamento che preferisci e bloccarlo versando un deposito, come prenotazione, di 5000 euro (restituibili).
Questo versamento ci e' necessario come segnale di reale interesse e verra' restituito integralmente a richiesta.
Appena raggiungiamo un numero sufficiente di acquirenti, ti presentiamo un contratto che definisce esattamente tutte le caratteristiche tecniche dell’appartamento, dettagliate (tipo di piastrelle, infissi, isolamento, sanitari ecc.) regolamento condominiale, tipologia e dimensioni degli spazi in comproprieta' (ripeto che ognuno ha il suo appartamento ma e' ANCHE proprietario di una quota delle proprieta' condominiali).
A questo punto, vista la proposta definitiva e dettagliata la valuti e se la cosa non ti interessa piu' ti restituiamo i soldi e amici come prima. Se ancora ti interessa andiamo dal notaio, facciamo il compromesso e iniziamo i lavori. Puoi pagare in contanti via via che i lavori vengono ultimati e stipulare il rogito alla consegna dell’appartamento, oppure puoi comprare una quota di una cooperativa e pagare in modo ratealizzato con un affitto a riscatto. Quando avrai terminato di pagare il costo della casa farai l’atto di acquisto. Questa parte finanziaria verra' curata da Banca Etica che potra' anche proporre mutui a lungo termine e a tassi equi.
LA FILOSOFIA DEL PROGETTO
Importante: niente di ideologico. Sostanzialmente ognuno si compra la propria casa e ne e' sovrano. Le uniche regole saranno quelle del vivere civile e del mutuo rispetto. Il pieno potere su tutte le decisioni sara' degli abitanti, esattamente come accade in un condominio. Alcatraz partecipa alla fase di progettazione e costruzione e poi se ne va, non mantiene nessuna posizione di rendita di nessun tipo. Ovviamente il fatto che l'ecovillaggio sia confinante con il parco di Alcatraz apre una serie di possibilita' di sinergie e collaborazioni, ma si tratta di possibilita' che dovranno essere mutualmente condivise, non di obblighi.
PER SAPERE ESATTAMENTE COSA COMPRI
La nostra preoccupazione e' che le persone che aderiscono al progetto siano ben consce di cosa si intende costruire e come. E’ utile che si conoscano i termini della proposta, le caratteristiche delle abitazioni e i principi generali dell’impresa. Quindi abbiamo programmato degli incontri, durante i quali, oltre a una visita approfondita all’ecovillaggio Solare, si terranno una serie di conferenze sui seguenti argomenti:
Bioarchitettura
Efficienza energetica
Isolamento termico
Sistemi di riscaldamento
Pannelli solari e pale eoliche
Depurazione delle acque
Infine si svolgeranno delle visite guidate alle costruzioni ad alta efficienza energetica, agli impianti di pannelli solari, all’impianto di fitodepurazione e agli impianti di riscaldamento realizzati a Alcatraz.
Il prossimo incontro sara' il 29-31 gennaio 2010. Il costo della partecipazione a questi work shop e' di euro 200 per una persona, 300 euro per due persone, comprensivi di due giorni di pensione completa in camere a due letti (dalla cena del venerdi' al pranzo di domenica, inizio delle presentazioni venerdi' ore 21,30 per prenotare 0759229911-38-39).
Chi realizzera' l’Ecovillaggio Solare? (E’ possibile un acquisto sicuro?)
Chi realizzera' l’Ecovillaggio Solare? (E’ possibile un acquisto sicuro?)
Il progetto verra' realizzato con l’assistenza e la supervisione di Banca Etica attraverso un consorzio di costruzioni. Le proprieta' collettive verranno gestite da una cooperativa di cui faranno parte tutti gli acquirenti in virtu' della quota sociale versata per l’acquisto di una frazione delle proprieta' collettive.
Inoltre verranno fornite spiegazioni nel dettaglio sulle scelte tecniche, le caratteristiche dei materiali e il funzionamento dei vari sistemi di gestione (calore, elettricita', acqua, fogne, irrigazione agricola).
Si potranno anche ottenere nel dettaglio informazioni sulle validazioni del progetto.
Infatti questo ecovillaggio e' unico anche per il metodo scelto nella sua costruzione. A partire dal bilancio dell’impresa che e' validato da Banca Etica per dare a tutti la sicurezza di un acquisto a un prezzo realmente equo. Banca Etica, attraverso la sua partecipazione al consorzio che gestisce la costruzione e' supervisore del progetto.
Gli architetti Sergio Loss e Natascia Pulitzer, che hanno 30 anni di esperienza nella bio architettura hanno curato l’analisi del territorio e la progettazione, applicando criteri architettonici e termici adattati al reale clima della zona.
Il professor Maurizio Fauri dell’universita' di Trento ha realizzato le verifiche dal punto di vista dell’efficienza energetica.
I materiali di costruzione sono stati supervisionati dal punto di vista dell’atossicita' dalla Conal di Milano, sotto la direzione del dottor Corrado Giannone. Tutte le scelte sono state inoltre vagliate anche dal gruppo di lavoro della Libera Universita' di Alcatraz che ha 30 anni di esperienza in costruzioni e ristrutturazioni.
Le ditte che gestiranno l’impresa dal punto di vista costruttivo sono Service Legno e Safra con le quali abbiamo gia' realizzato opere notevoli a Alcatraz e altrove e quindi riscuotono la nostra fiducia.
L’Ecovillaggio Solare avra' il marchio di qualita' Energia Arcobaleno.
Chi gestira' l’Ecovillaggio Solare?
La cooperativa che raccoglie l’insieme dei proprietari dara' mandato a una societa' o una cooperativa esterna di gestire le strutture possedute collettivamente (“condominiali”) con un apposito contratto che prevede la rescissione del mandato se non sono ottemperate clausole di efficienza e gradimento del servizio. Ovviamente alcuni proprietari possono proporsi come gestori dei servizi collettivi ma questa proposta deve incontrare il gradimento della maggioranza dei proprietari ed essere contrattata direttamente con l’assemblea dei proprietari stessi.
Altre informazioni
ABITAZIONI MISURE.
Prevediamo abitazioni di misura diversa a seconda delle esigenze di chi compra.
CONNESSIONE AD ALTA VELOCITA'
Telecom ha gia' montato un ripetitore con 26 linee ad alta velocita'. In alternativa c'e' copertura per il segnale wireless offerto da un'azienda specializzata.
DISTANZE
L'ospedale, un cinema, un teatro e alcune scuole superiori si trovano a Umbertide, meno di trenta km, senza un solo semaforo. Ospedale regionale a Perugia (il piu' vicino) e' a 45 km circa, quasi tutta superstrada a 4 corsie. A Perugia si trovano anche tutte le scuole superiori e molte facolta' universitarie oltre a notevoli biblioteche.
Scuole elementari e medie, banca, supermarket, farmacia, veterinario, consorzio agrario, distributore, edicola, tabaccheria, parrucchiere, ristoranti, pizzerie, tennis, campo di calcio, palazzetto sportivo locale, casa del popolo, entro una quindicina di chilometri o poco piu'.
CLIMA
Il clima e' collinare, raramente c'e' nebbia, che sta piu' bassa e tu vedi un mare di nuvole come nelle stampe giapponesi.
ACQUA
Stiamo chiedendo l’allaccio alla rete idrica. Abbiamo valutato pero' sia meglio costruire anche un invaso dove accumulare l'acqua per la stagione secca e poi potabilizzarla con un filtro a caduta in sabbia e carbone. L'uso di acqua piovana, clorata ma non potabile, per gli scarichi dei wc dovrebbe dimezzare i consumi idrici. Il riutilizzo dell'acqua degli scarichi dovrebbe poi, grazie a un sistema di fitodepurazione, fornire irrigazione per l'agricoltura.
Nel plastico, al centro della Contrada Oliveto, si vede un portico, ci sono anche panchine e una fontana. Via via che il progetto procedera' pubblicheremo disegni dettagliati.
SPAZIO UFFICIO COLLETTIVO
Abbiamo previsto alcune sale che gli abitanti decideranno come organizzare. Questa parte della progettazione la si vedra' insieme negli incontri che organizzeremo cosi' da creare una progettazione condivisa.
PARCHEGGI
Nella foto del plastico si vede a destra la strada d'ingresso. Subito ci sono dei parcheggi. Altri sono previsti sulla sinistra in alto per dare accesso alle case piu' alte.
Le stradine interne comunque dovranno essere di larghezza sufficiente al transito delle auto per traslochi e simili.
Abbiamo previsto la possibilita' di avere auto elettriche collettive all'interno... Ma poi bisogna ricordarsi di riportarle al parcheggio... Ci si riuscira'?
Comunque su questo punto bisognera' poi vedere cosa penseranno gli abitanti dell'ecovilaggio dopo una settimana di pioggia.
COSA E' ALCATRAZ
A scanso di equivoci chiarisco ancora una volta che questo ecovillaggio non e' Alcatraz. La Libera Universita' di Alcatraz e' un centro culturale che ha spazi per dormire, mangiare (divinamente), tenere corsi eccetera. Le persone che ci lavorano non vivono ad Alcatraz, ma nei dintorni. Alcatraz non e' ne' un partito ne' una setta. Pratichiamo la buona cucina, le buone maniere, la comicoterapia e, a volte, il buon senso.
Non abbiamo sistemi per risolvere il problema della morte e del dolore ma pensiamo che in compagnia si soffra meglio.
Lo statuto di Alcatraz, che seguiamo scrupolosamente nella sua versione mai modificata del 1981, consta di pochi essenziali punti.
La vita e' bella ma gli spaghetti sono migliorabili.
La violenza e' inutile ma, soprattutto, faticosa.
Se ti danno uno schiaffo cerca di schivarlo.
L'universo adora chi dorme.
L'unione fa la forza, da soli ci si annoia.
Anche le formiche hanno i loro diritti.
Per capire meglio cos'e' Alcatraz vedi la presentazione-avviso agli ospiti "Questa casa non e' un albergo".
Ribadiamo: l'ecovillaggio e' un'entita' completamente indipendente che non ha nessun vincolo o legame prestabilito con l'associazione Alcatraz, e viceversa.
Ovviamente, essendo noi persone convinte che la vita sia l'arte dell'incontro, saremo sempre molto ben disposti alla collaborazione, quando e' amichevole, reciproca e basata sul mettere assieme le migliori qualita'.
L'ecovillaggio dal mio punto di vista nasce come progetto di costruzione di un posto. La mia responsabilita' finisce con la consegna delle case a chi le acquistera'. Poi ovviamente spero che le persone che sceglieranno di viverci siano capaci di grandi imprese collettive. Ma sarebbe truffaldino spacciare l'acquisto di una casa ecologica per la soluzione di tutti i problemi, lavoro compreso. E' una questione di chiarezza e io credo al potere della chiarezza e dico: facciamo un ecovillaggio. Io mi offro come garante dell'operazione, risolvo una serie di questioni strutturali: trovare la banca che finanzi l'operazione, trovare la ditta, trovare i progettisti, controllare i preventivi, e condurre in porto una progettazione condivisa di modo che l'ecovillaggio non sia frutto solo della mia fantasia malata ma vi sia un processo che riduca al minimo la possibilita' di errori (ma di certo ne faremo ugualmente). Dire: "Io mi occupo di tutto questo" e' gia' un azzardo spaventoso. Non posso dire: "E oltre ad avere una super eco casa in un posto favoloso con 2000 metri quadrati di verde e strutture collettive comprese nel prezzo avrete anche un fantastico lavoro creativo pagato profumatamente all'interno del meraviglioso team di lavoro degli abitanti dell'ecovillaggio". Sarebbe una presa per il culo. Non dipende da me. Dipende dalle capacita' dei singoli di lavorare e di collaborare. Costruire un ecovilaggio ha una difficolta' di livello 10, mettere insieme a lavorare anche solo 20 persone ha una difficolta' 10 mila!
Quindi spero succeda, ma non posso scriverlo nel mio programma. Non e' compito mio. E' una questione che riguarda la vita delle persone che verranno ad abitare l’ecovillaggio.
La cosa che mi spaventa di piu' in questo progetto e' la possibilita' di essere frainteso e di provocare false aspettative. Credo che sia essenziale chiarire subito chi fa cosa.
E fino a quando lo fa.
Il mio compito e' iniziato 17 anni fa quando ho cominciato a presentare progetti e domande e finisce quando si consegnano le chiavi di casa.
L'esistenza dell'ecovillaggio amplia le possibilita'. Come possedere il computer amplia le possibilita' di comunicazione.
Sono stato sufficientemente puntiglioso nel chiarire?
Lo spero perche' i grandi problemi nascono se non si chiariscono delle questioni microscopiche.
L’Ecovillaggio Solare amplia le opportunita'.
Diventare bravi a comunicare per trarne vantaggio
A proposito del darsi o non darsi regole condominiali.
Credo che si debba creare una situazione che apra alle possibilita', che sia strutturalmente rivolta verso la cooperazione, senza renderla obbligatoria.
Quindi non fisserei la necessita' di assemblee, spese collettive, gestione collettiva di bambini o altri servizi.
Andro' oltre: credo che il meccanismo assembleare sia intimamente perverso perche' porta all'emergere di pessimi impulsi verso il leaderismo, la scontro di potere, la zizzania e la scissione.
Da 30 anni vivo a Alcatraz e ho sperimentato con grande piacere la spontaneita' dello stabilirsi di nuovi codici.
Le persone tendono naturalmente verso la collaborazione. Regolamentare e' per me un errore.
Quello che vedo funziona e' il continuo lavorio delle relazioni a due.
Il gruppo e' l'insieme di queste relazioni tra due individui alla volta.
E' un percorso eccellente per prendere qualunque tipo di decisione.
A Alcatraz esiste un gruppo di una quindicina di persone che lavorano assieme, portano a scuola i figli, comprano la legna, lanciano progetti, organizzano feste eccetera senza bisogno di creare spazi e tempi vincolati per la discussione e senza bisogno di fissare turni, regole o obblighi.
Ugualmente non credo si possa progettare di fare la spesa assieme a priori.
Quando le persone inizieranno a vivere in un posto dove per lavare i panni hai una lavanderia collettiva e se devi organizzare la festa di compleanno di tuo figlio c'e' una sala a disposizione di tutti, dovrebbe venire spontaneo organizzare l'acquisto collettivo di pasta.
Cosi' come potrebbe venir voglia di creare un mercato interno di scambio: biscotti contro salsa di pomodoro.
Ma regolamentare questo e' un casino pazzesco ed e' noioso in modo infernale. Noi, ad esempio, continuiamo a scambiare beni al nostro interno senza tenere nessuna contabilita'. Semplicemente chi non risponde alla generosita' con la generosita' e' tagliato fuori.
Anche qui tutto avviene da se' attraverso il meccanismo delle relazioni a due.
Insomma non vorrei che chi sceglie di comprare una casa all'interno dell'ecovillaggio si debba poi sentire obbligato a una serie di scelte.
Facendo cosi' oltretutto rischiamo di radunare una banda di noiosissimi burocrati della convivenza. O di illusi che pretendono di decidere di creare una societa' comunista subito, senza fare i conti con i limiti e i problemi di ognuno. Si fa presto a cadere nella comune religiosa ideologica. Una cosa terribile che provoca solo rancori e dolori.
L'ECOVILLAGGIO SOLARE NON E' UNA COMUNE O UNA COMUNITA’.
E' un VILLAGGIO.
Con le sue forme necessarie di democrazia decisionale.
Ma una volta deciso che ci sono una lista di lavori da fare, salvo casi eccezionali, quei lavori si fanno tutti gli anni senza bisogno di nessuna assemblea.
Da questo punto di vista strettamente decisionale io poi non deciderei che ci sono tot ore di lavoro, ad esempio per la manutenzione, e che ognuno e' tenuto a contribuire con tot di ore del suo lavoro.
Questo e' un sistema che crea obblighi, discussioni sulla qualita' del lavoro svolto per la collettivita' eccetera. NO BUONO!
Io agirei esattamente al contrario: ci sono dei lavori da fare, si decide di farli, si cercano dei preventivi. Poi se qualcuno all'interno dell'ecovillaggio vuole farli se ne assume la responsabilita' come se fosse una ditta esterna. Questa modalita' semplifica enormemente i problemi.
E chi si occupa di chiedere i preventivi e sovraintendere i lavori per conto dell'ecovillaggio? Una sorta di amministratore di condominio, pagato come un amministratore di condominio, che puo' essere anche un elemento esterno all'ecovillaggio.
Io credo che il meccanismo di monetizzare i lavori da fare sia un modo per togliere problemi, discussioni, polemiche.
Se il lavoro dell'amministratore dell'ecovillaggio non va bene, si cambia amministratore.
E' semplice proprio perche' e' un lavoro pagato a fattura.
Se invece l'amministratore di condominio e' un lavoro volontario, chi lavora si sente che gli altri devono essere grati. E gli altri sono in difficolta' perche' non si puo' chiedere troppo a chi lavora su base volontaria non retribuita.
Diventa un verminaio. Una fabbrica di recriminazioni e rancori. E si perdono ore in chiacchiere inutili.
Nella vita il tempo e' la cosa piu' preziosa!!!
Attenzione, pero' all'interno dei membri dell'ecovillaggio i soldi possono non essere euro ma assegni della banca del tempo interna. Ma ci deve essere un chiaro corrispettivo tra lavoro e retribuzione.
Credo che piu' si semplifica il funzionamento di una collettivita' piu' le cose funzionano.
Le regole devono essere poche e veramente essenziali: non puoi svegliarmi la notte con la musica a tutto volume o perche' ti tira di suonare i bonghi su un albero, non puoi buttare l'immondizia sui prati e non puoi scassarmi i santissimi in qualche altro modo.
Le regole servono per i divieti essenziali.
E devono essere pochissime se vogliamo siano condivise e rispettate.
Poi ci sono gli auspici, il sogno. Che va coltivato con la pratica, non con le assemblee.
Insomma sono dell'idea di mirare basso, cercare di realizzare in modo solido obiettivi realmente raggiungibili.
Oggi non esiste un posto dove duecento persone possano vivere in modo ecologico, in mezzo alla natura, condividendo alcune strutture essenziali di servizio e di autoproduzione energetica, invece di possederle in modo individuale, senza aderire a una setta religiosa.
Non esiste un condominio che invece di richiedere spese costanti per il suo mantenimento e per i costi energetici produca, se ben amministrato, ricchezza.
Non esiste un posto concepito anche architettonicamente, per facilitare la collaborazione e il contatto umano.
Inoltre, vogliamo che tutto questo abbia un prezzo ragionevole e condizioni di acquisto e possibilita' di collaborazione al progetto, che facilitino chi ha meno denaro.
Fermiamoci qui. Che gia' e' un obiettivo gigantesco.
Ovviamente anche questo discorso e' un auspicio non una regola. Una volta che gli abitanti dell'ecovillaggio ne avranno preso possesso potranno decidere qualsiasi cosa. Se tutti impazziscono e decidono di rendere obbligatorio l'uso della gonna per maschi e femmine e l'obbligo di vestirsi solo di verde pisello e di verde pistacchio sara' una loro decisione. Ma dovra' essere unanime. Perche' chi compra non sottoscrivera' nessun obbligo a sottostare a nessuna regola stabilita dalla maggioranza.
A meno che non siano regole essenziali. Ma quelle non stanno nell'atto di acquisto, stanno nelle leggi dello stato.
Lo schiamazzo notturno e' un reato. Non ho bisogno di scriverlo nel mio regolamento interno. Lo scrivero' comunque perche' puo' essere tecnicamente utile ribadire alcune regole essenziali nel regolamento condominiale. Ma non si tratta di regole particolari ma di regole naturali. Ribadire l'ovvio, non e' regolamentare le scelte esistenziali. Sono due cose molto diverse.
COME SI PAGA IL MUTUO? CHE LAVORO FARO’?
Questo e' un argomento tosto.
Per parlare chiaro bisogna dire che dietro c'e' la questione della capacita' lavorativa dei singoli. Potremmo sognare e dire che saremo capaci di costruire occasioni di lavoro per tutti, che verranno da tutta l'Europa e dalla Papuasia a vedere com'e' bello l'ecovillaggio, che organizzeremo convegni, feste, realizzeremo libri e blog, venderemo mulini a vento e pannelli solari, produrremo erbe officinali e shampoo con fiori raccolti nella foresta.
Su attivita' lavorative possibili ho scritto un pezzo su http://www.jacopofo.com/?q=node/2343 AAA Progetto autoimpresa rivoluzionaria offresi.
Ma poi bisogna fare i conti con la realta', con la stanchezza, l'inesperienza, le ferite da curare...
In http://www.jacopofo.com/node/6418 ho cercato di dare un po' di informazioni sulle possibilita' reali di lavoro in agricoltura biologica.
Per il resto posso dire che molto dipendera' dalle persone stesse, dalle capacita' di lavoro e di relazione.
Quel che io posso fare sara' di dedicare a questo problema una parte degli incontri che faremo per condividere il progetto.
MA E' IMPORTANTE DIRE CHE L'ECOVILLAGGIO PUO’ RISOLVERE IL PROBLEMA DELL'ABITAZIONE. PUO' OFFRIRE ANCHE LA POSSIBILITA’ DI LAVORO, MA TROVARE LAVORO PER GLI ABITANTI DELL’ECOVILLAGGIO NON E' LO SCOPO CENTRALE DEL PROGETTO. PUO' DIVENTARE UN EFFETTO COLLATERALE SE (SE) UNA PERSONA E' CAPACE DI SVILUPPARE LE OPPORTUNITA' CHE L’ECOVILLAGGIO SOLARE OFFRE.
Gli ecovillaggi sono l'alternativa alle megalopoli
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gli ecovillaggi aiutano le relazioni umane
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Contatti:
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Tel. 0759229776-0759229913.
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